martedì 29 maggio 2012
Pontinia agricoltura all'asta tra fallimenti ed equitalia
Pontinia, la crisi raccontata nelle bacheche dei Tribunali. Un territorio che cambia
Agricoltura «in vendita»
Intere aziende finiscono all’asta: stalle terreni ma anche cantoniere
http://www.dagolab.eu/public/LatinaOggi/Archivio/58a282b39fc5de0bedc3/pag27sabaudia.pdf
Aumentano con la crisi i beni immobili che vanno a finire
all’asta. A San Felice Circeo
come a Sabaudia, in molti hanno
perso la seconda casa, pignorata,
principalmente
seconde
case.
Molti infatti i
villini realizzati
«in altri tempi»
intere zone residenziali
in vendita
o all’asta
come ad esempio
quella di
Bella Farnia.
Ma per quanto
riguarda il Comune
di Pontinia
le cose cambiano
e gli annunci
sul sito
delle aste giudiziaria
diventano
lo specchio di
una crisi che in
profondità sta
s egnando il
comparto agricolo
zootecnico,
ovvero quello che è, era il
motore economico del territorio.
Da un prezzo base di circa
290mila euro, parte l’asta di
un’intera azienda zootecnica su
circa dieci ettari comprendente
«due unità residenziali, stalle
aperte con annessa sala mungitura,
fienile, depositi - magazzini
ed annessi agricoli». Per l’ap -
punto, negli avvisi ci sono stalle,
magazzini ma anche le case.
Le famiglie cioè che subiscono
il pignoramento perdono spesso
anche le proprie abitazioni,
che a volte sono anche case
cantoniere, pezzi di storia delle
stesse famiglie e del territorio.
Ancora un altro annuncio relativo
alcuni immobili sulla Migliara
54 in cui vengono banditi
all’asta un’ «abitazione di due
piani fuori terra. Capannone artigianale
ampliato. Stalla. Tettoia
uso deposito e magazzino.
Appezzamenti di terreno».
Prezzo base oltre 232mila euro.
Poi i terreni che partono quasi
tutti da circa 24mila euro. Molte
aziende quindi non ce la fanno,
attività storiche, di famiglia che
finiscono sommerse dalle cartelle
esattoriali. Un problema
questo per cui gli agricoltori
hanno più volte manifestato anche
a Roma. Stando ai dati del
censimento della Regione risulta
che il numero di aziende del
Lazio è crollato del 48% da 191
mila a 97 mila quando a livello
nazionale il calo è stato del
35%. Per quanto riguarda gli
occupati la diminuzione è stata
più contenuta attestandosi al
45% mentre per le giornate lavorative
impiegate c’è stato un
calo del 30% mentre a livello
nazionale è del 13%. Tra questi
dati ce n’è poi un altro, quello
relativo al ritorno alla terra degli
italiani. L’effetto domino questo,
della chiusura di altre
aziende, come accaduto nel caso
di Sabaudia dei cantieri Rizzardi.
La richiesta di lavoro in
campagna è in leggero aumento,
un dato in controtendenza
con la chiusura di molte aziende.
Il comparto agricolo come
quello zootecnico va rilanciato
ma la coperta purtroppo sembra
essere sempre troppo corta. Come
messo nero su bianco negli annunci delle aste giudiziarie. E
poi c’è un altro aspetto da considerare,
ovvero quello dei
compratori, di chi cioè in un
periodo di crisi ha la liquidità
per investire. Ma questo è un
capitolo a parte.
M.S.G.
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