Elaborazioni originali e cinque proposte innovative per le Green Cities
Esce oggi on-line l’e-book “Caring for our soil – Avere cura della natura dei territori”, il Report 2017 del WWF Italia (scaricabile qui) che vede il contributo di 27 tra docenti universitari (Camerino, Firenze, L’Aquila, Roma Tre, Tuscia), esperti di Istituti di Ricerca (ISPRA e ISTAT), rappresentanti delle Istituzioni (come la Commissione Europea). Il Report offre analisi e proposte originali utili alla comprensione delle dinamiche del consumo di suolo in atto e per governare lo sviluppo delle aree urbanizzate, garantendo nel contempo, la tutela e la resilienza del patrimonio naturale e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Fa così un ulteriore salto di qualità l’elaborazione del WWF che nel 2013 e nel 2014 ha già prodotto sull’argomento i report “Riutilizziamo l’Italia”.
Il Report WWF nel 2017 presenta infatti elaborazioni originali che favoriscono una lettura analitica più raffinata di ciò che sta avvenendo nel nostro Paese:
- Un territorio polverizzato - Se oltre alla espansione urbana consideriamo le infrastrutture, scopriamo che la quota di territorio che si può considerare completamente artificializzato nel nostro Paese sale dal 7% al 10% e che aver investito prevalentemente nella realizzazione di strade e autostrade ha favorito la diffusione di una peculiare patologia nazionale: la polverizzazione dell’edificato, a bassa densità, in aree molto vaste (sprinkling), facilitata dallo squilibrio in favore della mobilità su gomma (l’Italia è seconda solo al Lussemburgo nella classifica europea della motorizzazione privata: con 608 veicoli per 1000 abitanti).
- Isole di Natura - Una patologia quella dello sprinkling che, come viene ricordato nel Report WWF, incide sulla rete ecologica e contribuisce alla insularizzazione degli habitat naturali più preziosi del nostro Paese. Nella fascia di 1 km in immediata adiacenza ai Siti di Interesse Comunitari, negli ultimi 50 anni, l’urbanizzazione è salita da 84mila ettari a 300mila ettari, con un incremento medio su scala nazionale del 260%, dilapidando così il nostro capitale naturale.
- Aree interne insidiate - Anche le aree interne, in delicato equilibrio, non sono state risparmiate. Negli ultimi 50 anni nei Comuni della dorsale appenninica localizzati nelle aree a maggior rischio sismico (sono 1.750 i Comuni che sorgono nelle zone classificate 1 e 2, il 22% del totale dei Comuni italiani), si scopre che l’espansione urbana è andata avanti ad un ritmo del 3% l’anno, occupando nuove aree per un totale di circa 2.200 km2 (pari all’attuale superficie urbanizzata della regione Emilia Romagna).
- A queste analisi originali sviluppate dal Gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila, che da anni collabora con il WWF, si aggiunga che, secondo l’ISTAT, dal Secondo Dopoguerra ad oggi, si è avuta in Italia una repentina riduzione delle superfici agricole, pari a più di 10 milioni di ettari, a causa dei mutamenti socioeconomici legati in particolare allo sviluppo della urbanizzazione. Solo negli ultimi 10 anni nel nostro Paese abbiamo perso circa 1.5 milioni ettari di superficie agricola utilizzata (SAU) che oggi ammonta complessivamente a 12.885.000 ettari.
- Il report WWF offre anche idee e proposte di strumenti innovativi per le Green cities, per migliorare la pianificazione urbana, recuperare le aree dismesse e contaminate, diffondere i giardini condivisi e gli orti urbani, ridurre i consumi energetici delle aree edificate e promuovere la mobilità dolce (pedonale e ciclabile).
- Bilancio del consumo di suolo - Per programmare e realizzare interventi urbanistici contenendo il consumo di suolo si propone che i Comuni adottino, non tanto e solo un obiettivo di “consumo di suolo zero”, ma un “bilancio del consumo di suolo”, che consenta di contenerlo, attraverso meccanismi dinamici di controllo e governo delle trasformazioni in atto, basate sul riuso di spazi ed edifici, su strumenti perequativi, di scambio di crediti, di incentivazione, di fiscalità e di sanzione che sono stati descritti in una proposta di legge depositata in Parlamento.
