Il premier parla anche degli scontri interni al Movimento 5 Stelle: "Abbiamo rottamato il grillismo". Poi torna sulle ultime parole di Berlusconi che, prima di approvare la legge elettorale, vuole votare il nuovo Presidente della Repubblica: "Non esiste. Abbiamo un patto: Italicum entro gennaio" Intervento pubblico sull’Ilva, rottamazione definitiva del “grillismo” e una risposta dura a Berlusconi. Sono i punti fondamentali dell’intervista che Matteo Renzi ha rilasciato aRepubblica per dettare la linea del Governo nei prossimi mesi. E il punto da cui ripartire è proprio il problema lavoro, in un momento di tensione tra Stato e sindacati, soprattutto la Cgil di Susanna Camusso. “Non sono contro il sindacato – precisa il presidente del Consiglio – sono contro chi frena. Si devono affrontare crisi come quelle di Taranto, Terni e quella dell’Irisbus. Si deve dare nuove tutele a chi lavora e non alimentare la polemica ideologica. L’Ilva? possibile intervento dello Stato”.
Proprio sulla questione delle acciaierie di Taranto, il premier rivela che il Governo ha in mente un piano d’intervento statale temporaneo per garantire il posto di lavoro ai dipendenti, rilanciare l’azienda e, poi, rimetterla sul mercato risanata. Una scelta che va contro la sua linea di privatizzazioni, ma “se devo far saltare Taranto, preferisco intervenire direttamente per qualche anno e poi rimetterlo sul mercato”. Una scelta che prevede uno sforzo economico per il Governo che dovrebbe protrarsi per 2 o 3 anni: “Rimettere in sesto l’azienda per due o tre anni, difendere l’occupazione, tutelare l’ambiente e poi rilanciarla sul mercato”. Per risanare l’Ilva, dice, “ci sono tre ipotesi: l’acquisizione da parte di gruppi esteri, da parte di italiani e poi l’intervento pubblico. Non tutto ciò che è pubblico va escluso. Io sono perché l’acciaio sia gestito da privati”, ma non a costo di perdere le acciaierie di Taranto. A livello nazionale, però, i dati relativi alladisoccupazione sono i più alti dal 1977. A questo il premier risponde che il dato deve essere letto come un aumento di fiducia da parte delle persone senza un lavoro. “Col decreto Polettiabbiamo creato 100mila nuovi posti di lavoro, mentre nei sei anni precedenti se ne sono persi 1 milione. Un segnale incoraggiante. I dati sulla disoccupazione dipendono dal fatto che un sacco di gente è tornata a iscriversi alle liste di disoccupazione perché adesso avvertono la speranza di trovare un lavoro”. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/30/ilva-renzi-non-escludo-lintervento-pubblico-per-non-perdere-lacciaieria/1241625/
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