mercoledì 2 luglio 2014

GREENPEACE, L'ITALIA "NON È UN PAESE PER FOSSILI"

02/07/2014E' in corso il tour della nuova “Rainbow Warrior”, la nave di Greenpeace. A La Spezia ha inscenato una manifestazione contro i combustibili fossili. L'imbarcazione dell'associazione ambientalista ha “attaccato” pacificamente la centrale Enel della città ligure. Un atto dimostrativo per chiedere al Governo italiano e all'Unione Europea di cambiare rotta sulla politica energetica: basta coi combustibili fossili e “sì” alle rinnovabili. La nuova Rainbow Warrior di Greenpeace è entrata in azione nel porto di La Spezia per chiedere al governo italiano e all'Unione Europea di dare un segnale di cambiamento in materia di politiche energetiche e protezione del clima.


Alcuni attivisti dell’associazione hanno scalato una delle due gru che dal molo del porto movimentano il carbone che alimenta la centrale elettrica dell’Enel “Eugenio Montale”; sospesi dalle gru hanno aperto uno striscione di 100 metri quadri che sottolinea la possibilità di scegliere tra il problema – costituito oggi dalle fonti energetiche fossili – e la soluzione, che sta nello sviluppo delle fonti rinnovabili. 

Su un secondo striscione in inglese si legge “renewables + efficiency = energy indipendence”(“rinnovabili + efficienza = indipendenza energetica”).

«Da settimane la crisi tra Russia e Ucraina costringe l’Unione Europea a discutere di come aumentare la propria indipendenza energetica. L’unico modo sensato per farlo è consegnare le fonti fossili al passato, una volta per tutte», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. «Chiudere i rubinetti del gas russo, o fermare l’import di carbone e petrolio da Mosca, solo per cambiare fornitore vorrebbe dire prolungare la nostra dipendenza energetica ancora a lungo. Peggio ancora sarebbe provare a sfruttare più intensamente le riserve fossili di cui disponiamo, alimentando il cambiamento climatico e distruggendo l’ambiente. Il futuro dell’Europa può essere economicamente conveniente e sostenibile, grazie a rinnovabili ed efficienza».

Mentre era in corso l’azione al porto, un gruppo di attivisti ha aperto un altro striscione sul nastro trasportatore del carbone che alimenta la centrale Enel, il quale passa a pochi metri da una scuola dell’infanzia, nel quartiere Fossamastra. Vi si legge “Via il carbone dal nostro futuro”, di fianco al disegno di un bambino che ha voluto così raffigurare l’inquinamento che la centrale a carbone causa alla sua città.

Secondo un rapporto realizzato per Greenpeace dall’Università di Stoccarda, la centrale a carbone di La Spezia causa oltre 70 morti premature l’anno. «Enel ha un nuovo management che sembra voler cambiare radicalmente il corso dell’azienda. Ci aspettiamo che preveda un piano di dismissione degli impianti più inquinanti e inefficienti, partendo anche da La Spezia», conclude Boraschi.

L’Unione Europea deve sfruttare l’insicurezza energetica determinatasi con la crisi ucraina per accrescere la sua indipendenza attraverso lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza. Greenpeace chiede al Consiglio dei Ministri UE di prevedere un piano di profonda trasformazione del sistema energetico europeo: e ritiene si debba fissare un obiettivo vincolante di riduzione delle emissioni di gas serra del 55 per cento al 2030, sostenuto da obiettivi vincolanti di crescita delle energie rinnovabili (45 per cento) e dell’efficienza (40 per cento).

Secondo uno studio presentato oggi da Greenpeace questi target garantirebbero una sostanziale diminuzione dell’importazione di energia, fino al 45 per cento in più rispetto agli obiettivi proposti dalla Commissione Europea.

Tra pochi giorni comincerà il semestre italiano di presidenza dell’UE. Greenpeace chiede al primo ministro Matteo Renzi di raccogliere la sfida dell’innovazione e di fare tutto il possibile per accelerare la definizione di obiettivi ambiziosi per la salvaguardia del clima.

Greenpeace rileva come, invece di puntare su innovazione e occupazione, il governo italiano stia continuando a esprimere posizioni retrograde sui target climatici dell’UE: boicotta le rinnovabili danneggiando consistenti investimenti e rischiando molti posti di lavoro e, infine, promuove le trivellazioni offshore, da cui si attendono comunque risultati relativamente modesti e pochi mesi di autonomia energetica a fronte di rischi e impatti non calcolati e probabilmente incalcolabili su settori economici importanti come turismo e pesca.

La nuova Rainbow Warrior proseguirà nelle prossime settimane il suo tour “Non è un Paese per fossili”, per continuare a incontrare le comunità locali colpite dalle fonti energetiche ‘sporche’.

Greenpeace, in occasione del tour, ha lanciato una petizione online(http://www.greenpeace.org/italy/non-fossilizziamoci) per chiedere ai cittadini di firmare una Dichiarazione di Indipendenza dalle fonti fossili, in favore di energie rinnovabili ed efficienza. In pochi giorni la petizione ha già raccolto oltre 25 mila firme.


Felice D'Agostini 
http://www.famigliacristiana.it/fotogallery/greenpeace-l-italia-non-e-un-paese-per-fossili.aspx

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