domenica 23 novembre 2008
dissesto chi ha sbagliato pagherà?
La recente sentenza del consiglio di Stato sulla richiesta di revocazione della sentenza del dissesto, ancora una volta, non entra nel merito se vi erano le condizioni contabili per dichiarare il dissesto.Anzi si riporta:“Deducono i ricorrenti che, in sede di riaccertamento intervenuto nei primi mesi del 2007, è emerso un notevole avanzo di amministrazione alla data del 31 dicembre 2004 (pari a oltre un milione e 375mila euro) e che, contrariamente a quanto disposto dal Consiglio comunale di Pontinia nel 2004, non sussistevano le condizioni per la declaratoria dello stato di dissesto finanziario.”Di questo non vi è smentita né ci poteva essere considerati gli atti amministrativi inequivocabili.Inoltre la sentenza continua: “solo l’ipotesi (che esigenze di economicità del giudizio escludono di approfondire) che le valutazioni del Consiglio comunale di Pontinia del 2004 in ordine alla vicenda avrebbero potuto essere forse diverse ove si fosse usata un’altra metodologia per valutare le poste del bilancio. Un errore contabile, sempre (si ripete) a tutto concedere, ma non certo una contraffazione o una alterazione anche solo ideologica dei dati del reale” .Dal ciò si deduce che:- poteva essere usata un’altra metodologia per valutare le poste del bilancio che avrebbe portato ad un risultato diverso dal dissesto (come dimostra la stessa contabilità del comune di Pontinia degli anni interessati dal dissesto con delibere del 2007 e 2008);- che comunque errori contabili o altra metodologia contabile, pur essendo o potendo essere causa della dichiarazione del dissesto, da soli non possono portare alla revocazione dello stesso, ma solo la dimostrazione di contraffazione o una alterazione dei dati.La prima domanda: se il dissesto fosse stato dichiarato per errore o incapacità i cittadini e l’amministrazione se lo devono comunque tenere, anche se l’errore viene dimostrato come nel caso in questione?Pontinia continua a fare scuola in materia di sentenza in Italia suo malgrado.Il consiglio di stato sentenzia che le spese legali sono a carico dei ricorrenti, anche se altri hanno commesso errori contabili o di metodologia contabile. Per questi errori è stato quindi dichiarato un dissesto che si poteva evitare causando danni alla stessa amministrazione di gestione, metodologia e il costo sicuramente della commissione ministeriale che si poteva risparmiare. Senza contare la confusione che si è originata a causa di un dissesto molto discusso e del tempo che amministrativamente si è perso e che doveva essere impiegato per la normale amministrazione.Gli stessi errori hanno portato a causare danni ai cittadini, imposte e tributi locali al massimo dell’imposta, aumento del costo dei servizi, riduzione di alcuni.Per esempio anziché spendere centinaia di migliaia di euro per la commissione si potevano dare alle classe sociali più deboli, alle famiglie.Quindi le domande: i cittadini ricorrenti pagheranno le spese legali ma chi pagherà le spese dei danni recati all’amministrazione e ai cittadini? Se è un obbligo per i privati cittadini lo è anche per chi ha commesso errori, siano essi amministratori, consulenti o dipendenti? Di fronte a questa sentenza sarà l’amministrazione comunale ad attivarsi o dovranno essere ancora una volta i cittadini a chiedere questi danni e a riparare l’errore?Pontinia 21 novembre 2008 Ecologia e territorio Giorgio Libralato
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