Contro le insidie dei cambiamenti climatici e per essere pronti ad affrontare eventi estremi non c'e' niente di meglio dell'istruzione estesa a livello globale. Lo afferma uno studio dell'International Institute for Applied Systems Analysis (Iiasa), secondo cui investire nell'educazione è a conti fatti più redditizio degli interventi materiali tradizionali, come dighe contro le inondazioni o i canali di irrigazione contro la siccità.
I ricercatori hanno analizzato disastri naturali avvenuti in 167 paesi nel corso degli ultimi quattro decenni, studiando le connessioni tra i tassi di mortalità di tali eventi, i livelli di istruzione ed altri fattori come ricchezza e salute. I risultati hanno dimostrato come l'istruzione sia il "fattore chiave per migliorare la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici già inevitabili".
E' stato calcolato che portare a un livello soddisfacente l'istruzione nei Paesi in via di sviluppo costerebbe almeno 100 miliardi di dollari. Finora, sottolineano gli esperti dell'Iiasa, il Fondo verde dell'Onu ne ha raccolti appena nove.
"L'educazione migliora direttamente la conoscenza, la capacità di comprendere ed elaborare le informazioni ed anche la percezione del rischio; inoltre migliora indirettamente lo status socio-economico e il capitale sociale, qualità e competenze utili per la sopravvivenza e la gestione delle catastrofi", ha commentato Wolfgang Lutz, direttore del World Population Program all'Iiasa. "La nostra ricerca dimostra che l'istruzione è più importante del Pil nel ridurre il numero di morti provocato da eventi estremi: un rapido sviluppo dell'istruzione in tutto il mondo porterà ad una riduzione notevole delle vittime".
Il problema, secondo Erich Striessing, uno degli autori dello studio, è "usare nel modo migliore i fondi a disposizione per accrescere l'adattabilità ai cambiamenti climatici. Occorre puntare tutto sulla flessibilità dato che l'impatto dei cambiamenti climatici è caratterizzato dall'incertezza. La flessibilità è figlia dell'educazione; attualmente invece spesso si privilegiano i meno flessibili progetti di ingegneria o di strategia agricola".
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I ricercatori hanno analizzato disastri naturali avvenuti in 167 paesi nel corso degli ultimi quattro decenni, studiando le connessioni tra i tassi di mortalità di tali eventi, i livelli di istruzione ed altri fattori come ricchezza e salute. I risultati hanno dimostrato come l'istruzione sia il "fattore chiave per migliorare la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici già inevitabili".
E' stato calcolato che portare a un livello soddisfacente l'istruzione nei Paesi in via di sviluppo costerebbe almeno 100 miliardi di dollari. Finora, sottolineano gli esperti dell'Iiasa, il Fondo verde dell'Onu ne ha raccolti appena nove.
"L'educazione migliora direttamente la conoscenza, la capacità di comprendere ed elaborare le informazioni ed anche la percezione del rischio; inoltre migliora indirettamente lo status socio-economico e il capitale sociale, qualità e competenze utili per la sopravvivenza e la gestione delle catastrofi", ha commentato Wolfgang Lutz, direttore del World Population Program all'Iiasa. "La nostra ricerca dimostra che l'istruzione è più importante del Pil nel ridurre il numero di morti provocato da eventi estremi: un rapido sviluppo dell'istruzione in tutto il mondo porterà ad una riduzione notevole delle vittime".
Il problema, secondo Erich Striessing, uno degli autori dello studio, è "usare nel modo migliore i fondi a disposizione per accrescere l'adattabilità ai cambiamenti climatici. Occorre puntare tutto sulla flessibilità dato che l'impatto dei cambiamenti climatici è caratterizzato dall'incertezza. La flessibilità è figlia dell'educazione; attualmente invece spesso si privilegiano i meno flessibili progetti di ingegneria o di strategia agricola".
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