AL CIPE NON FIRMANO LA DELIBERA: IL FONDO PER AIUTARE
“L’AUTOSTRADA PRIVATA” È VUOTO. SE LO STATO NON PAGA,
PERÒ, ANCHE LA LOMBARDIA NON STANZIA I SUOI 60 MILIONI
PARLA GARAVAGLIA
L’assessore regionale:
“Il progetto va bene,
ma i Benetton bloccano
il raccordo con l’A4:
hanno paura di perdere
una quota di profitti”
di Marco Palombi
e Carlo Tecce
A
lla fine dell’anno
scorso era andata
così. Il ministro
delle Infrastrutture
Maurizio Lupi s’era esposto
parecchio con certi imprenditori
privati. La Regione Lombardia,
però, nicchiava. Allora
s’era esposto Matteo Renzi in
persona: qua dobbiamo trovare
una soluzione, voi dovete fare
la vostra parte e noi faremo
la nostra. La vicenda è quella
che riguarda la Brebemi – l’autostrada
costruita con soldi
privati (si fa per dire) tra Brescia,
Bergamo e Milano inaugurata
nel luglio scorso dal
premier in persona – la cui
boccheggiante gestione ha ottenuto
da Stato e Regione la
bellezza di 360 milioni proprio
nel dicembre scorso: 60 nel
prossimo triennio li metteva la
Lombardia, altri 300 nei successivi
due decenni li ha stanziati
il governo con un emendamentino
alla legge di Stabilità.
Ora, però, si è scoperto
l’inghippo.
LA DELIBERA del Cipe, nonostante
l’attenzione di Lupi sul
tema, non arriva: il “Fondo per
le interconnessioni autostradali”
– misterioso ircocervo creato
ad hoc – è vuoto e bisogna
capire da dove prendere i soldi.
Problema. Fino a quando il comitato
di Palazzo Chigi non
firma la delibera, la Regione
Lombardia si guarda bene dal
tirar fuori i soldi: “Mica abbiamo
scritto ‘giocondo’ sulla
fronte... Noi i soldi li abbiamo
messi a bilancio e a firmare la
delibera ci vuole poco”, spiega
Massimo Garavaglia, assessore
(leghista) all’Economia della
Regione. Ma i conti della Brebemi
non tornano e senza i soldi
pubblici la catastrofe è assicurata:
i contributi – che arriveranno
20 milioni l’anno fino
al 2031 – partono proprio da
quelli della Regione Lombardia
per il periodo 2015-2017. I soci
della Brebemi, insomma, cominciano
a essere parecchio
preoccupati.
UN BREVE RIASSUNTO. La
prima autostrada costruita in
Italia in project financing è
un’opera pubblica di proprietà
dei privati: costi propri per
quasi 1,6 miliardi (invece degli
800 milioni stimati all’inizio,
decenni fa), oneri finanziari
per altri 830 milioni. Il totale fa
un costo di realizzazione di 2,4
miliardi. Ecco, i padroni privati
– per peso Intesa San Paolo
(42,5%), Gavio (12,75%), Pizzarotti
(6,4%), etc. – ci hanno
messo in tutto 520 milioni: il
resto sono soprattutto prestiti
arrivati da Cassa depositi e prestiti
e Banca europea degli investimenti,
la prima è di proprietà
del Tesoro, la seconda ha
la garanzia di Sace, che poi è
sempre di Cdp, cioè del Tesoro.
Solita storia in cui i privati guadagnano
su investimenti pubblici?
Mica tanto. Il piano di
equilibrio finanziario prevedeva
infatti il pareggio grazie al
pedaggio (salatissimo) pagato
da circa 80 mila automobilisti
al giorno. Poi nell’ultima versione
si era scesi a 60 mila, ma la
realtà è un animale dispettoso: i
viaggiatori sono ancora circa la
metà di quelli che servirebbero.
Il motivo è semplice. La Brebemi,
al momento, è un’incon -
grua striscia d’asfalto della lunghezza
di 62,1 chilometri senza
stazioni di servizio e neanche
una pompa di benzina (d’al -
tronde chi vuole mettersi a
vendere carburante su una
strada in cui non passa nessuno?):
a Brescia non è raccordata
con la A4 e a Milano finisce
nelle stradine dell’hinterland.
I soldi pubblici – quelli per “le
interconnessioni” – dovrebbe -
ro servire proprio a sanare queste
anomalie (almeno in parte).
E qui però, secondo Massimo
Garavaglia, sta il problema: l’ex
monopolista – che nella tratta
Brescia-Milano della Serenissima
è Autostrade per l’Italia –
sta facendo di tutto per bloccare
il raccordo tra Brebemi e
A4. ER QUESTO l’affare si sta rivelando
una terribile cantonata
per i proprietari di Brebemi: “Il
progetto è sostenibile, sono Benetton
e Castellucci (proprietari
e amministratore delegato
di Autostrade per l’Italia, ndr)
che hanno paura che la concorrenza
gli faccia perdere profitti
e bloccano il raccordo con l’A4:
altrimenti vedrebbe quanta
gente sceglierebbe Brebemi. Io
però sono ottimista: alla fine il
mercato vince sempre”, scolpisce
l’assessore lombardo.
Va detto che il mercato produce
posizioni dominanti e pure
che Intesa San Paolo, Gavio &
Co. non sono proprio dei pesi
piuma, ma non è questo il punto:
i soldi a Palazzo Chigi ancora
non li trovano e a Milano
aspettano di vedere se a Roma
si muovono. D’altronde mettere
60 milioni in quello che al
momento è un pozzo senza
fondo, senza i 300 del Fondo
statale, sarebbe come buttarli
dalla finestra e non è periodo. il fatto quotidiano 27 febbraio 2015
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