IL MESSAGGERO
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«Qui l’aria è malata, non vogliamo altri veleni»
I cittadini di Aprilia: no alla turbogas, già viviamo in 30mila in una delle zone più inquinate d’Italia
In città sono tutti sulle barricate: giovani e pensionati,operai e medici, uniti da un ritrovato senso civico«Siamo a un passo dal peggio, ma faremotutto il possibile per evitare quest’ultimo saccheggio»
Una Centrale TurboGas CCGT, (Combined Cycle GasTurbine ovvero centrale a ciclo combinato) è un tipo di centrale termoelettrica che produce energia elettrica utilizzando come materia prima il gas naturale.Ovviamente la centrale turbogas emette gas e polveri nell’aria. Per Aprilia quindi sarebbe una nuova fonte di inquinamento in un'area già a rischio per la presenza di due fabbriche farmaceutiche, una di vernici e l’altra di pesticidi, tutte altamente pericolose.
Domenica 16 Novembre 2008
NINO CIRILLOdal nostro inviatoAPRILIA (Latina) - Sulla prima, primissima fila di questa barricata c’è tutta la middle class di Aprilia: una direttrice didattica appena andata in pensione che sparge a piene mani il suo sperimentato carisma, un dentista che ha ripescato i suo vecchi studi di chimica e ora va pazzo per lo studio delle polveri da combustione, un cardiologo che ha scoperto su Internet come arrivare a tutte le indagini mondiali sulle malattie da inquinamento, un medico di famiglia -sua moglie- che dall’alto dei suoi milletrecentocinquantadue mutuati può ben dire di aver visto proprio il nascere di questa storia, quando una paziente si presentò a studio e le intimò: «Dottore’, guardi qua...».E allora guardiamo qua, dentro questo pozzo senza fondo di piccole e grandi omissioni, di inspiegabili ritardi, di vergognosi ripensamenti che è la centrale Turbogas di Aprilia. Guardiamola adesso che potrebbe essere l’ultima occasione, questi campi, questa casa colonica occupata dai “resistenti” dove ogni notte qualcuno viene a fare da sentinella. Guardiamo tutto adesso, che ci dormono Filippo e il suo cane - Filippo lavora la sera in un ristorante, unico vero proletario della favola- perché questione di giorni, forse di settimane, e potrebbe essere davvero troppo tardi.Se capitate di qui, date anche un morso al kiwi giallo, molto molto più dolce del verde, un vero prodotto IGP, perché anche questa potrebbe essere l’ultima volta. Rita Leli, che poi è la direttrice didattica in pensione di cui sopra, ne ha portati un cestino a testimonianza futura. «Falli maturare tra le mele, vedrai che sapore». Sicuramente non è frutto che può maturare tra le polveri avvelenate di una centrale a gas, è questo che Rita vuole dire.Ha modi gentili, ma un piglio da leader: «La nostra è una rete di cittadini, e io so come si gestisce una rete, a scuola l’ho sempre fatto. Questa centrale, qui, non dovrebbe mai essere arrivata. E invece siamo a passo dal peggio...Un saccheggio, come lo vuoi chiamare? Qui ci stanno trentamila persone, in 48 insediamenti abusivi, qui vivono, coltivano, muoiono in una zona che è già considerata tra le più inquinate non del Lazio ma d’Italia. Perché aggiungere veleni?».«Ci sono relazioni di fior di studiosi -è sempre lei che incalza- a dire che una centrale turbogas qui non ci può stare, fra uno stabilimento di insetticidi e tre fabbriche farmaceutiche. Eppoi c’è il bacino vulcanico, quello dei Colli Albani, lo stesso bacino monitorato da tutti gli esperti perché se solo sollecitato potrebbe procurare un dissesto idrogeologico. Sai a che distanza la Sorgenia prevede di far sorgere la sua centrale? A dodici metri, dodici metri appena: dimmi se non è una beffa». E’ una beffa sì, tutta questa storia è un beffa, perché parte dal 2002 e in un ottovolante di ordini e contrordini arriva fino a oggi, senza che nessuno si sia preso la responsabilità- Regione e Comune in testa- di dire alla Sorgenia che la centrale non s’ha da fare. Davanti a un caffè fumante la dottoressa Franca Nocita cala l’asso: «Lo sa che la Asl è venuta a chiederci perché mai in questa zona si spendono tanti soldi, molti più che altrove, per la ossigenoterapia? Glielo dico io: perché l’aria è già malata». Lei è una calabrese di Siderno, il marito cardiologo, il dottor Mario D’Ermo, viene invece dalla vicina Formia e tutti e due rimpiangono l’aria del mare, altro che Aprilia. Il dottor D’Ermo la butta in politica: «Marrazzo aumenta i ticket, ma non si chiede quanto costano alla comunità le malattie da inquinamento. Se solo se lo chiedesse la centrale, qui, non si farebbe mai».Neanche venti giorni fa,ad Aprilia, hanno fatto un bel corteo. Quattromila persone, ma anche una gran paura di scontri. Ci ha pensato Rita Leli: «Li ho guidati io i ragazzi. Loro sbuffavano, ma alla fine ho evitato gli eccessi. La polizia ci aspettava al varco, un minimo errore, magari sulla Pontina, e sarebbe stato il patatrac».Rita controlla, Marino e Franca studiano, il dentista -che si chiama Luca Zoboli- si aggiorna sulle polveri e Aprilia aspetta, in preda a una strana alchimia. Come se la gente di questa cittadina, così brutta a vedersi, così screditata da tanti anni di mala amministrazione, avesse deciso di stringersi -in un ritrovato senso civico- proprio attorno alla battaglia contro la centrale turbogas.
domenica 16 novembre 2008
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