domenica 23 novembre 2014

Acqualatina, dopo i francesi decide la Merkel Hanno il pegno su 2/3 del capitale sociale e sui crediti di Acqualatina

Il Caffè, n. 302 - dal 20 novembre al 2 dicembre 2014

Il famoso e chiacchierato mutuo acceso con la inguaiatissima Depfa Bank, mette in mano ai tedeschi il controllo 
Acqualatina, dopo i francesi decide la Merkel
Hanno il pegno su 2/3 del capitale sociale e sui crediti di Acqualatina

di Roberto Lessio

Doveva essere privatizzata di nuovo entro la fine di quest’anno la Depfa Bank, l’istituto finanziatore- controllore di Acqualatina, ma attraverso oscuri percorsi politico-affaristici internazionali resterà confinata nell’ombra, probabilmente per sempre. Questo è il caso più eclatante di come la finanza muove a suo piacimento la politica, ma che spiega anche come mai i nostri amministratori (salvo rare eccezioni) si guardano bene dal controllare cosa ci fanno pagare con le bollette dei nostri servizi pubblici indispensabili, qual è quello idrico. 

COS’È DEPFA, IL VERO CONTROLLORE? 
Depfa Bank (acronimo di Deutsche Pfandenbrief Bank – Banca ipotecaria tedesca) nasce nel 1922 in Germania per finanziare il settore immobiliare. Privatizzata nel 1992, trasferisce la sede legale in Irlanda, esattamente dieci dopo. Quel Paese era diventato un paradiso fiscale soprattutto per le banche specializzate nella “finanza creativa”. Visto che non ha mai avuto sportelli commerciali per raccogliere il risparmio dei clienti, la sua attività consisteva nel farsi prestare denaro da altre banche per poi finanziare enti pubblici perennemente a corto di liquidità. Il suo lucro era nelle differenze dei tassi di interesse e sui prodotti finanziari ad essi connesse; proprio quelli che hanno messo in ginocchio l’economia mondiale. Nel 2008 Depfa Bank, acquisita nel frattempo dalla Hypo Real Estate (la seconda maggiore banca tedesca nel settore mutui immobiliari) è stata tra le prime ad entrare in crisi. 

FINANZA FLOP E TEDESCHI FURBETTI 
C’erano troppi titoli tossici in circolazione e per evitare brutte sorprese le banche smisero di prestarsi denaro l’un l’altra. In tal modo a Depfa (a proposito di liquidi) gli si chiusero i rubinetti del credito facile. Per così dire, si è trovata a sua volta “in bolletta”, cioè con le casse vuote e montagne di titoli spazzatura nel portafoglio. Di conseguenza anche Hypo Bank si è trovata sull’orlo del collasso e con essa l’intero castello di economia “cartacea” che ormai da anni controlla l’intero sistema finanziario internazionale. Al governo di Angela Merkel, nel 2009, non restò altro che nazionalizzare Hypo (e di conseguenza Depfa) con cifre da brividi. Ma era un palese aiuto di Stato ufficialmente proibito (ma tollerato nella sostanza) dall’UE. 

TRUCCHETTO BOCCIATO DALL’UE 
Con calma e senza fretta nel 2011 il governo tedesco si è quindi impegnato con la Commissione europea a riprivatizzare prima Depfa (entro il 2014) e poi Hypo, entro il 2015. Indetta la gara per la vendita della banca presunta irlandese, che tra gli altri avrebbe in “pancia” circa 3,5 miliardi di mutui e debiti contratti da enti italiani, proprio all’ultimo momento la Cancelliera e i ministri della “grosse Koalition” hanno deciso di rifiutare tutte le proposte arrivate; gli offerenti erano fondi speculativi internazionali che offrivano una miseria rispetto a quanto sborsato. Operazione di pulizia? Macché. Depfa è stata trasferita nella FMS Wertmanagement, una “bad bank” (letteralmente “banca cattiva”), a sua volta controllata dallo stesso governo. Questo tipo di istituti di finanziario hanno ben poco; in pratica servono a far sparire nel nulla la montagna di titoli tossici che hanno in pancia le banche sottoposte al salvataggio con i soldi dei contribuenti; con la speranza che poi tutte le operazioni finanziate (prodotti derivati inclusi), vadano a buon fine. La politica, anche quella “rottamatrice” nostrana, non fa altro che agevolare tutto ciò avallando gli interessi del governo tedesco e della finanza speculativa. 

GERMANIA CONTROLLA ACQUA DI QUI 
Veniamo al punto. Con il “project financing” legato al mutuo da 114,5 milioni concesso ad Acqualatina nel 2007, Depfa tutt’oggi ha in mano i seguenti diritti di pegno: sui conti correnti della società; sui crediti a qualunque titolo da essa vantati nei confronti di terzi; sull’intero capitale sociale detenuto dal socio privato francese Veolia e sulle quote sociali di molti Comuni soci del gestore idrico. Questo vuol dire che avendo il pegno su oltre 2/3 del capitale sociale, potenzialmente la banca e in ultima istanza i referenti della signora Merkel, hanno in mano il “boccino” di tutta la partita. In caso di inadempienze finanziarie nella restituzione del mutuo, la banca può convocare l’assemblea dei soci di Acqualatina e votare quello che gli pare e piace. Inclusa la scelta di portare i libri contabili in Tribunale. In questo contesto si comprende molto meglio l’ipotesi, votata dalla Conferenza del Sindaci lo scorso anno, che i Comuni acquistino le quote societarie di Veolia prendendo così il 100% della società. Guarda caso, mentre i giochi finanziari finiti in “bolletta” restano nell’ombra, questa resta l’unica strada politicamente percorribile dagli stessi Sindaci, controllori e controllati, per salvare faccia e poltrona. Agli utenti il compito di pagare e tacere.

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