Più di un miliardo di persone, nel 2014, non ha accesso a fonti di energia stabili. Questo impedisce le più basilari funzioni quotidiane che noi occidentali tendiamo a dare per scontate, impedisce lo sviluppo di attività economiche, delle comunicazioni, di assistenza medica, di refrigerazione delle merci.
D’altro canto, l’organizzazione mondiale della sanità stima che ogni anno circa 4 milioni di persone muoiano a causa dell’esposizione a fonti energetiche ad alto impatto ambientale usate per cucinare o per illuminazione, come il kerosene o il diesel. La luce generata da candele e da lampade ad olio è poco adatta alla lettura, agli studi o a qualsiasi forma di commercio notturno. A volte ci possono anche essere incendi involontari. E’ evidente che ci vuole qualcosa di meglio.
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Per tanti anni, l’approccio dell’India è stato per lo stato di costruire mega-centrali alimentate a carbone, a gas, a petrolio. La rete elettrica però ha bisogno di manutenzione, che non sempre c’è, e cosi ogni tanto interi quartieri perdono l’elettricità. Per molti la domanda “c’è o non c’è la luce” è una incognita giornaliera. Nel 2012 una serie di fallimenti del sistema portò il buio a circa 700 milioni di persone.
Nonostante tutto, circa 400 milioni di indiani sono ancora senza elettricità.
Il nuovo governo indiano ha però deciso di cambiare rotta e di affidarsi all’energia distribuita, low cost ed indipendente. Il sole. A maggio del 2014, il primo ministro Narenda Modi ha infatti annunciato un programma per portare almeno la più basilare forma di illuminazione a tutte le case indiane entro il 2019. Qual è questa forma di illuminazione? Lampadine, alimentate dal sole.
E no, non ci vogliono mega investimenti. Hanno escogitato un sistema facile. Basta un telefonino. Una partnership privata-pubblica infatti installa pannelli solari sui tetti delle case o su edifici pubblici. Chi sta dentro, quando vuole l’elettricità, digita un codice apposito e voilà, la luce in casa si accende. Si paga in proporzione a quanto si usa e le tariffe sono accessibili a tutti.
L’idea di usare le rinnovabili per villaggi remoti del mondo in via di sviluppo non è nuova, ma spesso icosti erano proibitivi. Le cose sono cambiate con l’avvento di tecnologie LED migliori, e di abbassamento dei prezzi sia di pannelli che di batterie. La rete elettrica non serve più.
L’Uttar Pradesh è considerato il cuore di questo esperimento, essendo uno dei più’ grandi e più poveri di tutta l’India.
La parte privata della partnership con il governo si chiana Simpa ed è una ditta nata nel 2011. In soli tre anni è raddoppiata in numero di impiegati e si stima che entro il 2014 si arriveranno a circa 75,000 persone servite.
Un’altra delle ditte coinvolte è la OMC power che gestisce mini impianti solari, di circa 40 kilowatt l’uno che sono usati per ricaricare batterie, telefonini e lanterne LED per illuminazione. Uno può abbonarsi al servizio per circa 120 rupie al mese (poco più di un euro) e ogni giorno ricevere la sua bella lanterna carica al mattino e restituire quella scarica del giorno prima. Il kerosene costerebbe circa il doppio – e ovviamente inquinerebbe molto di più.
La OMC è passata da un impianto di energia solare nel 2011 a varie decine nel 2014. Per la fine di quest’anno contano di arrivare fino a cento impianti. Il successo è palpabile: i negozi sono aperti più a lungo, i soldi risparmiati dal kerosene possono essere usati per altri commerci. Le lampade vengono usate per mungere le mucche prima dell’alba, le donne che fanno i sari hanno a disposizione luce migliore quando cuciono la sera, i ragazzini possono leggere e studiare anche dopo il calar del sole.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia si è posta come obiettivo quello di far arrivare l’elettrcità in tutto il mondo nel 2030. Per arrivare a questo obiettivo sarebbero necessary investimenti pari a $48 miliardi di dollar l’anno.
Sono tanti soldi?
Beh, ogni anno si spendono circa $37 miliardi di dollari solo per l’elettricità da kerosene. D’altro canto, l’industria del petrolio e del gas riceve ogni anno circa $500 miliardi di dollari sottoforma di sussidi governativi e sconti fiscali. Exxon Mobil e compari ne hanno proprio bisogno?
Nell’Uttar Pradesh è arrivata una tempesta. E’ andata via la luce a quasi tutto il vicinato, come succede sempre in tempo di monsoni. Ma il signor Singh è un cliente della Simpa. Digita il suo codice. La Simpa verifica che è tutto in regola con i pagamenti. La luce bianca e pulita si accende magicamente sul futuro.
Qui l’esperimento in Gujarat – canali da irrigazione coperti da panelli solari http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/31/rinnovabili-in-india-si-sperimenta-lenergia-low-cost-2/1103635/
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