Il segreto di Stato resiste a Renzi e Boldrini
Il premier e la presidente della Camera avevano promesso la pubblicazione rapida dei dossier su Ilaria Alpi e i traffici di veleni: "Saranno resi noti entro maggio" avevano detto. Ma finora la promessa è rimasta sulla carta e solo pochi fascicoli sono stati desecretati di Andrea Palladino
La documentazione pubblicata lo scorso maggio dall’archivio della Camera dei deputati è però meno del 5% dei fascicoli riservati custoditi negli armadi delle commissioni rifiuti e d’indagine sull’agguato del 20 marzo 1994 contro i due giornalisti Rai. Ottantasei fascicoli, meno di una decina dedicati al caso Alpi, su un totale di almeno 2500 documenti sottoposti a segreto, provenienti, in buona parte, dall’Aise, l’agenzia dei servizi esterni.
Un primo catalogo era stato compilato da Greenpeace Italia, che - lo scorso marzo - ha pubblicato l’indice dell’archivio sulle navi dei veleni della commissione d’inchiesta sui rifiuti della scorsa legislatura, presieduta da Gaetano Pecorella. Solo in questo elenco è possibile contare più di 700 documenti acquisiti nel corso dei lavori parlamentari, non divulgabili. Ma l’elenco non finisce qui. Il 5 maggio la presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini aveva divulgato i numeri ufficiali dei dossier in via di desecretazione: “361 atti prodotti direttamente dall’Aisi (l’ex Sisde, ndr), oltre 2100 dell’Aise, 67 di altri enti”.
I tempi che erano stati indicati dalla presidente della Camera sono stati ampiamente superati: “La valutazione dei contenuti sara' completata al massimo entro i primi di giugno”, aveva assicurato con un comunicato stampa Laura Boldrini, riferendo il contenuto di una prima lettera arrivata dal premier Matteo Renzi il 5 maggio scorso. Ad aprile il sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti aveva annunciato tempi ancora più brevi: “Stiamo lavorando alla declassificazione degli atti relativi a Ilaria Alpi, rispondendo così a una precisa richiesta della presidente della Camera Laura Boldrini; pensiamo di concludere questo lavoro entro la prima settimana di maggio”.
Oltre alla documentazione proveniente dai servizi e dall’esecutivo negli archivi delle commissioni parlamentari sono ancora sottoposte a segreto moltissime audizioni. Per quanto riguarda l’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, fonti qualificate riferiscono che vi sarebbero più di trenta testimonianze ancora sottoposte a segreto. Si tratta soprattutto di testimoni somali, utilizzati riservatamente dall’allora presidente della commissione d’inchiesta Carlo Taormina. Un nodo estremamente delicato, in attesa di essere valutato dall’ufficio di presidenza della Camera.
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La lunga lista di misteri sulla morte della giornalista si ricostruisce dai verbali della commissione di inchiesta, a cui fu tolto il segreto nel 2006. E da cui emerge l'interesse per il ruolo di Giancarlo Marocchino, Guido Garelli e Said Omar Mugne. Ma solo i fascicoli dell'ex Sismi potrebbero gettare luce sul caso
Cosa è accaduto nel frattempo? Dall’ufficio di presidenza della Camera dei deputati fanno sapere che “è in corso un tavolo tecnico per il riscontro degli indici” e che “vi sarà a breve un ufficio di presidenza che dovrà elaborare le modalità di richiesta e accesso agli atti”. “Serve tempo per valutare un’enorme mole di carte”, assicurano. Tra una settimana l’archivio storico chiuderà i battenti per l’intero mese di agosto, e forse se ne riparlerà dopo la pausa estiva. Anche i segreti vanno in vacanza.
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