giovedì 21 agosto 2014

Blitz del governo: inceneritore nell’area verde, il governo Renzi e il pd continuano a spargere cancro nel salernitano

CON LO SBLOCCA ITALIA VIA ALL’OPERA NEL SALERNITANO, ZONA DI RACCOLTA DIFFERENZIATA E AGRICOLTURA INNOVATIVA: È RIVOLTA
di Antonio Massari
inviato a Pontecagnano
Dieci “piccoli” sindaci si
stanno mobilitando per
la campagna d'autunno, qui
dove raccolgono olio e nocciole
e vendemmiano il vino
Montevetrano, che supera i
300 euro a bottiglia. È già dura
produrre così, con un cementificio
a valle dei Monti Picentini,
che di fatto incenerisce un
bel po' di rifiuti. Ora il governo
ha deciso: si costruirà un
inceneritore a 500 metri in linea
d'aria dalle vigne. E così il
comitato no inceneritore”
inizia a preparare gli striscioni
per settembre. “È una soluzione
obsoleta che aveva senso 20
anni fa – dice Gerardo Marotta,
sindaco di Giffoni Sei Casali,
che conta l'80 per cento di
raccolta differenziata –ma oggi
è solo follia, che si comprende
solo come un favore del governo
alla lobby degli inceneritori
in Italia”. Il governo apre
il fronte della protesta all'alba
del 24 luglio. Sono le 5 del
mattino e, dopo una “lunga
notte” del decreto Sblocca Italia,
introduce il comma 4 dell'articolo
14: il premier Matteo
Renzi decide di nominare il
commissario straordinario
che – entro sei mesi – varerà la
costruzione del termovalorizzatore
di Pontecagnano Faiano.
Niente di nuovo: è la riesumazione
di un progetto nato
nel 2008 e finora mai realizzato.
MA DA QUI, da Pontecagnano
Faiano, tra le vigne sui colli e i
resti di un insediamento etrusco,
si può guardare oltre i
commi di un decreto: la retorica
del “fare” minaccia quel
che invece – faticosamente –
s'è già fatto. Incontri decine di
persone che varcano il cancello
della sede di Legambiente,
busta in mano, per raccogliere
cocomeri e pomodori da ben
cento orti sociali. Il Comune di
Baronissi offre ai cittadini un
litro d’olio extra vergine dop in
cambio di 5 litri d’olio esausto
da cucina; porti sei chili d'alluminio,
torni a casa con un
chilo di pasta. Il Comune di
Tortorella punta al livello “ri -
fiuti zero”. La provincia di Salerno
primeggia nel Sud, con il
68 per cento di raccolta differenziata
e il minor tasso di sofferenza
per il pagamento della
Tarsu, che s'attesta al 60 per
cento, 26 punti in meno di Palermo.
E allora: cos'avrà mai da
incenerire la provincia di Salerno?
Per raggiungere le 300
mila tonnellate l'anno previste
dal vecchio progetto, dovrebbe
invertire il suo ciclo virtuoso.
È un paradosso: per saziare
l'inceneritore dovrebbero incrementare
i rifiuti indifferenziati.
Servirà forse al resto della
Campania? A Napoli stanno
virando in ben’altra direzione,
investono sui siti di compostaggio,
puntando a ridurre
l'uso dell'inceneritore di Acerra
nei prossimi dieci anni. Se
non bastasse, dal 2020, come
spiega Diego Carmando del
Comitato “No inceneritore”,
una direttiva comunitaria impone
di non bruciare materiale
diversamente riciclabile. Al
costo di circa 400 milioni, se si
costruisse oggi, sarebbe inservibile
fra cinque anni. Certo, il
governo prevede un nuovo
progetto, ma Renzi sul punto
non discute: l'inceneritore è
necessario. Il motivo? Bruxelles
chiede, per l'inadempimento
della gestione rifiuti in
Campania, una multa da 25
milioni per le passate infrazioni
più 250 mila euro al giorno
fino alla soluzione del problema:
bisogna chiudere il ciclo
dei rifiuti. “Il punto – spiega
Michele Buonuomo, presidente
di Legambiente Campania
è che la soluzione dell'inceneritore,
oltreché dannosa
per la salute e per l'ambiente,
è praticamente inutile”.
L’Ue – commenta Andrea
Cioffi, che ha provato con più
emendamenti a bloccare la
norma – ci chiede di risolvere
il problema, ma non c'impone
di costruire un inceneritore.
L'approccio di Renzi è superficiale:
pur di dimostrare che
l'Italia fa qualcosa, anche se poi
si rivelerà inutile e dannoso,
preferisce costruire un inceneritore.
Nessuno lo dice, ma temo
che vogliano bruciarci le
ecoballe in giacenza, mentre
dovremmo investire sugli impianti
di compostaggio, utilizzare
la miniera campana di
ecoballe, circa sei milioni, che
nel tempo hanno perso l'umido,
separando alluminio, plastica
e ferro, riciclando tutto
quello che è riciclabile”.
IL 29 LUGLIO, in un Consiglio
regionale congiunto, dieci sindaci
hanno detto “no” all'in -
ceneritore. Tra i contrari anche
il sindaco di Salerno, Vincenzo
De Luca, entrato da poco
nella fase “no”: nel 2007,
quand'era affidato al suo Comune,
riteneva indispensabile
il termovalorizzatore e pressoché
inutile la raccolta differenziata;
ora considera inutile il
termovalorizzatore – che sarebbe
affidato alla Provincia e
dunque non potrebbe gestire –
e ritiene necessaria la raccolta
differenziata. “Eppure – con -
clude Marotta – proprio a lui
che si mostrò disponibile a gestirlo
nel 2008 dobbiamo la nascita
del progetto dell'inceneritore:
all'epoca ci chiamò falsi
ambientalisti”.
a.massari@ilfattoquotidiano.it

il fatto quotidiano 21 agosto 2014

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