Nel frattempo sabato scorso i contendenti di Acciaitalia hanno rilanciato, presentando una nuova offerta da 1,85 miliardi (650 milioni in più rispetto a quella iniziale e 50 in più rispetto ad Am Investco), con quasi 5 miliardi di investimenti totali e l’impegno ad assumere da subito 9.800 dipendenti di cui 2.000 impegnati nella realizzazione degli investimenti ambientali e industriali. La precedente offerta prevedeva 7.800 posti, contro i 9.400 di Am Investco, che però intende in seguito lasciare a casa altre persone scendendo a 8.400 nel 2023. Per gli interventi ambientali il compratore avrà a disposizione anche 1,1 miliardi di euro sugli 1,3 frutto del patteggiamento fra Adriano Riva e il Tribunale di Milano firmato nelle settimane scorse.
Ma il ministro Carlo Calenda, forte del parere dell’Avvocatura dello Stato (che però si è espressa su eventuali rilanci solo sul prezzo), ha sbarrato la strade facendo sapere che “le procedure di gara non si cambiano in corsa o peggio ex post”. Per di più il rilancio è ritenuto “non conforme” perché porta solo le firme di Jindal e della Delfin di Leonardo Del Vecchio, mentre Cassa depositi e prestiti e Arvedi si sono sfilati dalla cordata che si era iscritta alla gara. Jindal South West e Delfin si sono impegnati a rilevare pariteticamente le quote degli altri soci (27,5% di Cdp e 10% di Arvedi) e sostenere da soli gli impegni. Tra cui quello di riportare la produzione dell’area a caldo ai suoi valori storici di circa 10 milioni di tonnellate, contro i 6 milioni di oggi, e “l’impiego di tecnologie innovative, non ancora attuate in Europa, atte a determinare una sensibile riduzione degli impatti ambientali“. In particolare il piano prevede investimenti in “tecnologie a gas e elettriche che riducono l’uso del carbone“ e le relative emissioni.
“Non abbiamo nessuna intenzione di ritardare l’aggiudicazione della gara”, ha confermato il ministro per Coesione territoriale e Mezzogiorno Claudio De Vincenti. “Ci tengo a sottolineare che le due offerte su cui si è espressa la valutazione e la proposta dei commissari sono offerte elaborate in mesi di lavoro delle due cordate, queste proposte fanno testo, non le improvvisazioni dell’ultima ora”. In attesa del decreto, i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm Marco Bentivogli, Maurizio Landini e Rocco Palombella hanno scritto al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e a Calenda chiedendo la convocazione di un incontro preventivo per “poter esplicitare le valutazioni sindacali su una vicenda strategica per il paese e per il mondo del lavoro, quale quella dell’Ilva”. Anche da Genova, dove gli operai impiegati negli stabilimenti Ilva di Cornigliano e Novi Ligure hanno scioperato per otto ore e marciato fino al centro della città, è partito un documento indirizzato al governo: rappresentanti dei lavoratori e delle istituzioni, tra cui il sindaco Marco Doria e il governatore Giovanni Toti, chiedono un incontro urgente e il rispetto dell’Accordo di programma del 2005 sull’Ilva di Genova, che tutelava i livelli occupazionali. Il testo è stato sottoscritto anche dal prefetto Fiamma Spena e dal presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Paolo Emilio Signorini. di F. Q. | 5 giugno 2017 http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/06/05/ilva-sindacati-chiedono-un-incontro-al-governo-prima-del-decreto-no-di-calenda-alla-nuova-offerta-di-jindal/3636238/
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