venerdì 20 febbraio 2015

QUANDO IL RE DELLE ECOMAFIE “AV V I C I N Ò ”LA FORESTALE

TERRA DEI FUOCHI, L’AGENTE MANCINI –MORTO PER UN TUMORE –R I COST RU I SC E I RAPPORTI TRA PATRONE, CAPO DEL CORPO DI POLIZIA, E IL SIGNORE DELLE DISCARICHE
 GUARDIE E LADRI Il dirigente è stato scelto in una riunione con i ministri Martina, Lorenzin e Galletti. Negli anni 90: “Fa m i l i a r i t à con Cipriano Chianese”
di Luca Ferrari e Nello Trocchia C esare Patrone e Cipriano Chianese. Due nomi, due storie e un incrocio pericoloso che in esclusiva il Fa t to può svelare leggendo una informativa depositata negli uffici della Procura di Napoli nel marzo 2013. Il primo, Cesare Patrone, è il capo del Corpo Forestale dello Stato. Guida il gruppo di lavoro sulla terra dei fuochi, scelto al termine di una riunione alla presenza di tre ministri del governo Renzi: Maurizio Martina, responsabile dell’Agricoltura, Beatrice Lorenzin, ministra della Salute e Gian Luca Galletti, responsabile dell’Ambiente. La Terra dei Fuochi è il lembo di territorio tra la provincia di Caserta e Napoli, devastato da scarichi illegali e dove l’imprendi - toria criminale ha seppellito vagonate di rifiuti tossici. Patrone, insomma, è un uomo dello stato. L’altro, Cipriano Chianese, è, invece, ritenuto dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli, l’inventore dell’ecomafia in Campania, l’artefice della Terra dei Fuochi. Arrestato nel 2006, poi nel 2013 di nuovo, è sotto processo per associazione mafiosa, disastro ambientale e avvelenamento delle acque. AV VO C ATO, imprenditore, fu candidato nel 1994, non eletto, con Forza Italia. Si muove abilmente, raccontano i pentiti, tra gli ambienti massonici e quelli politici. Il suo business era la discarica Setri-Resit, a Giugliano (Napoli), dove sono state interrate valanghe di rifiuti tossici. Una relazione consegnata alla Procura di Napoli stabilisce, entro il 2064, in quell’area, l’acme del disastro ambientale. Insomma un nemico dello stato. Chianese, qualche giorno fa, è stato condannato a 3 anni e 4 mesi per estorsione. Due soggetti che non dovrebbe conoscersi e neanche mai sfiorarsi. E, invece, nell’informativa depositata nel 2013 dal poliziotto Roberto Mancini, ammalatosi di tumore per aver fronteggiato la criminalità ambientale, emerge altro. Mancini è morto nell’aprile dello scorso anno, a gennaio il ministero dell’Inter - no lo ha riconosciuto vittima del dovere. Ha continuato il suo lavoro nonostante la malattia che lo ha consumato. Tra gli ultimi atti l’informativa preliminare consegnata alla Procura di Napoli nel marzo 2013. In quel documento emerge la ‘familiarità’ tra Patrone e Chianese, che Mancini data al 1994 quando Cesare Patrone era un funzionario del corpo forestale, sezione aree protette, e Cipriano Chianese, era un avvocato imprenditore di Parete, provincia di Caserta. Un notabile, certo, che aveva rapporti con politici, uomini dell’arma e gente che conta. Chianese, però, nel 1993, era già stato arrestato per associazione mafiosa, fu prosciolto dal Gup, ma, come si legge, negli atti delle inchieste successive a suo carico “assolto... benché il contributo causale reso dallo stesso al traffico illecito fosse stato pacificamente ammesso”. Raggiunto al telefono dal Fa t to , Patrone decide di non replicare al contenuto dell’informativa. Fa sapere di non ricordare questi contatti e che il Corpo forestale è da sempre in prima linea contro le ecomafie. Quel funzionario ‘distratto’ che, nel 1994, entra in contatto con Chianese, senza accorgersi dei precedenti, oggi, guida la task force contro la terra dei fuochi. PATRONE, mai indagato, ha però incrociato il re dell’ecomafia. Chianese si muove a Roma, incontra personalità per ottenere un incarico, obiettivo poi non raggiunto. Nell’informativa, firmata dallo scomparso Roberto Mancini, si legge a proposito dell’ingegnere Cesare Patrone: “Questo è un personaggio che partecipa in prima persona agli incontri tra Chianese e i suoi interlocutori politici”. E più avanti: “La familiarità tra Chianese e Patrone è, altresì, confermata dal fatto che l’avvocato di Parete è in possesso dell’utenza telefonica dell’abitazione privata dell’ingegnere, dove lo cerca il 9 agosto 1994, a cui la madre risponde che l’ingegnere è al mare”. Mancini cita anche un altro particolare: “Ancor di più nella conversazione delle ore 17-38 del 24 agosto 1994, dove, con toni estremamente confidenziali, i due uomini parlano delle prossime mosse del ministro dell’Ambiente sulle nomine della Commissione tecnico-scientifica”. Nell’informativa si traccia un profilo dell’ingegnere: “Quanto descritto è finalizzato a focalizzare la figura dell’inge - gnere Cesare Patrone, soprattutto per la carriera che questo funzionario pubblico è riuscito a percorrere: dall’essere uno dei tanti dirigenti della pubblica amministrazione, dall’anno 2004 è a capo del Corpo forestale dello stato, la forza di polizia per eccellenza nella difesa dell’ambiente e del territorio e nella lotta al traffico illegale di rifiuti”. Contatti che maturano nel mondo della destra a cui Patrone era vicino. Proprio Gianni Alemanno, nel 2004, da ministro dell’Agricoltura, lo indica capo del Corpo Forestale, nominato con un decreto del presidente della Repubblica. I ministri dell’agricoltura passano, ma lui è rimasto saldamente al suo posto. Un inamovibile che nel passato vanta anche quella ‘familiarità’ con Cipriano Chianese che, secondo la Procura di Napoli, ha inventato l’eco - mafia in Campania. il fatto quotidiano 20 febbraio 2015

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