mercoledì 25 febbraio 2015

Medici per l’ambiente (Isde): “Compost di qualità? L’umido sia raccolto col porta a porta”

Medici per l’ambiente (Isde): “Compost di
qualità? L’umido sia raccolto col porta a porta” |
Documento
I medici per l’ambiente italiani (ISDE) spiegando quali siano le migliori azioni da privilegiare per gestire i rifiuti organici. Prevenzione dello spreco alimentare e auto-compostaggio ai primi posti (giardino e balcone). Residuale la scelta
dell’impianto di digestione anaerobica con produzione di energia. 
Ok il porta a porta
di Giuseppe Miccoli
martedì 24 febbraio 2015 13:27

E’ più sostenibile, in ottica ambientale, un impianto di compostaggio di digestione anaerobica che produca biogas oppure un tipico impianto di compostaggio che abbia quale obiettivo esclusivo la produzione e la vendita di compost e fertilizzanti naturali? Quali sono in via prioritaria le buone e durevoli decisioni che le amministrazioni comunale i cittadini devono seguire nella gestione del rifiuto organico? Risponde a questi e altri quesiti l'atteso Position Paper di ISDE su “Il trattamento della FORSU, la frazione
organica dei rifiuti urbani”. “Questo documento – ha dichiarato su facebook Agostino Di Ciaula medico pugliese e referente Isde – dovrebbe guidare le scelte politiche perché si dirigano verso il compostaggio o in alternativa verso la digestione anaerobica, senza seguire le "distorsioni" economiche imposte dalla lobby di turno e nel solo interesse dei cittadini".
Il testo è stato redatto da Agostino Di Ciaula, Patrizia Gentilini, Ferdinando Laghi, Gianni Tamino, Mauro Mocci, Vincenzo Migaleddu e analizza in modo approfondito le varie opzioni circa il trattamento biologico della FORSU. Il presupposto è che anche questa frazione sia gestita secondo la gerarchia di priorità individuata dalla UE (Direttiva 2008/98/CE). Continuare a inviare in discarica questo rifiuto suona ormai come un delitto. Il compostaggio contrasta i processi di desertificazione che interessano anche il nostro Paese.
Nel documento vengono esaminate, sulla base delle risultanze scientifiche più aggiornate e autorevoli, le possibili modalità di smaltimento della FORSU, evidenziandone positività e criticità. In via prioritaria, nelle raccomandazioni conclusive, riguardo alla gestione della Frazione Organica dei Rifiuti Urbani (FORSU), l’Isde indica la riduzione del rifiuto e di evitare lo spreco alimentare “diffondendo esperienze quali Last minute market, Banco alimentare, Doggy Bag (servizio dei ristoranti per portare a casa il cibo non consumato) che permettono il recupero, con scopi alimentari, di cibo”.
In seconda istanza, indica come via prioritaria il compostaggio domestico e rimanda alle indicazioni fornite dal Prof.Federico Valerio, autore di un manuale di compostaggio che illustra in dettaglio le modalità per ottenere un ottimo compost, sia che si disponga di un ampio giardino come pure di un balconcino di città, pubblicato a cura di Italia Nostra
Isde, prima di considerare la tipologia degli impianti chiarisce che “le frazioni organiche da avviare a trattamenti biologici, devono provenire da raccolte differenziate di qualità di tipo domiciliare” ed elegge prioritariamente “il compostaggio come il trattamento della frazione organica dei rifiuti urbani, in quanto è il solo che garantisce il rispetto della gerarchia europea nel trattamento dei rifiuti, il più adeguato recupero della materia e il maggiore
apporto di carbonio organico ai suoli” perciò si augura che “la politica degli incentivi” elimini “l’attuale distorsione prodotta nel mercato che favorisce il recupero di energia (incenerimento e produzione di energia elettrica attraverso la combustione di biomasse e bio-gas) a danno del recupero di materia”.
In terzo luogo – secondo il rapporto Isde – “il compostaggio dovrebbe essere sempre favorito alla digestione anaerobica, a maggior ragione se sono facilmente reperibili gli spazi e i quantitativi di scarto “verde” necessari a garantire la strutturazione ai cumuli.
Tali condizioni devono essere favorite in fase di programmazione”.Dunque si predilige l’apertura di impianti di compostaggio il cui “trattamento biologico della frazione organica deve essere finalizzato alla produzione e alla commercializzazione di compost di qualità da utilizzare nella produzione agricola e nel giardinaggio”. Parole chiave: compost di qualità, abbattimento delle emissioni odorigene, assenza di civili abitazioni entro un raggio di 250 metri per escludere i rischi dovuti all’inalazione di bioaereosol.
L’ultimo gradino sulla scala dei valori è destinato all’insediamento di impianti di
digestione anaerobica per il trattamento della frazione organica finalizzati alla
produzione di biogas. Si raccomanda che non sia “consentito l’ingresso di qualsivoglia altra tipologia di materiale” e che si preveda obbligatoriamente “il compostaggio del digestato prodotto allo scopo di evitare le criticità conseguenti all’applicazione diretta a suolo (perdite di composti azotati, rilascio di ammoniaca, ecc.)”.
Riguardo all’aspetto energetico Isde raccomanda che si eviti “la combustione in loco del biogas, così come qualsiasi altro tipo di combustione del biogas tal quale. Il biogas prodotto, per poter essere utilizzato come combustibile, dovrebbe richiedere obbligatoriamente la sua raffinazione a biometano. La produzione di biometano, se non utilizzata in loco, deve essere destinata all’uso per autotrazione e/o all’immissione nella rete di distribuzione del gas naturale. Il Governo Italiano, nel definire le specifiche del biometano da immettere nella rete, deve adottare i valori più restrittivi in questo momento in vigore in Europa rispetto alla concentrazione di contaminanti potenzialmente pericolosi, in particolare mercurio e composti alogenati”.
Insomma si dice si agli impianti di digestione anaerobica, se al fine di minimizzare l’impatto locale, questi siano “integrati impianti di raffinazione a biometano del biogas, con impianti di depurazione e compostaggio per i residui liquidi e solidi e che in particolare, la depurazione del digestato liquido avvenga nello stesso sito di produzione del digestato, preferibilmente in abbinamento a un impianto di trattamento delle acque reflue”. Infine questi impianti si auspica che siano “dimensionati in modo tale che il biometano prodotto sia impiegato per fornire il calore e l’elettricità necessari al funzionamento dell’impianto e per i fabbisogni energetici di edifici e aziende limitrofe in configurazione tri-generativa (elettricità, calore, frigorie). Se la produzione di biometano fosse superiore agli autoconsumie al teleriscaldamento o tele-raffreddamento, tale quota dovrebbe essere immessa in rete e/o usata come combustibile per il parco autoveicolare adibito alla raccolta dei rifiuti e al trasporto pubblico”.
Position paper - Isde - Trattamento Forsu [0,60 MB]

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