- La “salute ambientale” dei siti contaminati - Per recuperare le aree contaminate si tratta di avere come rifermento oltre alla salute umana - non sempre garantita pienamente dagli interventi di bonifica (che hanno come parametro l’accettabilità sociale del rischio) - la “salute ambientale” del suolo, come corpo vivo e risorsa non rinnovabile sulla scala dei tempi umani e capace di generare servizi ecosistemici. Servizi come quelli di assorbire e metabolizzare le sostanze, depurare le acque, regolare e filtrare i flussi delle precipitazioni, favorire l’agricoltura, etc.
- L’autosufficienza energetica - Per contenere il consumo di energia e le emissioni di gas serra nelle aree urbane, si suggerisce di realizzare insediamenti a tendenziale autosufficienza energetica, con impronta energetica vicino allo zero o addirittura negativa, che favoriscano lo sviluppo di politiche integrate di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici, contrastando la crescita della superficie urbanizzata pro capite e la dispersione insediativa e limitando la dispersione termica e i consumi di energia.
- Il valore dei giardini condivisi - Per recuperare territori dismessi, marginali o anche contaminati, diventa centrale la proposta dei giardini condivisi e degli orti urbani, che rappresentano un fenomeno - presente in tutte le città del mondo - di impegno civico in campo ambientale e sociale delle comunità. I cittadini avviano percorsi di sostenibilità nelle città per la riqualificazione delle aree verdi, che permettono di ri-immettere in un’economia circolare il valore del suolo e dei servizi ecosistemici da esso garantito.
- Strade che favoriscano la mobilità dolce - Per favorire la mobilità sostenibile (in un solo anno, tra il 2010 e il 2011, la quota di spostamenti in bicicletta in Italia è passata dallo 0,4% al 4%) si deve partire dalla stessa progettazione delle strade, che devono diventare uno spazio più equo, che favorisca la convivenza con la mobilità dolce (anche pedonale) come accade in molte importanti città europee (come, ad esempio: Copenaghen, Berna, Basilea, Trondheim, ecc.).
Rispetto dell’ambiente, benessere ed equità sociale sono alla base dell’obiettivo del nuovo report del WWF sul consumo di suolo, di questa nuova proposta che si ripromette di: “Caring for our soil - Avere cura della Natura dei territori”.
“Possiamo prenderci cura del Pianeta trasformandoci da consumatori in risparmiatori, e investendo nel nostro capitale naturale. Le attività umane stanno cambiando radicalmente gli equilibri naturali: il sistema Terra, negli ultimi 300 anni, a partire dalla rivoluzione industriale, è stato sottoposto a trasformazioni superiori a quelle dei precedenti 4,6 miliardi di anni (che sono state causate dalle forze di origine astronomica, geofisica e interna allo stesso sistema). “Avere cura” vuol dire innanzitutto conoscere le componenti ecologiche e la loro importante funzione, essendo consapevoli che c’è bisogno di un forte cambiamento per il futuro: questo nuovo report del WWF vuole essere un strumento utile a disposizione di tutti (studiosi, cittadini, istituzioni) per “avere cura” della Natura dei territori”. Lo dichiara la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi che conclude: “Nel nostro paese gli habitat ecologicamente intatti sono in costante riduzione, solo l’11% dei fiumi alpini si salva da interventi artificiali e dallo sfruttamento; solo il 30% delle coste è rimasto nel suo stato naturale mentre il 50% risulta compromesso; l'80% delle dune è scomparso. Il suolo, risorsa non rinnovabile e bene comune, svolge funzioni vitali per l’ecosistema, la resilienza dei sistemi naturali, la produzione alimentare, la conservazione delle risorse idriche, lo stoccaggio del carbonio: contenere il consumo di suolo è fondamentale per limitare il rischio idrogeologico, garantire la resilienza dei sistemi naturali e favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici. È quindi indispensabile stabilire per legge quali siano le soglie da non superare”. http://www.wwf.it/news/notizie/?31761/Il-nuovo-report-del-WWF-sul-consumo-di-suolo-in-Italia
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