mercoledì 2 luglio 2014

“Armi chimiche, troppi segreti: ministri non venite” L’ALLARME DEI SINDACI DI SAN FERDINANDO E ROSARNO: “TRASBORDO PERICOLOSO, IL GOVERNO CI HA TENUTO ALL’OSCURO ”


di Enrico Fierro
inviato a Gioia Tauro (Reggio C.)
La seconda nave è arrivata
all’alba, alle
quattro del mattino,
con un’ora di anticipo
rispetto ai tempi previsti. È
la Ark futura, partita dalla Siria
con un carico che parla di morte
e distruzione: 600 tonnellate
di armi chimiche. Micidiale Sarin,
iprite e gas mostarda che
verranno caricati sulla Cape
Ray. Le due navi sono una al
fianco dell’altra nel porto, tutto
è pronto per il trasbordo, tutto
è prontissimo, assicurano dalla
sala operativa della prefettura,
in caso di emergenze.
SULLE BANCHINE di Gioia
Tauro sono state organizzate
due stazioni di decontaminazione,
un posto medico avanzato,
una piazzola per l’atter -
raggio di elicotteri di soccorso,
più due percorsi. Uno lo chiamano
pulito” e serve all’in -
gresso dei vigili del fuoco in
zona di eventuale contaminazione”
l’altro, invece, lo definiscono
sporco” e serve all’usci -
ta di persone “eventualmente
contaminate”. Basterebbero
solo i nomi a far tremare le vene
ai polsi agli abitanti della Piana.
Invece non si muove una foglia,
nei Comuni che circondano il
porto, Rosarno, San Ferdinando,
Gioia, la gente è totalmente
disinteressata. “Il porto? Sappiamo
solo che siamo ancora in
cassa integrazione. Il resto sono
solo minchiate della politica” ci
dice un ex portuale.
SAN FERDINANDO, sede del
Comune. Il sindaco Mimmo
Madafferi, 74 anni e tessera del
Pd in tasca, è furibondo. “In
Prefettura non vado, basta, mi
sono rotto. Il governo ci sta
prendendo in giro, siamo
all’oscuro di tutto, non sappiamo
neppure che tipo di sostanze
saranno trasbordate. Dicono
che arriva il ministro Galletti (a
mezzogiorno terrà una conferenza
stampa, ndr), se lo tengano
a Reggio, per quanto mi riguarda
non ho intenzione di ricevere
nessun esponente del
governo. Parlano del porto,
della sua eccellenza, ci prendono
in giro da anni con questa
storia, la verità è che con questa
operazione si spalancano le
porte ad un uso militare delle
nostre banchine. Possono fare
tutto perché qui la gente è rassegnata”.
Bar di fronte al Municipio, gelati
nella brioche e una foto in
bianco e nero. 25 aprile 1975,
9,30 del mattino, il ministro
della Cassa per il Mezzogiorno
Giulio Andreotti assiste alla
posa della prima pietra per la
costruzione del porto di Gioia
Tauro, “base d’asta 100 miliardi
informano le cronache
dell’epoca – il più importante
appalto indetto in ogni tempo
nel nostro Paese”. Al rinfresco
che seguì, dicono fossero presenti
importanti esponenti del
clan Piromalli.
Rosarno, qui è sindaco Elisabetta
Tripodi, Pd anche lei.
Neppure io sono molto d’ac -
cordo con questa operazione,
innanzitutto per una questione
di metodo, noi sindaci e la gente
del posto, lo abbiamo saputo
dai telegiornali. Poi per la scelta
di Gioia Tauro, infelice. La realtà
è che qui abbiamo un porto
in crisi e una cassa integrazione
che dura da tre anni. Ma la gente
è rassegnata, c’era più movimento
e protesta a gennaio.
La Calabria è senza voce, si sente
suddita”. Mauro Francesco
Minervino è un antropologo
che da anni denuncia lo scempio
ambientale della sua regione.
Il suo libro più ferocemente
contestato dal sistema di potere
è La Calabria brucia.
QUESTA è una regione saccheggiata,
massacrata da abusi
di ogni tipo. Le navi con le armi
chimiche sono la dimostrazione
che esiste una sorta di diritto
di prelazione sulla Calabria da
parte delle grandi potenze e dei
gruppi di potere. Qui c’è una
sorta di extraterritorialità del
diritto internazionale e dei diritti
civili. Lo dico perché c’era -
no mille altri porti, penso al
Nord Africa e a Malta, da utilizzare.
Ma hanno scelto questa
terra, perché a Gioia Tauro le
cose sporche le hanno già fatte.
La Calabria è una regione acefala,
la politica è debolissima, a
Roma non contiamo un tubo, e
qui stanno morendo anche i
giornali”. Esagera lo studioso
Minervino? Non proprio. Da
mesi la Regione non ha più il
presidente, Giuseppe Scopelliti,
costretto a dimettersi dopo
una condanna a sei mesi per
falso in bilancio. Nel senso che
formalmente Scopelliti non c’è,
ma continua a firmare atti e il
Consiglio è ancora in piedi.
Con la totale complicità delle
rachitica opposizione del Pd. I
giornali. L’Ora della Calabria,
quella dello scandalo Gentile,
ha chiuso i battenti e il Quoti -
diano, presente in tutte le province
e anche in Basilicata, è
stato di fatto assorbito da un
piccolo giornale di Avellino.
Da poco è nato Il Garantista, finanziato
da una cordata di imprenditori
locali, molto schierato
su battaglie contro il carcere
duro per i mafiosi e lo scioglimento
dei comuni condizionati
dalla ’ndrangheta. “E noi
siamo soli – ci dice Mimmo
Macrì, portuale del sindacato
Sul – non sappiamo cosa c’è in
quelle navi, la realtà è che per
due giorni ci metteranno tutti
in cig. C’è tanta rabbia, ma nei
singoli. La gente è sfiancata dalle
promesse”. Il Porto doveva
essere l’Eldorado, il Quinto
centro siderurgico la fine della
disoccupazione. Mille e 300
miliardi di investimento, ottomila
posti di lavoro. Pane e prosperità.
Alla fine, solo promesse
e appalti inutili che hanno trasformato
quattro pecorai delinquenti
nella più potente holding
criminale d’Europa.

il fatto quotidiano 2 luglio 2014

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