La protesta corre rapida sul web e sono in tanti a metterci la faccia. “Not in my name”: Berlusconi, il premier italiano, non parla a nome mio, non mi rappresenta, americani vi chiedo scusa.
Ci sono Massimo da Verona e Francesco da New York, Gerardo d Milano e Samuele da San Sebastian, Alessandro da Como e Marina da Roma sul sito internet www.notspeakinginmyname.
com: volti di un Paese che non ci sta, non può proprio sopportare l’ultima gaffe dell’“eterno
bambino” Silvio.
Quell’infelice frase con la quale ha accolto il neo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama: “è
giovane, bello e abbronzato”.
Era evidente che per “abbronzatura” si intendeva il colore della pelle di Barack, quello che si porta dietro da quando è nato e che fa della sua elezione una svolta storica per tutto il mondo (mai prima d’ora c’era stato un presidente di colore negli Usa).
Se Berlusconi fa arrossire gli italiani, si sono detti i creatori del sito, è tempo di reagire: e cosa c’è di meglio di un volto giovane che mostra un cartello con su scritto “I’m italian and prime minister Silvio Berlusconi is not speaking in my name”?
Arrabbiati sembrano esserlo i nostri connazionali che hanno voluto “metterci la faccia”, e poi in ogni caso prevale il desiderio di chiedere scusa e di riabilitare il proprio paese agli occhi del resto del mondo: troppo spesso ci siamo sentiti additare come superficiali, incivili, persino maleducati. La politica, in genere, è specchio impietoso di un Paese: ne assorbe pregi e difetti, virtù e vizi. In
Italia, però, il divario tra la politica e la società civile è notevole e sembra risvegliarsi una coscienza critica che parte dal basso e dai giovani e in un cambiamento ci crede davvero. La Rete, poi, fa da collante dando consistenza alla rabbia troppo a lungo repressa, permettendo di esprimersi e confrontarsi con gli altri. Il presidente del Consiglio farebbe bene a tenerne conto e cercare il confronto, prima di trovarsi investito e travolto da un’onda violenta di dissenso.
www.notizieverdi.it
giovedì 13 novembre 2008
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2 commenti:
Latina operaia: di male in peggio.
(13 novembre 2008)
Per gli operai delle fabbriche della zona di latina e del pontino, anche la fine del 2008 porta ancora licenziamenti, cassa integrazione, scontri con i padroni, ambiguità e subordinazione dei sindacati al volere dei padroni. E' una crisi che dura senza soluzione di continuità dalla fine del 1999 , cioè da quando cominciò la lunga e dura lotta dei 500 operai della goodyear . Ve la ricordate la loro lotta contro la chiusura di una fabbrica in attivo e contro le morti per amianto e le altre sostanze cancerogene ? Lotta fatta con un comitato di lotta indipendente, dai sindacati e partiti, supini ai voleri dei padroni della multinazionale.
A distanza di ben 8 anni da quella vertenza ancora sacrifici e lotta per gli operai della zona. Negli ultimi giorni e settimane è toccata agli operai della Wyert Lederle (aprilia), della Pontigel (pontinia), della Coop. e team Service , rispettivamente con 144 operai in mobilità, con 10 altri licenziamenti; con 20 operai della 'La tecnica' che lavora all'interno della fabbrica del settore chimico-farmaceutico Pfizer, che rischiano il licenziamento, anche perchè la stessa Pfizer sarà venduta dalla direzione aziendale ad altro padrone, forse tedesco o cinese. Per non parlare degli operai della Gilt (ex arsol) di latina scalo, che con un accordo tra le parti sociali, vanno in cassa integrazione (12 operai) . Tutto questo accade in una situazione generale , che vede nella zona di latina, la presenza di 22 mila disoccupati, di cui 4 mila solo da 8 mesi a questa parte !
La crisi dell'ex , oramia, 3° polo industriale italiano, riflette la crisi generale dei sistema produttivo e finanziario internazionale, ed è quindi una crisi che viene da lontano e che non si ferma. Di certo non la fermeranno nè i politici locali, nè tantomemeno i sindacati nazionali e a livello locale, ache perchè stanno oggettivamente con la politica dei padroni.
Sta agli operai tutti e in particolare della zona di latina, di frosinone , del lazio , organizzarsi in proprio e resistere nelle fabbriche; ma sta agli operai tutti fare anche un salto di qualità nella lotta con i padroni e i loro governi: costruire e organizzare l'unico partito che li può rappresentare. Il partito degli operai.
roma 13 novembre 2008
aslo roma
fonte: operaicontroroma@yahoo.it
pc
grazie dell'informazione
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