La
sicurezza sul lavoro nella
aziende
di rifiuti e centralità dei
chimici
nella valutazione del
rischio,
oggi non completamente riconosciuta
dal
legislatore. Sono questi
temi
affrontati con Fabrizio Martinelli,
presidente
interregionale dell’Ordi -
ne
dei Chimici, che durante la conferenza
stampa
di presentazione del convegno
annuale
(in programma il 5
dicembre
a Roma) ha sottolineato
l’importanza
di una normativa che
assegni
più «poteri» alla categoria. «Il
legislatore
è partito bene e nei vari
testi,
a partire dalla legge 626, ha
differenziato
tutti i rischi. Tuttavia c’è
una
pecca per quanto riguarda il nostro
settore,
ovvero che la valutazione del
rischio
chimico può essere fatta da
chiunque.
Mentre invece parliamo di
un
ambito specifico, difficile da gestire,
dove
chi certifica un progetto ne
deve
assumere la responsabilità e dimostrarne la competenza. Per questo
la
valutazione dovrebbe essere fatta
dai
chimici. Non sempre è così».
Il
titolo del convegno «da Aprilia a
Adrio»
riporta alla memoria quanto
accaduto
a luglio alla Kyklos, quando
due
operai sono morti per cause
ancora
da accertare (l’indagine è in
corso
e il sito è ancora sotto sequestro).
«Cosa
può essere accaduto
alla
Kyklos? Certamente si è manifestato
-
commenta Martinelli - un
fenomeno
che ha provocato la morte
di
due lavoratori e l’indagine servirà
a
capire perché è successo. C’è stata
una
reazione incontrollata di qualcosa,
così
come si suppone sia successo
ad
Adrio? Quello che posso
dire
è che travasare percolato a una
cisterna
è un’operazione che si fa
più
volte alla settimana, parliamo di
qualcosa
classificato come non pericoloso.
Purtroppo
non ho la risposta
in
tasca, ma l’impegno della Magistratura
è
proprio di cercare di capire
cosa
è successo». Infine il presidente
sottolinea
come i rischi chimici
possano
arrivare
anche da piccole
realtà.
«Mi occupo di sicurezza sul
lavoro
e in tutta sincerità mi trovo a
operare
meglio nelle aziende a incidente
rilevante,
dove c’è maggior
cognizione
del problemi. AbbVie,
Recordati,
Isagro e Kyklos hanno
coscienza
del rischio interno. E sono
sicure,
anche se chiaramente gli
eventi
possono sempre capitare.
Nello
stesso tempo ci sono una marea
di
micro aziende che hanno lo
stesso
livello di rischio ma non ne
hanno
preso coscienza».
IL
QUOTIDIANO - Venerdì 28 Novembre 2014
Aprilia
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