La notizia è top secret: una discarica ad Aprilia per rifiuti indifferenziati. Non solo trattamento, dunque, ma anche interramento dei rifiuti. Questo il progetto che una società del settore starebbe mettendo a punto, con una certa premura, per poi inviare il prima possibile alla Regione Lazio tutte le carte con la richiesta di autorizzazione. E così si chiuderebbe il cerchio della montagna di rifiuti in fase di dirottamento da Roma su Aprilia. La cosa confermerebbe che la città si appresta a diventare la nuova Malagrotta, il cimitero d'immondizia della Capitale. La società Rida di Aprilia avrebbe infatti in ballo un importante e strategico accordo con l'Ama, la municipalizzata che raccoglie i rifiuti di Roma (circa 2.200 tonnellate al giorno), al fine di lavorare 300 tonnellate di spazzatura capitolina nello stabilimento di Trattamento meccanico biologico (TMB) della Rida stessa, in località Sacida nella periferia apriliana. Una montagna d'immondizia che per legge non può più essere sotterrata come prima, ma che l'amministrazione romana non riesce a trattare tutta presso gli impianti TMB propri e del gruppo Cerroni (holding che, secondo le inchieste penali tuttora in corso, avrebbe cercato di azzoppare ed escludere dal giro proprio la scomoda concorrente Rida di Aprilia, con modalità illegali). L'assessore romano all'Ambiente, Estella Marino, ha nei giorni scorsi dichiarato che nella Capitale «almeno mille tonnellate al giorno hanno bisogno di essere trattate». Significa che all'Ama restano sul groppone 365mila tonnellate l'anno.
Già ora la spazzatura non differenziata di vari comuni viene trattata nella fabbrica di Cdr della Rida Ambiente, che ne estrae vari materiali (tipo carta, cartone, plastiche) e li trasforma in combustibile per inceneritori e cementifici (in gergo Cdr e Css). Da queste lavorazioni residuano la frazione organica umida (vegetali, scarti alimentari ecc.) e il cosiddetto inerte irrecuperabile. Quest'ultimo, a sua volta, va comunque smaltito in apposite discariche in quanto non riciclabile. Questo è certo. Non si sa invece il luogo individuato per la discarica in fase di progettazione ad Aprilia, né a chi farebbe capo. Questo scoop de il Caffè, si aggiunge ad altre notizie che mostrano sempre più vicino il rischio che Aprilia davvero diventi la pattumiera di Roma, una sorta di soluzione al problema della malagestione dei rifiuti nella Capitale d'Italia. Un rebus, finora, in mano alla solita lobby e mai risolto dalla classe politico-affaristica e dalle istituzioni nazionali, regionali e locali. Altro fatto acclarato, è che supera il mezzo milione di tonnellate annue la quantità complessiva d'immondizia, tra indifferenziata ed umido, che Aprilia è candidata a ricevere. La parte maggiore è quella destinata all'impianto Trattamento meccanico biologico (TMB) della Rida Ambiente, che ha una capacità di trattamento autorizzata di almeno 409mila tonnellate l'anno. Tornando ad Aprilia, nel suo territorio opera la Kyklos con un capacità di lavorare 60mila tonnellate di scarti organici ogni anno, nello stabilimento in località Le Ferriere (non lontano da Campoverde, al confine con Nettuno e Latina). Capacità che Acea, capofila della Kyklos, ha in programma di raddoppiare a 120mila tonnellate. Non si sa, invece, dove la Rida Ambiente smaltirà i residui inerti (che sono rifiuti speciali) del proprio TMB. Il 17 luglio la ditta aveva scritto al Comune di Latina e alla Provincia di Latina domandandogli un parere circa l'utilizzo delle discariche operanti a Borgo Montello (al confine con Nettuno e a due passi con quello di Aprilia). Chiedeva in sostanza di rispondere entro il 21 luglio se erano d'accordo che Rida smaltisse lì i residui di lavorazione del proprio TMB, notevolmente ampliato ed attivo nella località Sacida, ad Aprilia. Il Comune di Latina ha risposto picche, a mezzo stampa. La legge, in virtù del principio di prossimità, stabilisce che ogni impianto di trattamento rifiuti debba chiudere il ciclo nel luogo più vicino possibile. Praticamente, i residui vanno portati all'interno del bacino provinciale, se non addirittura in bacini ancora più ristretti determinati dalla Regione. Questo per economizzare i costi e ridurre l'inquinamento dovuto al trasporto. È il caso, per esempio, del TMB del gruppo Cerroni a Roncigliano (Albano) e di quasi tutti i TMB nel Lazio: ognuno è dotato di una discarica.
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