BINARI
Il
decreto competitività elimina un vecchio sussidio
per
il prezzo dell’energia, ma i benefici ci sono solo per le Fs
di Daniele
Martini
Secondo
Wikipedia,
la
competitività “è la
capacità
di un’azienda,
di
un ente pubblico o di
un
territorio di fornire
beni
o servizi concorrenziali”.
Se
è così, allora
il
decreto battezzato
dal
governo di Matteo
Renzi
della “competitività”
(il
numero 91)
usurpa
il titolo. Almeno
per
quel che riguarda il
trasporto
delle merci su
ferrovia.
Invece di mettere
sullo
stesso piano
tutti
gli attori di quel
segmento
economico, il
provvedimento
crea figli
e
figliastri.
I
figli, anzi, il figlio è la
divisione
merci di Trenitalia
delle
Ferrovie
dello
Stato, i figliastri le
aziende
private. Forse
con
l’intenzione di dare
un
aiutino al disastrato
cargo
delle Ferrovie
pubbliche
precipitato
da
63 milioni di treni a
chilometro
del 2008 a 28
milioni
l’anno passato,
il
governo azzoppa i privati
cresciuti
nello stesso
periodo
da 3 a 13 milioni.
Il
risultato è che il
trasporto
merci italiano,
già
piccolo di suo, rischia
di
diventare un
nano.
E con esso i porti
che
con il trasporto
merci
su ferrovia vivono
in
un rapporto simbiotico.
La
genesi del decreto ha
un
antefatto nobile: la
volontà
del governo di
cancellare
un anacronistico
vantaggio
concesso
alle
Ferrovie per il
prezzo
dell’elettricità. È
una
storia vecchia di
mezzo
secolo, risalente
ai
tempi della nazionalizzazione
dell’energia
elettrica.
Le Ferrovie
erano
proprietarie di
numerose
centrali, soprattutto
idroelettriche,
ma
dovettero cederle allo
Stato
che in cambio
accordò
alle Fs uno
sconto
sul prezzo dell'elettricità.
Di
quel privilegio
dopo
tanto tempo
non
si ricordava più
quasi
nessuno, ma alla
ricerca
di risparmi il governo
Renzi
ha deciso di
cancellarlo.
Il problema,
però,
è che per sopprimere
un’assurdità,
il
governo
ne ha creata
un’altra.
IL
DECRETO stabilisce
che
lo sconto non valga
più
per le aziende ferroviarie
che
svolgono servizi
a
mercato. Tutte le
aziende,
sia pubbliche
sia
private. Nel trasporto
viaggiatori
vengono
messe
sullo stesso piano,
per
esempio, l’alta velocità
delle
Ferrovie statali
che
è a mercato, ma pubblica,
con
l’alta velocità
dei
privati della Ntv di
Luca
Cordero di Montezemolo
e
Diego Della
Valle.
E fin qui tutto bene,
anche
se, è facile prevederlo,
i
biglietti delle
Frecce
e dei treni Italo
saranno
aumentati. Il
decreto
prevede, però,
che
lo sconto resti in vigore
per
il servizio ferroviario
universale,
cioè
per
quei treni che viaggiano
in
perdita non riuscendo
a
ripagarsi da soli
con
i biglietti e le tariffe
e
che quindi lo Stato sovvenziona.
E
qui cominciano
i
guai. Sia nel settore
viaggiatori
sia in
quello
merci il servizio
universale
è svolto dalle
Ferrovie
pubbliche. Nel
settore
passeggeri esistono
anche
alcune
aziendine
non Fs, ma le
Fs
agiscono quasi in
beata
solitudine e il problema
della
concorrenza
non
si pone. Per le merci,
invece,
il discorso è
diverso
perché in questo
ambito
ci sono numerose
società
private. La
conseguenza
è che nel
settore
merci solo le Ferrovie
statali
continuano
a
beneficiare dello sconto
elettrico,
mentre i privati
vengono
bastonati.
Secondo
i calcoli di Fercargo,
l’associazione
diretta
da
Giacomo Di Patrizi
che
raggruppa le
aziende
del trasporto
merci
private sia italiane
sia
straniere, l’aumento
scaricato
sui privati dal
governo
è considerevole,
120
milioni di euro
l’anno,
con un aumento
del
costo a chilometro
da
3 a 4 euro. Un incremento
del
10 per cento
rispetto
al fatturato e ciò
metterebbe
a rischio il
lavoro
di centinaia di
ferrovieri.
L’aumento
punisce
anche i porti italiani
da
dove le merci
vengono
spedite via treno
verso
Svizzera, Austria
e
Germania del sud
e
che stavano riconquistando
competitività
nei
confronti
degli scali del
nord
Europa sempre più
congestionati
e costosi.
Sarà
una coincidenza,
ma
l’aggravio di 120 milioni
di
costi imposto ai
privati
coincide proprio
con
la somma che ogni
anno
da più di un decennio
lo
Stato sborsa a Trenitalia
proprio
per il pagamento
del
servizio
universale
merci. Cifra
che
l’Unione europea
intende
cancellare considerandola
un
aiuto di
Stato
mascherato.
il fatto quotidiano 16 luglio 2014
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