venerdì 22 febbraio 2013

la rivoluzione civile di Ingroia verso il parlamento

La Rivoluzione dell’an t i G r i l l o RUSH FINALE PER ANTONIO INGROIA CHE SFIDA IL COMICO SUI GAY E LA PATRIMONIALE CON BATTIATO Incontro privato a colazione all’hotel De Russie con l’ar tista che dichiara il suo voto per gli arancioni IL GRAN TEATRO La chiusura in serata nella Capitale ”Noi abbiamo le mani pulite, omaggio a Di Pietro Convincete gli indecisi” di Paola Zanca Avanti e indietro, indietro e avanti. “È guerra? E guerra sia”. Antonio Ingroia passeggia nervoso nella saletta d’attesa degli studi de La7. Lì, qualche settimana fa, incrociò Silvio Berlusconi: appena lo vide, B. gli mostrò i polsi e mimò il gesto delle manette. Oggi, però, il nemico da fermare non è più lui. Oggi la gara è tra chi si contende il monopolio della parola onestà. Il magistrato antimafia o il comico che vuole mandare tutti a casa? A Beppe Grillo aveva aperto la porta, lui lo invitò senza troppi fronzoli a richiuderla. Blindata quella, Antonio Ingroia, nella sua penultima sera di campagna elettorale, decide di far scorrere sul palco tutte “le frasi più ambigue” del suo avversario. Mentre aspetta che Mentana lo intervisti, mentre fa avanti e indietro, si affanna al telefono con il suo comitato: “Cerca quella dove dice “no” alla cittadinanza per i figli degli immigrati! Metti quel candidato sardo che per parlare delle unioni tra omosessuali ha fatto riferimento agli animali! Trova pure quella sulla mafia che non ha mai strangolato nessuno... e pure che ha paura della magistratura, mettila tra virgolette eh, mi raccomando!”. Se lo vedesse adesso, Maurizio Crozza, non lo riconoscerebbe. Nel suo staff ci tengono parecchio a smentire la faccenda della flemma. Sono 20 giorni che trottano in lungo e in largo per l’Italia. Fuori dai cancelli di Mirafiori, tra i migranti di Castelvolturno (che nemmeno possono votare). E poi in Val di Susa, su e giù fino a oggi, dove il programma prevede, nell’ordine: partenza da Roma, tappa a L’Aquila, puntatina in Molise, traversata in Sardegna, chiusura a Napoli. Così, seduti nella hall dell’hotel di Prati trasformato in quartier generale, tra un’intervista e l’altra, quella di ieri raccontano sia la giornata più riposante dell’ultimo mese. ORE 8 studio di “Agorà”. Litigata del buongiorno con la Pd Alessandra Moretti, c’è o non c’è, nella carta d’intenti del centrosinistra, l’alleanza con i moderati e i liberali (leggi Monti)? Lui se lo fa fotografare e mostra dall’I-pad le quattro righe che possono salvarlo dalla morsa del voto utile. ORE 9.30 Camera dei Deputati. Un attimo prima che Ingroia faccia il suo ingresso in Parlamento, davanti all’ascen - sore c’è Luciano Violante, l’uo - mo che seguì la “trattativa” per la desistenza (senatori di Rivoluzione Civile mascherati nelle liste del Pd, in cambio del sostegno ai democratici nelle regioni in bilico). I due non si incrociano. Ingroia è lì per registrare un’intervista con Rai- News. Quando parla delle lettere di minacce ricevute in questi giorni, sfoggia la terza persona: “C’è qualcuno che aveva paura di Antonio Ingroia magistrato, c’è chi ha ancora più paura di Antonio Ingroia politico, ma Antonio Ingroia non ha paura”. ORE 10.30 hotel De Russie. Ebbene sì, Ingroia fa il suo ingresso nel cinque stelle che fu base logistica per le ragazze di Gianpi Tarantini in gita a Roma per le cene eleganti. L’agenda parla di incontro privato, il mistero si infittisce. Invece è a fare colazione con Franco Battiato. Foto ricordo e video di endorsement. Fuori, i tifosi del Borussia preparano la loro Rivoluzione, imbracciando mezze pinte di birra chiara. ORE 13.40 “Un giorno da pecora”. Il mago Otelma fa le previsioni. Dagli studi di Radio Due, hanno chiesto lumi sul futuro di Ingroia: “Tornerà in Guatemala?”. Ma dietro le quinte, l’oracolo confessa di aver perso contatto con la realtà: “Che ci faceva, l'onorevole, in Guatemala?”. ORE 16.30 La7. Doveva registrare un faccia a faccia con Oscar Giannino. Ma dopo il curriculum taroccato, il candidato di Fare ha deciso di mandare la nuova presidente, Silvia Enrico. Attesa di qualche ora, alla fine la Enrico dice che non se la sente. Provano a cercare Nichi Vendola, niente da fare. Finisce che Ingroia si fa mezz’ora da solo. Guarda sornione Mentana: “Nessuno si vuole confrontare con me?”. ORE 18 hotel Nh. Ce la sta mettendo tutta a togliersi di dosso la toga, a parlare di patrimoniale, di precariato, di lotta all'evasione fiscale. Ma a fine giornata cede: davanti a due avvocati, firma la denuncia contro Berlusconi per l’ingan - no sull’Imu restituito. ORE 21 Gran Teatro. Sala Rossa, sventolano le bandiere del Quarto Stato, in prima fila Di Pietro, Ferrero, Bonelli. Ingroia attacca sulla questione morale. Mostra una foto di Enrico Berlinguer. Applausi. “Noi abbiamo le mani pulite – dice – è un omaggio a Tonino. Convincete gli indecisi”. Il fatto quotidiano 22 febbraio 2013

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