IL PIANO APPROVATO IN REGIONE È UNA DEREGULATION IN PIENA REGOLA. IL PRESIDENTE ROSSI PROMETTE CORREZIONI
A M B I E N TA L I ST I
Le associazioni,
da Italia Nostra al Fai,
fanno fronte comune
contro un progetto
che minaccia fiumi,
spiagge e colline
di Elisabetta Reguitti
inviata a Firenze
C
ome farsi male da soli.
Ci sta provando la giunta
toscana del governatore
Enrico Rossi rimaneggiando
il nuovo Piano Paesaggistico
regionale partorito proprio
in casa Pd dopo ben quattro
anni di co-gestazione con il
ministero dei Beni culturali.
L’orizzonte peggiore, per la
regione del premier Renzi,
potrebbe portare piscine in
spiaggia, estrazioni libere e
ampliamenti a piacere di
aziende che lavorano negli
alvei fluviali: un bel biglietto
da visita anche in vista
dell’Expo. Tutto ciò ha innescato
la sollevazione unitaria
delle maggiori associazioni
ambientaliste tra cui
Fai, Italia Nostra, Wwf, Legambiente
e Lipu.
E pensare che il Piano era
nato a gennaio 2014 sotto i
migliori auspici: progetto pilota,
lavoro di ampio respiro
e di lungimiranza politica
del territorio in quanto - sulla
carta - teneva conto della
complessità della geomorfologia
e dei vari ecosistemi.
Ma colpo di scena: una settimana
fa viene presentato
un maxi emendamento peggiorativo
che tre giorni dopo
tuttavia viene ritirato. Masochismo
democratico visto
che tutte le correzioni presentate
dai Dem - in maggioranza
- a pochi giorni dal
voto del Consiglio ammorbidirebbero
sensibilmente le
strette indicazioni del piano
stesso. E ora? Lavori in corso
prima dell’approvazione
prevista per il 10 marzo.
Marco Parini presidente nazionale
di Italia Nostra parla
di una contraddizione inaccettabile.
“A me piace definirlo
Piano generale del territorio
non paesaggistico -
precisa -. E chiediamo che
venga approvato così come è
stato licenziato. Diversamente
proporremo allo stesso
ministero di opporsi”. Da
sottolineare inoltre, che la
“deregulation” ai Comuni
potrebbe avere ricadute negative
sui litorali, le colline e
i fiumi dell’intera Toscana.
NON SI TRATTA quindi
esclusivamente di dire “no”,
spiegano i rappresentanti
delle associazioni che indicano
alcuni “gravi cedimenti”
di scelte nelle politiche di governo
del territorio. Il Piano,
che doveva essere un autentico
strumento di salvaguardia,
potrebbe addirittura rivelarsi
un autentico lasciapassare
al peggio.
Il governatore Enrico Rossi
sembra intenzionato a trovare
la via di mezzo. “Aspet -
tiamo i risultati”, ammonisce
Fausto Ferruzza di Legambiente
Toscana che tenta di
abbozzare quelli che potrebbero
essere i punti di mediazione
di Rossi.
Fra questi in particolare la
definizione di “nuova cava” e
le relative procedure di autorizzazione.
Di certo sembrano
scongiurate le pessime
conseguenze del maxi -
emendamento ritirato anche
e “sicuramente per la mobilitazione
congiunta delle
realtà associative”, afferma
Nicola Caracciolo di Italia
Nostra, strenuo sostenitore
della teoria che sia ormai scaduto
il tempo della disgregazione
anche e soprattutto
nelle associazioni ambientaliste.
e.reguitti@ilfattoquotidiano.it il fatto quotidiano 27 febbraio 2015
venerdì 27 febbraio 2015
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