Di Europa si deve parlare….di Ttip pure!
(ricevo da Adriano Colafrancesco)
Uno spettro si aggira fra Europa e Stati Uniti. È lo spettro del Ttip, il trattato transatlantico del quale sono stati avviati i negoziati nei primi mesi del 2013 appunto fra le due super-potenze. Di esso si sa solo che dovrà favorire il libero scambio ancor più di oggi fra i paesi che lo firmano e che le sanzioni saranno durissime per chi non lo rispetterà.
Quello che appare chiaro è innanzitutto che si vuole dare più potere alle imprese e quando si parla di imprese non si parla certo del falegname sotto casa, ma delle multinazionali. In particolare statunitensi. In che modo? Rimuovendo ciò che resta dei dazi doganali, ma anche superando le cosiddette “barriere non tariffarie“, cioè regolamenti e normative divergenti tra le due sponde dell’Atlantico. Già è significativo che regolamenti e normative siano considerati “barriere non tariffarie”.
Si tratta in poche parole di creare una enorme “free zone” di libero commercio di merci e servizi, in cui non varrebbero più i limiti imposti dalle normative vigenti nei singoli Stati, in molti casi frutto di conquiste ottenute dalle battaglie in difesa di standard sociali, lavorativi ed ambientali.
E quali sarebbero i campi toccati dalla armonizzazione frutto della furia liberalizzatrice? Sicurezza e sanità, servizi pubblici, agricoltura, proprietà intellettuale, energia e materie prime. Ovviamente, come detto, la liberalizzazione sarebbe al rialzo, a favore dei giganti Usa, di cui Obama (come prima Bush) è ottimo portavoce.
E dire che anche nel campo strettamente economico diffidare dei grandi trattati stipulati con gli yankees è quanto meno doveroso. Vediamo cosa ha procurato il Nafta: l’accordo per il libero scambio stipulato tra Usa, Canada e Messico nel 1992, la cui impostazione si avvicina a quella studiata per il Ttip, non gode di grande popolarità, avendo in vent’anni provocato diversi squilibri per i Paesi coinvolti, tra maggiore concentrazione della ricchezza e riduzione degli stipendi per i lavoratori fino al 20% in alcuni settori.
Quello che appare chiaro è che trattati di questo genere vanno nella direzione esattamente opposta a quella che il movimento ambientalista richiede, e cioè tutela del territorio, tutela delle varietà locali in agricoltura, bioregione, chilometri zero, risparmio energetico.
Ovviamente a noi cittadini italiani il trattato lo spacciano come una grande rivoluzione che permetterà alle Pmi italiane di aprire sedi negli Usa in un giorno. Ci trattano come se fossimo degli imbecilli. Le imprese italiane chiudono sempre più di frequente e, se possono, delocalizzano. Anche “senza” il Ttip, come insegna Fiat,…. figuriamoci “con”!
Da qualche mese la Rai promuove l’accordo commerciale di libero scambio con gli Stati Uniti, pensato per allargare il Mercato Unico Europeo oltre l’Atlantico, che creerebbe una sorta di Nato del commercio sotto l’egida degli Stati Uniti.
Lo spot della Rai spinge per il TTIP, ne magnifica la portata, e per il bene dell’Italia si adopera affinché venga realizzato. Ma l’accordo non è noto ai comuni mortali, lo stanno portando avanti le commissioni europee nel segreto delle stanze dei bottoni e , una volta concluso, il Parlamento Europeo si troverà nella condizione di accettarlo o respingerlo senza poter mettervi mano. La réclame della tv pubblica è scorretta e prende in giro i cittadini italiani. Infatti la Rai descrivendo come un’opportunità un trattato che non è stato ancora ratificato e di cui non se ne conoscono, con certezza, i contenuti non assolve al suo compito di servizio pubblico. Tra l’altro nel carosello pro TTIP i cittadini vengono degradati al ruolo di consumatori. Come si evince i vertici della Rai ci considerano al contempo delle mucche da cui mungere i soldi attraverso l’abbonamento e dei maiali da ingrassare con le schifezze reperibili oltre l’Atlantico.
Il TTIP è un tema cardine nella costruzione della nuova Europa e il popolo italiano doveva essere messo nelle condizioni di poter esprimere la propria opinione con il voto. Invece i padroni del servizio pubblico e i partiti politici hanno pensato di parlare di altro per lasciare il tutto nelle mani dei soliti burocrati comandati dalle lobby delle multinazionali.
Le notizie che trapelano sul TTIP confermano che l’impianto dell’accordo prevede l’eliminazione degli strumenti di controllo e di protezione in ambito ambientale, sanitario e sociale. Così al grido: “profitto ad ogni costo”, anche il mercato europeo verrà invaso ulteriormente da una serie di prodotti contrari alla salute umana. Se un tale accordo venisse alla luce il fracking, gli OGM e gli psicofarmaci per i bambini troverebbero una via preferenziale per essere trasfusi dagli USA direttamente in Europa.
Il nuovo ordine mondiale non gradisce nessuna interferenza contraria alla possibilità di fare affari. Ci vuole segregare in una bieca condizione di consumatori in preda ad impulsi compulsivi di acquisto indiscriminato ed inconsapevole. Inoltre lo strapotere delle multinazionali verrebbe preservato da un organo giuridico internazionale, impedendo, di fatto, agli stati sovrani di tutelare i loro cittadini di fronte agli interessi delle corporation.
Complottismo di maniera? No, è una realtà dietro l’angolo. Chissà come mai un mese fa il Parlamento Europeo ha deliberato che gli stati membri possono decidere autonomamente sulle coltivazioni Ogm. Con la ratifica del TTIP diventerà sempre più difficile fermare la Monsanto di turno, infatti neanche uno stato sovrano, senza chiedere il parere di un giudice internazionale, potrebbe impedire l’attività dannosa di una multinazionale operante nei suoi confini. Non ci vogliono far decidere in casa nostra. Vi sembra possibile che un popolo non possa autodeterminarsi neanche nel cibo, nelle medicine e nella salvaguardia del territorio?
Visti i foschi scenari in cui vogliono condurci non rimane che spegnere il cattivo servizio pubblico e accendere la discriminazione. No ai trattati che vogliono renderci simili a polli in batteria.
(tratto da un articolo di Fabio Balocco – ambientalista e avvocato)
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