La Finanza mette i sigilli al sito di conferimento dove negli Anni ‘80 vennero rinvenuti rifiuti tossici della camorra LATINA - Una valanga di guai sta precipitando sull’altra maxi discarica del Lazio, quella di Borgo Montello a Latina. Dopo l’arresto del suo gestore, Bruno Landi, avvenuto nell’ambito dell’inchiesta che vede coinvolto il signore dei rifiuti Manlio Cerroni, arriva un ennesimo provvedimento choc: il sequestro dei terreni su cui insiste l’impianto.
SITO SOTTO INCHIESTA - Tra i beni sequestrati dalla guardia di finanza di Roma all’imprenditore romano Giovanni De Pierro ci sono, infatti, anche i terreni dove sorge la discarica di Borgo Montello, in provincia di Latina. «Tale sito - si legge nel provvedimento di sequestro - è stato oggetto nel tempo di diverse indagini da parte di autorità giudiziarie in merito alla nota vicenda dell’interramento, avvenuto negli anni Ottanta, di fusti contenenti rifiuti chimici, altamente tossici, ad opera del clan dei Casalesi».
Invasi per i rifiuti a Borgo MontelloINFLUENZA CASALESE -L’area posta sotto sequestro si trova già nel mirino della procura antimafia che ha apertoun’indagine dopo le dichiarazioni dell’ex boss dei Casalesi Carmine Schiavone che indicava Montello ed il basso Lazio come zone in cui il clan faceva affari smaltendo illegalmente ogni sorta di rifiuti. Le dichiarazioni del boss rese alla commissione parlamentare d’inchiesta nel 1997 sono state desecretate nell’ottobre 2013 fornendo un quadro inquietante del modus operandi del clan, anche se per molti aspetti era già noto. Latina, dunque, emerge come solido avamposto della camorra da almeno trent’anni, grazie anche alla presenza stabile in terra pontina del cognato di Carmine Schiavone - Michele Coppola - cui erano stati affidati i terreni a ridosso della discarica ed altre proprietà agricole poco distanti che rientravano sempre nelle disponibilità del clan. Ad oggi la ricerca dei fusti tossici nei vecchi invasi non ha sortito alcun risultato.
Uno dei fusti di rifiuti tossici rinvenuti a Borgo Montello negli anni OttantaL’INQUINAMENTO - Occhi puntati anche sulla vicenda dell’inquinamento delle falde acquifere - con livelli impressionanti di piombo, rame e zinco - dovuto alla presenza della maxi discarica di Latina. Il processo in cui anche la Regione Lazio si è costituta parte civile riprenderà con una nuova udienza il prossimo 12 febbraio con il deposito della perizia del consulente tecnico del Gup. Alla sbarra, accusati di non aver effettuato i necessari lavori sugli invasi per evitare lo sversamento del percolato nell’ambiente ci sono Vincenzo Rondoni e Bruno Landi, vertici della società Ecoambiente, e l’imprenditore Nicola Colucci.
MONTE INFERNO - L’infinita vicenda della discarica pontina, anche sulla scorta del rinnovato interesse determinato proprio dalle dichiarazioni dell’ex boss dei casalesi Carmine Schiavone, sta diventando un documentario - intitolato «Monte Inferno» - alla cui regia sta lavorando Patrizia Santangeli, esploratrice della realtà locale anche nel suo recente «Visit India», dedicato ai braccianti indiani che vivono a Latina. Il lavoro di indagine passa in rassegna gli aspetti sociali e i drammatici risvolti di cronaca ( come il delitto di Don Cesare Boschin) che si snodano intorno ad un borgo di appena tremila anime diventato ormai tra i più malsani d’Italia.
29 gennaio 2014
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