IL
COMMISSARIO PER LE AREE ESTERNE ALLA FABBRICA È SCADUTO IL 29 MAGGIO
119
MILIONI FERMI
Servivano
alle scuole
del
quartiere Tamburi
e
altri interventi,
ma
il ministro Galletti
non
si muove. Bonelli
(Verdi):
“Si dimetta”
Sull’Ilva
di Taranto
da
tre anni (governo
Monti)
si assiste a
una
stupefacente
produzione
normativa: l’u ltimo
intervento
è di Matteo
Renzi
ed è stato sistemato nel
decreto
Competitività approvato
venerdì
dal Senato
(ora
passerà alla Camera). Si
tratta
di una leggina per cui
l’azienda
commissariata potrà
sbloccare
i soldi sequestrati
dalla
magistratura milanese
per
far funzionare gli
impianti.
Si badi bene: non
per
fare le bonifiche di una
delle
realtà più inquinate
d’Italia,
ma solo per far funzionare
e
migliorare gli impianti,
che
sono ancora di
proprietà
della famiglia Riva.
Qualcuno
nel Pd esulta perché
questo
nuovo intervento
avrebbe
finalmente ristabilito
il
principio “chi inquina
paga”,
affermazione talmente
falsa
che il commissario alle
bonifiche,
l’ex ministro
Edo
Ronchi, si è dimesso
proprio
perché i fondi
dell’azienda
non saranno
usati
per le bonifiche.
SE,
PERÒ, la
tutela delle proprietà
dei
Riva e della produzione
d’acciaio
è tema assai
sentito
nei vari governi, quello
delle
bonifiche (che comunque
sono
investimenti
pubblici
e comportano crescita
e
occupazione, oltre che
buona
salute) assai meno.
L’ultima
gaffe del governo
Renzi,
e in particolare del ministro
dell’Ambiente
Gian
Luca
Galletti, ha dell’incredi -
bile:
i 119 milioni stanziati
per
rimettere a posto le aree
esterne
all’Ilva - il 5% del sito
tarantino
da sanare - sono
bloccati
per quella che un eufmista
definirebbe
una dimenticanza:
il
29 maggio, infatti, è
scaduto
l’incarico annuale del
commissario
ad hoc Alfio Pini
e
con lui si è dimesso pure
il
soggetto attuatore Antonio
Strambaci
del ministero
dell’Ambiente.
Ferme, in particolare,
sono
le gare d’appal -
to
per il risanamento di cinque
scuole
nel rione Tamburi,
le
più esposte all’inquina -
mento.
I bandi di gara per 9,3
milioni
di euro sono stati lanciati
a
fine maggio e ora sono
in
scadenza: solo che se non ci
sono
il commissario e il soggetto
attuatore
non si possono
firmare
i contratti veri e
propri.
Non
solo: a rischio c’è pure la
bonifica
dell’area industriale
di
Statte, dove la progettazione
preliminare
è nella fase
conclusiva:
37 milioni di interventi
che,
se ci fosse il
commissario,
potranno partire
dopo
il via libera del ministero
dell’Ambiente.
Pure il
progetto
di ripulitura del Mar
Piccolo
è fermo: l’Arpa Puglia
ha
infatti proposto diverse
vie
d’azione, ma al momento
non
ha un interlocutore
con
cui discuterne. Angelo
Bonelli,
portavoce dei
Verdi
e consigliere comunale
a
Taranto, chiede a questo
punto
le dimissioni del ministro
Galletti:
“Chiedo: è possibile
che
nessuno dei soggetti
facenti
parte la Cabina di Regia
sapesse
che il ruolo di Pini
e
quello del soggetto attuatore
scadesse
dopo un anno e andasse
rinnovato?
Possibile che
nessuno
al ministero
dell’Ambiente
abbia il compito
di
ricordare al ministro
una
cosa del genere?”. Il governo,
insiste
il leader ambientalista,
“tanto
celere ad
approvare
decreti salva-Ilva,
ben
6, non è assolutamente
interessato
a far partire quel
5%
di lavori di bonifiche delle
aree
esterne. Ricordo che tra
mitilicoltori,
allevatori e agricoltori
sono
stati persi mille
posti
di lavoro e che su un
raggio
di 20 km non si può far
pascolare”.
“il fatto quotidiano 27 luglio 2014
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