CON
LO SBLOCCA ITALIA VIA ALL’OPERA NEL SALERNITANO, ZONA DI RACCOLTA
DIFFERENZIATA E AGRICOLTURA INNOVATIVA: È RIVOLTA
di
Antonio
Massari
inviato
a Pontecagnano
Dieci
“piccoli” sindaci si
stanno
mobilitando per
la
campagna d'autunno, qui
dove
raccolgono olio e nocciole
e
vendemmiano il vino
Montevetrano,
che supera i
300
euro a bottiglia. È già dura
produrre
così, con un cementificio
a
valle dei Monti Picentini,
che
di fatto incenerisce un
bel
po' di rifiuti. Ora il governo
ha
deciso: si costruirà un
inceneritore
a 500 metri in linea
d'aria
dalle vigne. E così il
“comitato
no inceneritore”
inizia
a preparare gli striscioni
per
settembre. “È una soluzione
obsoleta
che aveva senso 20
anni
fa – dice Gerardo Marotta,
sindaco
di Giffoni Sei Casali,
che
conta l'80 per cento di
raccolta
differenziata –ma oggi
è
solo follia, che si comprende
solo
come un favore del governo
alla
lobby degli inceneritori
in
Italia”. Il governo apre
il
fronte della protesta all'alba
del
24 luglio. Sono le 5 del
mattino
e, dopo una “lunga
notte”
del decreto Sblocca Italia,
introduce
il comma 4 dell'articolo
14:
il premier Matteo
Renzi
decide di nominare il
commissario
straordinario
che
– entro sei mesi – varerà la
costruzione
del termovalorizzatore
di
Pontecagnano Faiano.
Niente
di nuovo: è la riesumazione
di
un progetto nato
nel
2008 e finora mai realizzato.
MA
DA QUI, da
Pontecagnano
Faiano,
tra le vigne sui colli e i
resti
di un insediamento etrusco,
si
può guardare oltre i
commi
di un decreto: la retorica
del
“fare” minaccia quel
che
invece – faticosamente –
s'è
già fatto. Incontri decine di
persone
che varcano il cancello
della
sede di Legambiente,
busta
in mano, per raccogliere
cocomeri
e pomodori da ben
cento
orti sociali. Il Comune di
Baronissi
offre ai cittadini un
litro
d’olio extra vergine dop in
cambio
di 5 litri d’olio esausto
da
cucina; porti sei chili d'alluminio,
torni
a casa con un
chilo
di pasta. Il Comune di
Tortorella
punta al livello “ri -
fiuti
zero”. La provincia di Salerno
primeggia
nel Sud, con il
68
per cento di raccolta differenziata
e
il minor tasso di sofferenza
per
il pagamento della
Tarsu,
che s'attesta al 60 per
cento,
26 punti in meno di Palermo.
E
allora: cos'avrà mai da
incenerire
la provincia di Salerno?
Per
raggiungere le 300
mila
tonnellate l'anno previste
dal
vecchio progetto, dovrebbe
invertire
il suo ciclo virtuoso.
È
un paradosso: per saziare
l'inceneritore
dovrebbero incrementare
i
rifiuti indifferenziati.
Servirà
forse al resto della
Campania?
A Napoli stanno
virando
in ben’altra direzione,
investono
sui siti di compostaggio,
puntando
a ridurre
l'uso
dell'inceneritore di Acerra
nei
prossimi dieci anni. Se
non
bastasse, dal 2020, come
spiega
Diego Carmando del
Comitato
“No inceneritore”,
una
direttiva comunitaria impone
di
non bruciare materiale
diversamente
riciclabile. Al
costo
di circa 400 milioni, se si
costruisse
oggi, sarebbe inservibile
fra
cinque anni. Certo, il
governo
prevede un nuovo
progetto,
ma Renzi sul punto
non
discute: l'inceneritore è
necessario.
Il motivo? Bruxelles
chiede,
per l'inadempimento
della
gestione rifiuti in
Campania,
una multa da 25
milioni
per le passate infrazioni
più
250 mila euro al giorno
fino
alla soluzione del problema:
bisogna
chiudere il ciclo
dei
rifiuti. “Il punto – spiega
Michele
Buonuomo, presidente
di
Legambiente Campania
– è
che la soluzione dell'inceneritore,
oltreché
dannosa
per
la salute e per l'ambiente,
è
praticamente inutile”.
“L’Ue
– commenta Andrea
Cioffi,
che ha provato con più
emendamenti
a bloccare la
norma
– ci chiede di risolvere
il
problema, ma non c'impone
di
costruire un inceneritore.
L'approccio
di Renzi è superficiale:
pur
di dimostrare che
l'Italia
fa qualcosa, anche se poi
si
rivelerà inutile e dannoso,
preferisce
costruire un inceneritore.
Nessuno
lo dice, ma temo
che
vogliano bruciarci le
ecoballe
in giacenza, mentre
dovremmo
investire sugli impianti
di
compostaggio, utilizzare
la
miniera campana di
ecoballe,
circa sei milioni, che
nel
tempo hanno perso l'umido,
separando
alluminio, plastica
e
ferro, riciclando tutto
quello
che è riciclabile”.
IL
29 LUGLIO, in
un Consiglio
regionale
congiunto, dieci sindaci
hanno
detto “no” all'in -
ceneritore.
Tra i contrari anche
il
sindaco di Salerno, Vincenzo
De
Luca, entrato da poco
nella
fase “no”: nel 2007,
quand'era
affidato al suo Comune,
riteneva
indispensabile
il
termovalorizzatore e pressoché
inutile
la raccolta differenziata;
ora
considera inutile il
termovalorizzatore
– che sarebbe
affidato
alla Provincia e
dunque
non potrebbe gestire –
e
ritiene necessaria la raccolta
differenziata.
“Eppure – con -
clude
Marotta – proprio a lui
che
si mostrò disponibile a gestirlo
nel
2008 dobbiamo la nascita
del
progetto dell'inceneritore:
all'epoca
ci chiamò falsi
ambientalisti”.
a.massari@ilfattoquotidiano.it
il fatto quotidiano 21 agosto 2014
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