Le inchieste sui rifiuti:
il caso Indeco e Green Holding
Il 2014 è stato percorso dalle varie
inchieste sui gruppi di gestione dei rifiuti: il gruppo Cerroni (con
Landi ed altri), il gruppo Colucci, il gruppo De Pierro e infine
Indeco e Green Holding, con gli arresti del mese scorso, tutti
rimessi in libertà dal Tribunale del Riesame. Per ogni inchiesta e
reato vale il principio dell’innocenza fino all’eventuale
condanna definitiva. Per il gruppo Indeco e Green Holding quanto
stabilito dal tribunale del Riesame sembrerebbe escludere addirittura
l’esistenza del reato contestato. Bisogna sempre attendere la
conclusione delle indagini e gli eventuali processi. Di certo
ricordiamo le importanti dichiarazioni degli Inquirenti, sia in
conferenza stampa, nelle interviste e nelle trasmissioni tv che
facevano pensare ad altri sviluppi. Rimane il ringraziamento agli
organi di Polizia e del Tribunale che hanno messo in evidenza con
coraggio e competenza una situazione critica nella gestione del ciclo
dei rifiuti. Diversi cittadini di Borgo Bainsizza hanno espresso
anche pubblicamente l’apprezzamento e il sostegno ai Magistrati e
alla Questura.
La parte politica
Se la parte giudiziaria è in attesa di
sviluppi, chiarimenti, pubblicazione di atti che rendano più chiara
la situazione, rimane la forte presa di posizione della parte
politica. Il Sindaco Di Giorgi, l’allora vice sindaco Fabrizio
Cirilli ed ex assessore all’ambiente avevano chiesto con chiarezza
e decisione il cambiamento della norma per lasciare in mano pubblica
e certa la quota per la gestione post mortem di invasi e discarica.
In questo sono stati appoggiati da diversi esponenti locali e
regionali e anche da alcuni consiglieri regionali. La parte più
eclatante va sicuramente alla commissione parlamentare sui rifiuti
che come primo atto hanno effettuato un sopralluogo di
approfondimento proprio nella discarica di Borgo Montello.
I problemi della discarica
non solo post mortem
Ovviamente per i cittadini più che dei
soldi per la gestione del post mortem interessa la situazione attuale
e quella passata di evidente inquinamento delle falde e dell’aria
più volte ribadito anche nel 2014 insieme alla gestione non conforme
del ciclo dei rifiuti, anche questa certificata nel 2014 che ha
portato alle sanzioni della UE per le discariche della regione Lazio.
Manca l’analisi epidemiologica, le indicazioni e le precauzioni per
l’evidente inquinamento. Il CTU Dottor Munari del Tribunale di
Latina oltre a confermare l’inquinamento delle falde già
riscontrato dall’Arpalazio dal 2005 mette in serio dubbio la
validità della bonifica e la correttezza dei controlli e monitoraggi
dall’ArpaLazio stessa. Se è evidente, da quanto stabilito dal
Tribunale del Riesame che la normativa attuale, sicuramente da
rivedere, consente di investire (e quindi di mettere a rischio) le
somme del post mortem, con la possibilità che poi questi soldi
ancora una volta ce li debba mettere la parte pubblica, è chiaro che
qualcosa deve migliorare nella parte di controllo e di rilascio di
autorizzazioni. Ricordiamo che le indagini (e questo non mi sembra
sia stato smentito) che le autorizzazioni sono state facilitate da
chi doveva controllare e tutelare i cittadini. Visto l’inquinamento
accertato e il mancato rispetto delle prescrizioni qualcuno, nelle
istituzioni, dovrà spiegarne il motivo. Possibilmente con regole
che, una volta tanto, tutelino la salute pubblica, l’ambiente e
l’agricoltura di qualità
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