martedì 28 gennaio 2014

Gli arresti non fermano il sistema Cerroni: nelle sue mani c’è ancora mezza città


di Mauro Evangelisti http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/cerroni_rifiuti_sistema_arresti_malagrotta/notizie/478485.shtml
Ancora ostaggi del Supremo che continua a incassare ogni giorno dalla Capitale circa 270 mila euro. La gestione dei rifiuti a Roma è un meccanismo fragilissimo che si può fermare da un momento all’altro, come si è visto a Natale e Capodanno con la spazzatura abbandonata per strada e il famoso maiale che ha guadagnato la fama nazionale. Ma c’è di più: il 70 per cento del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti indifferenziati dipende ancora da Manlio Cerroni, dal proprietario di un impero che per decenni, anche grazie alla linea diretta con i politici, ha costruito un monopolio.

Duemila Certo, il 70 per cento è meno del passato quando tutti i rifiuti romani, anche 4.000 tonnellate al giorno, finivano nel calderone avvelenato di Malagrotta. Ma anche ora che Cerroni è agli arresti domiciliari, ogni giorno almeno 1.500 tonnellate di rifiuti arrivano nei due Tmb di Colari, a Malagrotta. Ed è poi il Supremo a distribuire scarti, frazione organica e cdr in giro per il Paese. Si arriva a 2.000 tonnellate se si tiene conto della quota di rifiuti che passa dal tritovagliatore di Rocca Cencia, anch’esso di proprietà del Supremo. Tenendo conto che gli impianti funzionano 280 giorni su 365, ogni anno Cerroni, nonostante la chiusura della discarica di Malagrotta, continua a incassare circa 75 milioni di euro all’anno di soldi pubblici.

Spada di Damocle Altro rischio: se il Supremo bloccasse il meccanismo, se decidesse una sorta di muoia Sansone con tutti i Filistei, Roma sarebbe davvero nei guai. E avrebbe i rifiuti per strada. Per questo il Campidoglio sta insistendo con il Ministero dell’Ambiente per il commissariamento: serve qualcuno che abbia l’autorità per imporre agli impianti di Cerroni di funzionare a pieno regime. Ma per il nuovo presidente e ad di Ama, Daniele Fortini, c’è un’altra enorme incognita: il trasporto dei rifiuti che passano dagli impianti dell’Ama in altre regioni. Anche in questo caso Roma è sempre sull’orlo del burrone: si è visto a Natale e Capodanno quando gli impianti del nord (in Romagna e in Piemonte) chiusero nei giorni festivi e potrebbe risuccedere, ad esempio, se i camion dovessero fermarsi per il maltempo. Di più: l’appalto che ha assegnato a due imprese il trasporto dei rifiuti gestiti da Ama al nord scade venerdì prossimo.

Salvati dal nord Il nuovo appalto, definitivo, che vale 30 milioni di euro all’anno, ancora non è stato assegnato perché una delle cinque aziende partecipanti ha presentato ricorso al Tar. «Prorogheremo di qualche settimana l’appalto in corso» promette l’assessore all’Ambiente, Estella Marino. Ma è un sistema con troppe incognite per reggere. E come ricordò il dirigente nazionale dei Radicali, Massimiliano Iervolino, stando al piano finanziario di Ama, a causa della chiusura di Malagrotta (ottobre 2013) sono stati spesi 38 milioni di euro in più rispetto al 2012. Il conto è destinato a salire. Chiudere Malagrotta, dopo troppe proroghe, è stato sacrosanto, ma Roma non ha trovato alternative e non ha una discarica. «Vero - ribatte l’assessore Marino - e stiamo lavorando per trovare la discarica definitiva. Ma il trasporto in altre regioni ci aiuta a farlo senza la pressione dell’emergenza. Con la differenziata che aumenta, sarà ridotto il ruolo della futura discarica».

E qui all’altro grande ritardo di Roma, su cui ha giocato, complice la politica, il Supremo, perché a lui conveniva molto di più che i rifiuti andassero direttamente a Malagrotta. Altro che differenziata.

Differenziata Per il 31 dicembre 2013 l’obiettivo era il 40 per cento. L’ultimo dato disponibile dice che siamo al 38. Non solo: la nuova differenziata raggiunge solo 4 cittadini su 10. E il programma di estensione per il 2014 rimanda a dopo l’estate il coinvolgimento di nuovi municipi (IV, all’VIII, al X, al XII e al XIV). «Forse non ci si rende conto - ribatte l’assessore Marino - quanto sia complicato incrementare di dieci punti la differenziata in una città come Roma, è un ottimo risultato». Il problema poi è che il sistema ha accumulato negli anni, a causa di un’eccesso di soggezione al Supremo, una tale dose di follia, che anche l’incremento della differenziata sbatte con la carenza di impianti: la parte umida va anch’essa al nord (e Roma paga) perché nella Capitale non c’è un impianto di compostaggio.

L’autorità Per chiudere questo quadro fosco basterebbe ricordare cosa scrisse a settembre, Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità garante per la concorrenza, parlando delle criticità della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti nel Lazio «idonee a generare delle inefficienze che si riflettono sia sullo sviluppo di filiere concorrenziali nelle fasi del recupero e della valorizzazione dei rifiuti, sia, in ultima analisi, sugli oneri per il servizio a carico dei cittadini». Chiese di passare «da un sistema che incentiva il conferimento dei rifiuti in discarica a un assetto che privilegi raccolta differenziata e inceneritori». Fabrizio Santori, consigliere regionale di opposizione: «La Regione non si è mossa rispetto a queste osservazioni. E quanto accaduto con Cerroni sta dando ragione all’Antitrust».
Lunedì 27 Gennaio 2014 - 07:48
Ultimo aggiornamento: 22:49
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