lunedì 18 febbraio 2013

Pontinia torna l'incubo della mega centrale a biomasse

Dopo questo parere la regione trasmetterà il tutto alla presidenza del consiglio dei ministri per la decisione finale che, nonostante tutti i parecchi contrari potrebbe ancora dare parere favorevole, come insegna l'Ilva.

Dopo l’ultima conferenza del 13/12/12 per il rilascio dell’AIA per la mega centrale a biomasse (definita esagerata per capacità e per mancanze di materia prima nella zona dal suo Progettista) progettata dalla società Pontinia Rinnovabili srl (con sede a Milano, capitali, pochini, bolognesi) nell’area industriale di Mazzocchio nel comune di Pontinia è arrivato oggi il parere trasmesso dal settore energia della Regione Lazio il 13/2/13 e girato al comune di Pontinia dalla Direzione Regionale Ambiente.
Si legge che per stoccare il quantitativo necessario per il funzionamento di 1 mese occorre una superficie pavimentata di oltre 14.500 mq, con 2 camini che sputano le emissioni cancerogene a 50 m di altezza, che ci sarà un prelievo orario da acque di falda di 11.000 litri ora, con 65.000.000 litri di scarico annuo di acque di scarico di processo, oltre a 1.100.000 litri di acque di scarico provenienti dalle fogne, 17.000.000 litri di acque di prima pioggia e 35 / 40.000.000 litri di acque di seconda pioggia.
La prima critica è che necessita provvedere il risparmio idrico e al recupero delle acque industriali e delle acque di seconda pioggia, per il riutilizzo nel ciclo produttivo o ad uso irriguo e antincendio, oltre che nel corso delle lavorazioni.
In merito alle emissioni in atmosfera la Regione rileva che manca il calcolo delle emissioni dovute ai mezzi di trasporto che alimentano le biomasse nell’azienda, nonché i mezzi e gli impianti all’interno dello stabilimento. Deve essere prodotto uno studio in base all’allegato 2 delle norme di attuazione del piano per il risanamento della qualità dell’aria della Regione Lazio e calcolare l’incremento delle concentrazioni misurate. Manca la valutazione degli inquinanti: diossido di azoto, cobalto, anidride solforica, polveri (PM 10), cicloottatetraene, acido cloridrico.
Il progetto non è conforme al Piano regionale dovendo recuperare il calore per il riscaldamento e la produzione di acqua calda per uso igienico sanitario, non solo per l’impianto in oggetto ma anche per gli impianti e le industrie limitrofe.
L’impatto acustico deve essere rivisto.
nelle conclusioni l’impianto proposto è molto impattante dal punto di vista ambientale, elevati consumi idrici, consumo di suolo. Completamente bocciato l’impianto dal punto di vista della rese del 20-25% con tutta l’energia termica dissipata.

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