venerdì 27 febbraio 2015

TERRORE ALLA BREBEMI I 300 MILIONI PROMESSI DA RENZI NON CI SONO

AL CIPE NON FIRMANO LA DELIBERA: IL FONDO PER AIUTARE “L’AUTOSTRADA PRIVATA” È VUOTO. SE LO STATO NON PAGA, PERÒ, ANCHE LA LOMBARDIA NON STANZIA I SUOI 60 MILIONI
PARLA GARAVAGLIA L’assessore regionale: “Il progetto va bene, ma i Benetton bloccano il raccordo con l’A4: hanno paura di perdere una quota di profitti”
di Marco Palombi e Carlo Tecce A lla fine dell’anno scorso era andata così. Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi s’era esposto parecchio con certi imprenditori privati. La Regione Lombardia, però, nicchiava. Allora s’era esposto Matteo Renzi in persona: qua dobbiamo trovare una soluzione, voi dovete fare la vostra parte e noi faremo la nostra. La vicenda è quella che riguarda la Brebemi – l’autostrada costruita con soldi privati (si fa per dire) tra Brescia, Bergamo e Milano inaugurata nel luglio scorso dal premier in persona – la cui boccheggiante gestione ha ottenuto da Stato e Regione la bellezza di 360 milioni proprio nel dicembre scorso: 60 nel prossimo triennio li metteva la Lombardia, altri 300 nei successivi due decenni li ha stanziati il governo con un emendamentino alla legge di Stabilità. Ora, però, si è scoperto l’inghippo. LA DELIBERA del Cipe, nonostante l’attenzione di Lupi sul tema, non arriva: il “Fondo per le interconnessioni autostradali” – misterioso ircocervo creato ad hoc – è vuoto e bisogna capire da dove prendere i soldi. Problema. Fino a quando il comitato di Palazzo Chigi non firma la delibera, la Regione Lombardia si guarda bene dal tirar fuori i soldi: “Mica abbiamo scritto ‘giocondo’ sulla fronte... Noi i soldi li abbiamo messi a bilancio e a firmare la delibera ci vuole poco”, spiega Massimo Garavaglia, assessore (leghista) all’Economia della Regione. Ma i conti della Brebemi non tornano e senza i soldi pubblici la catastrofe è assicurata: i contributi – che arriveranno 20 milioni l’anno fino al 2031 – partono proprio da quelli della Regione Lombardia per il periodo 2015-2017. I soci della Brebemi, insomma, cominciano a essere parecchio preoccupati. UN BREVE RIASSUNTO. La prima autostrada costruita in Italia in project financing è un’opera pubblica di proprietà dei privati: costi propri per quasi 1,6 miliardi (invece degli 800 milioni stimati all’inizio, decenni fa), oneri finanziari per altri 830 milioni. Il totale fa un costo di realizzazione di 2,4 miliardi. Ecco, i padroni privati – per peso Intesa San Paolo (42,5%), Gavio (12,75%), Pizzarotti (6,4%), etc. – ci hanno messo in tutto 520 milioni: il resto sono soprattutto prestiti arrivati da Cassa depositi e prestiti e Banca europea degli investimenti, la prima è di proprietà del Tesoro, la seconda ha la garanzia di Sace, che poi è sempre di Cdp, cioè del Tesoro. Solita storia in cui i privati guadagnano su investimenti pubblici? Mica tanto. Il piano di equilibrio finanziario prevedeva infatti il pareggio grazie al pedaggio (salatissimo) pagato da circa 80 mila automobilisti al giorno. Poi nell’ultima versione si era scesi a 60 mila, ma la realtà è un animale dispettoso: i viaggiatori sono ancora circa la metà di quelli che servirebbero. Il motivo è semplice. La Brebemi, al momento, è un’incon - grua striscia d’asfalto della lunghezza di 62,1 chilometri senza stazioni di servizio e neanche una pompa di benzina (d’al - tronde chi vuole mettersi a vendere carburante su una strada in cui non passa nessuno?): a Brescia non è raccordata con la A4 e a Milano finisce nelle stradine dell’hinterland. I soldi pubblici – quelli per “le interconnessioni” – dovrebbe - ro servire proprio a sanare queste anomalie (almeno in parte). E qui però, secondo Massimo Garavaglia, sta il problema: l’ex monopolista – che nella tratta Brescia-Milano della Serenissima è Autostrade per l’Italia – sta facendo di tutto per bloccare il raccordo tra Brebemi e A4. ER QUESTO l’affare si sta rivelando una terribile cantonata per i proprietari di Brebemi: “Il progetto è sostenibile, sono Benetton e Castellucci (proprietari e amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, ndr) che hanno paura che la concorrenza gli faccia perdere profitti e bloccano il raccordo con l’A4: altrimenti vedrebbe quanta gente sceglierebbe Brebemi. Io però sono ottimista: alla fine il mercato vince sempre”, scolpisce l’assessore lombardo. Va detto che il mercato produce posizioni dominanti e pure che Intesa San Paolo, Gavio & Co. non sono proprio dei pesi piuma, ma non è questo il punto: i soldi a Palazzo Chigi ancora non li trovano e a Milano aspettano di vedere se a Roma si muovono. D’altronde mettere 60 milioni in quello che al momento è un pozzo senza fondo, senza i 300 del Fondo statale, sarebbe come buttarli dalla finestra e non è periodo. il fatto quotidiano 27 febbraio 2015

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