C’è un omicidio che pesa sulla storia di Latina come un macigno. Un caso irrisolto, la morte del parroco di Borgo Montello avvenuta il 30 marzo del 1995. Si chiamava don Cesare Boschin, un veneto arrivato in provincia di Latina – in località Le Ferriere – nel 1950, con l’incarico di ricostruire la chiesa di Santa Maria Goretti. Gli viene affidata la parrocchia di Borgo Montello, dove dagli anni ’30 si erano insediati i contadini provenienti dal Veneto. Qui morirà quarantacinque anni dopo, soffocato e malmenato nella sua canonica. Il caso si è chiuso con un’archiviazione, disposta dal Gip di Latina, su richiesta della Procura che non riuscì – nelle brevi indagini – ad arrivare a individuare responsabili e moventi.
Con la sua morte si chiude un primo ciclo, e se ne apre un altro, che dura fino ai nostri giorni nella gestione dei rifiuti nella locale discarica. Quell’omicidio rappresenta un punto di svolta, simbolico, anche se fino ad oggi ufficialmente non si conosce il movente. La discarica di Borgo Montello era nata nel 1971 con la gestione di due imprenditori italiani arrivati dalla Tunisia, Andrea Proietto e Umberto Chini (Vedi: La società ProChi, delle famiglie Proietto e Chini, primi gestori di Borgo Montello). Facevano parte di un gruppo ampio di ex coloni emigrati in nord Africa, costretti poi ad abbandonare quei paesi. I loro primi passi – ricordava l’ex senatore socialista Maurizio Calvi – furono accompagnati e sponsorizzati dal Psi. Fino al 1988 sostanzialmente la gestione dei rifiuti della provincia di Latina era in mano a questo gruppo locale.
Calvi: “Maruca? Un referente importantissimo di Sbardella”
Il cambiamento radicale avviene con l’arrivo di un imprenditore da fuori regione, Biagio Giuseppe Maruca, originario di Bompietro, in provincia di Palermo. Il 30 ottobre 1989, davanti al notaio Angelo Federici di Roma, otto persone costituiscono la Ecotecna, Trattamento rifiuti. Sono Domenico D’Alessio, operaio, Franco Marini, operaio, Ciro Salerni, impiegato, Rosa Manganelli, operaia, Bruna Minestrelli, casalinga, Federico Primiani, studente, Livio Trincia, operaio e, infine, Biagio Maruca. Un mese dopo la Ecotecna acquista una prima parte dei terreni della zona di Borgo Montello, preparandosi a gestire la discarica. I due imprenditori Chini e Proietto a loro volta vendono tutto a Maruca, incassando una lauta liquidazione. Un anno prima, il 10 maggio del 1988, si era costituita la società Ecomont, amministrata da Riccardo Maruca (imprenditore coinvolto recentemente in un’inchiesta della procura di Agrigento per false fatturazioni). Questo passaggio societario è il punto di svolta, che – da lì a poco – aprirà la strada ai colossi industriali nazionali, seguendo uno schema comune a molte discariche italiane.
L’ex senatore Maurizio Calvi (che per due legislature – dal 1989 al 1994 – ha fatto parte della commissione antimafia) ha raccontato come dietro Biagio Maruca vi fosse la cordata politica andreottiana,rappresentata in quel momento da Vittorio Sbardella. E’ un dato molto importante per capire cosa accade a Borgo Montello a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. E’ l’epoca d’oro della Dc e del Psi, partiti affidati a due tesorieri che diverranno famosi grazie a Tangentopoli, Giorgio Moschetti, detto “er biondo”, uomo di fiducia di Sbardella, e Paris Dell’Unto, detto “il roscio”, cassiere fedelissimo della corrente craxiana. Ai vertici della Regione Lazio c’è una staffetta tra Bruno Landi – socialista, divenuto poi amministratore della Ecoambiente, arrestato lo scorso 9 gennaio per l’inchiesta romana su Cerroni – e Rodolfo Gigli, democristiano passato poi nelle fila di Forza Italia. Anche a Latina, dopo il 1987, c’è un cambio di potere. La giunta Corona – appoggiata dal Psi – viene sostituita da Delio Redi, andreottiano di ferro, come ricorda Maurizio Calvi.
