mercoledì 6 febbraio 2013
l'indagine sugli aumenti di quote di Acqualatina, capitali caos
Latina Oggi, Mercoledì 6 Gennaio 2013
Tutti i «no» dei sindaci dal 2002 e il ruolo della Provincia
Capitale caos
Gli aumenti delle quote di Acqualatina e l’indagine
TRA le tante critiche e i pochi controlli (veri) che Acqualatina spa ha
avuto in questi anni forse quello della Corte dei Conti può risultare
decisivo per capire cosa è successo a Latina con la gestione
semipubblica o semiprivata del servizio idrico. L’indagine aperta da
qualche giorno punta a stabile cosa è avvenuto con le ricapitalizzazioni
e se queste sono passate come modifiche statutarie per i consigli
comunali dei soci pubblici. In pratica va chiarito se tutti i soci
pubblici e privati sapevano esattamente cosa cambiava con le
capitalizzazioni e se erano d’accordo, come deve avvenire nel regime
delle società per azioni. Ed è qui che si annidano una serie di
anomalie. Che spuntano dalla sequenza delle modifiche di capitale. La
capitalizzazione di Acqualatina è datata 25 luglio 2002 per 620mila euro
ma in realtà ne vengono sottoscritti 601mila perché i Comuni di Ponza,
Bassiano e Pontinia non accettano di comprare le quote; il capitale
effettivamente versato in quella data è pari a 186mila euro ma non
esiste agli atti finora ritrovati una prova dell’effettivo versamento da
parte dei Comuni- soci. Il 21 febbraio del 2003 viene iscritto un
ulteriore versamento di capitale pari a 415mila euro ma anche qui non si
ritrovano le prove del versamento dei Comuni. Intanto il 19 febbraio del
2003, ossia 3 giorni prima il dichiarato versamento, la Provincia di
Latina si rende disponibile a contrarre un mutuo con la Cassa Depositi e
Prestiti in nome e per conto dei Comuni in relazione all’au - mento di
capitale del 19 febbario 2003 e pari a complessivi 26 milioni di cui
13,4 a carico dei soci pubblici (i Comuni, appunto). Nella conferenza
dei sindaci del 16 aprile 2003 i Comuni, tramite i loro rappresentanti,
si impegnano con un «atto di volontà» a sottoscrivere le quote che
verranno, di fatto, versate dalla Provincia (grazie al mutuo) in nome e
per conto dei Comuni. La Provincia dunque assume il mutuo ma alcuni
Comuni, cioè Cori, Formia e Sabaudia, non sottoscrivono l’aumento di
capitale. Il capitale che risulta effettivamente sottoscritto al 15
settembre 2004 (come da carta intestata di Acqualatina spa) è di 23
milioni di euro, mancano 2,2 milioni all’aumen - to deciso e la
Provincia ancora una volta si fa avanti per comprare azioni pari a 1,4
milioni di euro, più o meno la cifra che manca. Ma perché un soggetto
che non è socio pubblico della spa che gestisce le acque si deve fare
carico di colmare le marachelle dei Comuni che non vogliono
sottoscrivere e anche di anticipare con un mutuo di 20 anni al tasso del
4,65% ? C’è un ulteriore aspetto da non sottovalutare nella storia degli
aumenti di capitale e riguarda il mancato passaggio nei consigli
comunali. Non tutti hanno dato il via libera con provvedimenti
consiliari. E proprio sulla base di questo gap è partita l’indagine
della Corte dei Conti.
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