La rubrica de La Piazza “visto da destra” mi ha fatto tornare in mente diversi interrogativi.
Cosa e chi oggi può definirsi di destra, centro o sinistra? E’ solo un riferimento all’attuale costituzione del parlamento italiano che non comprende però la sinistra, come circa il 30% dei cittadini? Il parlamento non è la risposta. Essere di destra o di centro significa essere moderato, conservatore o restauratore? Questo come si coniuga con coloro, non so sono una percentuale significativa, della destra e del centro favorevoli alla guerra, all’intervento armato fuori e dentro l’Italia? Essere di sinistra significa essere pacifisti, contro la guerra, gli armamenti, la partecipazione dal basso, la scelta della gestione del territorio in autonomia? Anche qui come conciliare con gli interventi armati fuori dall’Italia, con l’aumento delle spese militari decise dall’ultimo governo Prodi, con scelte che non facevano parte del programma elettorale come l’indulto, l’imposizione di progetti che amministrazioni locali e cittadini non vogliono? Essere di sinistra significa essere innovatori o progressisti? Perché allora continuare a parlare di progresso sostenibile quando sappiamo che il progresso se non è arrivato al massimo è già in regressione perché limiti fisici impongono la riduzione dei consumi, ma anche al ritorno di pratiche naturali? Qualcuno mi dice che sono di destra (o di centro o di centro sinistra) perché i grandi progetti daranno a cascata dei benefici a tutti anche agli ultimi della catena. Questo poteva essere fino a 30 anni fa. Oggi molti esperti a livello mondiale indicano nuove strade economiche, che partono dalle energie naturali e rinnovabili, all’efficienza e soprattutto ai bisogni primari della gente. Quindi partire dal basso può significare, oltre che risolvere i problemi reali delle comunità, creare un’economia solida che può autoalimentarsi ed essere sana. Fare un investimento dall’alto può creare un’economia che però termina nel breve periodo, come la provincia di Latina sta sperimentando dopo aver beneficiato delle industrie multinazionali che oggi si stanno, una dopo l’altra ritirando. Non avendo costruito un’economia locale autonoma oggi è in forte crisi. Così come non aver puntato sulle caratteristiche locali. Essere cristiani o cattolici o di altre religioni significa necessariamente votare per un certo schieramento anziché per un altro come spesso ci vorrebbero far credere e perché? Il Vangelo ci insegna che il primo nella storia che ha separato la religione dallo stato e quindi dal potere politico ed economico è stato Gesù (l’affermazione non è la mia ma del più noto “Mariologo”). Quindi difendere la Famiglia, la Persona, la Libertà, la Democrazia non può essere né di destra, né di sinistra, né di centro, devono essere valori certi di una società civile. Così come essere ambientalista non dovrebbe essere patrimonio di un solo schieramento o partito politico ma lo dovrebbe essere della maggioranza dei cittadini in una società. Chi può essere a favore del vantaggio di pochi a danno della salute della collettività, chi può ammettere il commercio quindi la speculazione e il guadagno a danno dei diritti primari della Persona, quali l’accesso all’acqua, all’aria, agli spazi per vivere, alla casa, l’istruzione, al lavoro? Chi può pensare che si possa vivere in una famiglia, paese, regione, stato in un pianeta senza regole condivise? Oppure chi può pensare che si possa assoggettare tutto alla propria vanità ed egoismo? Si può credere che in una società possa diventare civile e libera, quindi democratica quando l’informazione non è libera?
Quindi il mio ringraziamento va a tutti coloro che, definendosi di destra, sinistra o centro, si impegnano per il bene sociale, per il miglioramento della vita pubblica e quindi a vantaggio di tutti, che si confrontano e non solo della loro parte, come in modo autorevole dimostra La Piazza.
martedì 11 novembre 2008
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