All’inizio degli anni ’90 arriva a Borgo Montello il gruppo Pisante,holding lombarda specializzata nei servizi ambientali. Il gruppo a Roma in quel periodo ha qualche guaio giudiziario, a causa di un’inchiesta su un appalto per la gestione dei depuratori di Acea. La richiesta presentata nel 1993 al Senato per poter procedere contro l’ex tesoriere della Dc (leggi: Domanda di autorizzazione a procedere contro Giorgio Moschetti - Fonte: Senato) ipotizzava il versamento di una serie di tangenti ai due tesorieri Dc e Psi romani per la realizzazione di diversi appalti. Le imprese coinvolte erano ben conosciute nel campo dei servizi ambientali. Oltre al gruppo Acqua dei fratelli Pisante, nelle carte della magistratura appariva anche Romano Tronci (imprenditore del settore dei rifiuti che operava anche nella discarica di Pitelli) per la De Bartolomeis, colosso specializzato in impianti di trattamento dei rifiuti.
E’ questo il contesto politico che in quegli anni vede in azione il gruppo di Biagio Maruca (mai coinvolto in indagini penali), l’imprenditore che traghetta la seconda discarica del Lazio dalle mani di Proietto e Chini a quelle dei grandi gruppi. Oggi i due impianti – dopo una serie di passaggi societari – sono controllati dalla Green Holding della famiglia Grossi (società che controlla Indeco) e dal gruppo riconducibile a Manlio Cerroni (che possiede il 49% della Ecoambiente).
Quella fase un po’ convulsa si conclude – almeno apparentemente – nel 1994, quando lo sconosciuto Giovanni De Pierro acquista in blocco quella parte di discarica che era stata abbandonata da Biagio Maruca. La figura di questo imprenditore è un vero giallo. La Guardia di Finanza nei mesi scorsi, con due diverse operazioni, ha sequestrato un patrimonio riconducibile alla sua famiglia di 350 milioni di euro. Una cifra enorme, nascosta in una rete di centinaia di società. Il suo gruppo era specializzato nella manutenzione e nei servizi ambientali per le grandi industrie. E questo è l’unico filo che lo lega al territorio della provincia di Latina, dove operano moltissime fabbriche chimiche e farmaceutiche. Secondo un’inchiesta della procura di Potenza del 2003 (leggi l’ordinanza del GIP che si dichiarava non competente sul sito dei creditori Federconsorzi) De Pierro avrebbe fatto parte di una vera e propria “holding del malaffare”. In quell’indagine la Procura aveva contestato all’imprenditore il ruolo di copromotore di una associazione per delinquere “impegnata nel settore degli appalti”.
La storia della discarica di Borgo Montello deve essere ancora in buona parte scritta. E’ un luogo poco fortunato per le società che decidono di investire da queste parti. Il gruppo Cerroni, rappresentato a Latina da Bruno Landi, è oggi sotto processo a Roma; Francesco Colucci, socio di Cerroni nell’affare discariche, è stato recentemente arrestato ed è al centro di un’inchiesta della Procura di Milano. Anche l’altro gruppo imprenditoriale, riconducibile alla Green Holding di Milano, non ha avuto buona sorte. Il patron Giuseppe Grossi – scomparso da poco – ha subito una condanna a Milano per la bonifica di Santa Giulia, insieme alla manager del suo gruppo Cesarina Ferruzzi, ben nota nella discarica di Borgo Montello. La questione della proprietà delle terre è ancora aperta, mentre la Procura di Latina ha chiesto il rinvio a giudizio di tre consiglieri di amministrazione di Ecoambiente per avvelenamento colposo delle acque, reato particolarmente grave.
Intanto per la Regione Lazio va tutto bene. Senza colpo ferire lo scorso luglio la giunta Zingaretti ha approvato il rinnovo delle autorizzazioni integrate ambientali, dando il via libera alla realizzazione di due nuovi impianti di trattamento di rifiuti. Quel pasticciaccio brutto nascosto sotto le colline artificiali di monnezza di Borgo Montello in fondo interessa a pochi.
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