venerdì 27 febbraio 2015
Mercalli in prima serata per s a l va re il pianeta
di Patrizia Simonetti
C
he siamo alla frutta, per usare
un eufemismo, lo sappiamo.
Solo che tra un po’ anche la frutta
sarà finita. Basta guardarci intorno
per comprendere che le mezze stagioni
che non ci sono più, le alluvioni
che fanno stragi, l’inquinamento
e il cemento, sono tutte facce
dello stesso problema. Persino, e
qui qualcuno si impressionerà sul
serio, il progressivo prosciugamento
della miniera di rame a cielo
aperto più grande del mondo che si
trova in Cile e che presto non sarà
più in grado di soddisfare la richiesta
di oro rosso per costruire telefonini
e tablet. Un bel guaio.
NE ABBIAMO fatti di danni in nome
del progresso e il minimo che
adesso possiamo fare è cercare di
correre ai ripari e concedere all’am -
biente il posto che si merita, sia anche
di sabato e in prima serata. Ce lo
porta Rai3 con Scala Mercalli, da domani
alle 21.30 con Luca Mercalli,
climatologo, presidente della società
Meteorologica italiana, divulgatore
scientifico, ospite fisso fino
all’anno scorso a Che tempo che fa e
ora padrone di casa di un programma
tutto suo condotto dal centro
multimediale Sheikh Zayed della
FAO che lo sostiene. Perché dopo i
1.450 congressi tenuti fino ad oggi
“non basta una vita di conferenze
per fare il pubblico che fai con un
minuto di televisione – dice – che è
il mezzo più potente per trasferire
in fretta ed efficacemente informazioni
cruciali per il nostro futuro”.
E tante ne ha da dare nel suo ruolo
di “portavoce di una comunità
scientifica profondamente frustrata”
dice, che i problemi ambientali
sono noti da trent’anni ma nulla
cambia. Tutta colpa di quella “valle
della morte dell’informazione”
spiega Mercalli, anello mancante
tra la scienza che sa e la tecnologia
che può, e che sola può convincere
tutti i 7 miliardi di abitanti del pianeta
che le soluzioni sostenibili esistono,
ma vanno applicate. Lui intanto
ciò che dice fa con la sua vita a
risparmio energetico: “Piccole attenzioni
quotidiane– le chiama –
questioni di coerenza e di consapevolezza,
che se mancano subentrano
il luogo comune e gli alibi comodi”.
Sei puntate dedicate al clima,
alle energie rinnovabili, ai rifiuti,
alla protezione civile e all’agri -
coltura sostenibile, con il supporto
di documentari originali e l’aiuto di
scienziati e ricercatori. “Quattro
miliardi e mezzo di anni e non li
dimostrava, almeno fino a qualche
tempo fa” recita la copertina della
prima puntata. Ma se si può ancora
coltivare l’orto nel deserto del Marocco,
forse non tutto è perduto. il fatto quotidiano 27 febbraio 2015
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