TERRA DEI FUOCHI, L’AGENTE MANCINI –MORTO PER UN TUMORE –R I COST RU I SC E
I RAPPORTI TRA PATRONE, CAPO DEL CORPO DI POLIZIA, E IL SIGNORE DELLE DISCARICHE
GUARDIE E LADRI
Il dirigente è stato
scelto in una riunione
con i ministri Martina,
Lorenzin e Galletti. Negli
anni 90: “Fa m i l i a r i t à
con Cipriano Chianese”
di Luca Ferrari
e Nello Trocchia
C
esare Patrone e Cipriano
Chianese. Due
nomi, due storie e un
incrocio pericoloso
che in esclusiva il Fa t to può svelare
leggendo una informativa
depositata negli uffici della Procura
di Napoli nel marzo 2013.
Il primo, Cesare Patrone, è il capo
del Corpo Forestale dello
Stato. Guida il gruppo di lavoro
sulla terra dei fuochi, scelto al
termine di una riunione alla
presenza di tre ministri del governo
Renzi: Maurizio Martina,
responsabile dell’Agricoltura,
Beatrice Lorenzin, ministra della
Salute e Gian Luca Galletti,
responsabile dell’Ambiente. La
Terra dei Fuochi è il lembo di
territorio tra la provincia di Caserta
e Napoli, devastato da scarichi
illegali e dove l’imprendi -
toria criminale ha seppellito vagonate
di rifiuti tossici. Patrone,
insomma, è un uomo dello stato.
L’altro, Cipriano Chianese,
è, invece, ritenuto dalla direzione
distrettuale antimafia di Napoli,
l’inventore dell’ecomafia
in Campania, l’artefice della
Terra dei Fuochi. Arrestato nel
2006, poi nel 2013 di nuovo, è
sotto processo per associazione
mafiosa, disastro ambientale e
avvelenamento delle acque.
AV VO C ATO, imprenditore, fu
candidato nel 1994, non eletto,
con Forza Italia. Si muove abilmente,
raccontano i pentiti, tra
gli ambienti massonici e quelli
politici. Il suo business era la discarica
Setri-Resit, a Giugliano
(Napoli), dove sono state interrate
valanghe di rifiuti tossici.
Una relazione consegnata alla
Procura di Napoli stabilisce, entro
il 2064, in quell’area, l’acme
del disastro ambientale. Insomma
un nemico dello stato.
Chianese, qualche giorno fa, è
stato condannato a 3 anni e 4
mesi per estorsione. Due soggetti
che non dovrebbe conoscersi
e neanche mai sfiorarsi. E,
invece, nell’informativa depositata
nel 2013 dal poliziotto Roberto
Mancini, ammalatosi di
tumore per aver fronteggiato la
criminalità ambientale, emerge
altro. Mancini è morto
nell’aprile dello scorso anno, a
gennaio il ministero dell’Inter -
no lo ha riconosciuto vittima del
dovere. Ha continuato il suo lavoro
nonostante la malattia che
lo ha consumato. Tra gli ultimi
atti l’informativa preliminare
consegnata alla Procura di Napoli
nel marzo 2013.
In quel documento emerge la
‘familiarità’ tra Patrone e Chianese,
che Mancini data al 1994
quando Cesare Patrone era un
funzionario del corpo forestale,
sezione aree protette, e Cipriano
Chianese, era un avvocato imprenditore
di Parete, provincia
di Caserta. Un notabile, certo,
che aveva rapporti con politici,
uomini dell’arma e gente che
conta. Chianese, però, nel 1993,
era già stato arrestato per associazione
mafiosa, fu prosciolto
dal Gup, ma, come si legge, negli
atti delle inchieste successive a
suo carico “assolto... benché il
contributo causale reso dallo
stesso al traffico illecito fosse
stato pacificamente ammesso”.
Raggiunto al telefono dal Fa t to ,
Patrone decide di non replicare
al contenuto dell’informativa.
Fa sapere di non ricordare questi
contatti e che il Corpo forestale
è da sempre in prima linea contro le ecomafie. Quel funzionario
‘distratto’ che, nel 1994,
entra in contatto con Chianese,
senza accorgersi dei precedenti,
oggi, guida la task force contro la
terra dei fuochi.
PATRONE, mai indagato, ha però
incrociato il re dell’ecomafia.
Chianese si muove a Roma, incontra
personalità per ottenere
un incarico, obiettivo poi non
raggiunto. Nell’informativa, firmata
dallo scomparso Roberto
Mancini, si legge a proposito
dell’ingegnere Cesare Patrone:
“Questo è un personaggio che
partecipa in prima persona agli
incontri tra Chianese e i suoi interlocutori
politici”. E più avanti:
“La familiarità tra Chianese e
Patrone è, altresì, confermata
dal fatto che l’avvocato di Parete
è in possesso dell’utenza telefonica
dell’abitazione privata
dell’ingegnere, dove lo cerca il 9
agosto 1994, a cui la madre risponde
che l’ingegnere è al mare”.
Mancini cita anche un altro
particolare: “Ancor di più nella
conversazione delle ore 17-38
del 24 agosto 1994, dove, con toni
estremamente confidenziali, i
due uomini parlano delle prossime
mosse del ministro
dell’Ambiente sulle nomine della
Commissione tecnico-scientifica”.
Nell’informativa si traccia
un profilo dell’ingegnere:
“Quanto descritto è finalizzato a
focalizzare la figura dell’inge -
gnere Cesare Patrone, soprattutto
per la carriera che questo
funzionario pubblico è riuscito
a percorrere: dall’essere uno dei
tanti dirigenti della pubblica
amministrazione, dall’anno
2004 è a capo del Corpo forestale
dello stato, la forza di polizia
per eccellenza nella difesa
dell’ambiente e del territorio e
nella lotta al traffico illegale di
rifiuti”. Contatti che maturano
nel mondo della destra a cui Patrone
era vicino. Proprio Gianni
Alemanno, nel 2004, da ministro
dell’Agricoltura, lo indica
capo del Corpo Forestale, nominato
con un decreto del presidente
della Repubblica.
I ministri dell’agricoltura passano,
ma lui è rimasto saldamente
al suo posto. Un inamovibile
che nel passato vanta anche
quella ‘familiarità’ con Cipriano
Chianese che, secondo la Procura
di Napoli, ha inventato l’eco -
mafia in Campania. il fatto quotidiano 20 febbraio 2015
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