Nonostante le decisa opposizione dei territori interessati, il Ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato la prima concessione di coltivazione di idrocarburi nel Canale di Sicilia - per un’area di oltre 145 chilometri quadrati e per una durata di vent’anni - al largo della costa delle province di Caltanissetta, Agrigento e Ragusa.
Si tratta della concessione G. C1-.AG, relativa al progetto “Offshore Ibleo” di ENI e EDISON, che prevede ben otto pozzi, di cui due “esplorativi”, una piattaforma e vari gasdotti, i cui lavori dovrebbero iniziare entro un anno.
Lo stesso progetto contro cui - insieme a ben cinque amministrazioni comunali, ANCI Sicilia, associazioni ambientaliste, della pesca e del turismo – abbiamo fatto ricorso al TAR del Lazio meno di due mesi fa e contro cui abbiamo protestato a metà ottobre, occupando per oltre trenta ore la piattaforma Prezioso, al largo di Licata (Agrigento).
Autorizzando questo progetto, il Ministero dello Sviluppo Economico ha lanciato un chiaro segnale: non intende prendere in alcuna considerazione la volontà del territorio, ma favorire unicamente gli interessi delle grandi compagnie petrolifere.
E tutto ciò, nonostante con il nostro ricorso al TAR abbiamo mostrato come la compatibilità ambientale a questo progetto sia stata concessa con valutazioni carenti e inaccettabili. Per questo faremo ricorso anche contro questo nuovo provvedimento.
È necessario che il territorio si mobiliti, per difendere un’area come il Canale di Sicilia, che la comunità internazionale ha identificato come vulnerabile e meritevole di speciale tutela e recenti studi dell’ISPRA hanno identificato come area di inestimabile biodiversità e sede di pericolosi fenomeni di vulcanesimo.
Proseguire nell’iter autorizzativo è da irresponsabili. Invitiamo tutti coloro che sono interessati a fermare le trivellazioni a unirsi a noi: non fossilizziamoci!
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