sabato 11 gennaio 2014

scandalo e arresti rifiuti Roma, “l’altra casta”: i funzionari intoccabili


L’ARRESTO DEL “SUPREMO” DEI RIFIUTI MARIO CERRONI RIPORTA ALLA LUCE IL MONDO SOMMERSO DEGLI ALTI DIRIGENTI, QUELLI CHE DECIDONO TUTTO
di Daniele Martini
Roma
Incistata nella casta dei
politici c’è anche un’altra
casta a Roma e nel Lazio. Incolore,
poco appariscente,
defilata, affollata di personaggi
che alle ribalte preferiscono
l’acquario dei silenzi,
ma capace di prendersi un
enorme potere di condizionamento,
interdizione e indirizzo
della cosa pubblica.
È LA CASTA degli alti funzionari
pubblici, inamovibili
e longevi come tartarughe, i
mezzi politici riciclati, i dirigenti
comunali di fascia alta,
i mandarini delle municipalizzate
abbarbicati agli
uffici a dispetto di ogni cambio
di maggioranza. L’affare
Malagrotta e l’arresto di un
bel po’ di vassalli del “Supre -
mo Grande Immondezzaro”
Manlio Cerroni – tutti accusati
di aver fatto sistema per
condizionare le scelte nella
gestione dei rifiuti – hanno
indirizzato un fascio di luce
su questo mondo semisommerso
e su chi ne fa parte.
Personaggi anfibi come Bruno
Landi, ex presidente socialista
del Lazio ai tempi
della Prima Repubblica, alla
metà degli anni Ottanta. E
già allora in contatto con
Cerroni per autorizzazioni e
affari, poi diventato un dirigente
a libro paga delle
aziende del Supremo come la
Ecoambiente di Latina o la
Ecologia Viterbo. O Giovanni
Hermanin, fondatore di
Legambiente e dei Verdi,
consigliere regionale del Lazio,
assessore con i democratici,
poi capogruppo della
Margherita, dirigente dell’Ama
(l’azienda comunale dei
rifiuti), legatissimo a Mario
Di Carlo, un altro un po’ po -
litico, un po’ amministrato -
re, un po’ esperto, morto nel
2011, anello di congiunzione
con il Supremo Cerroni. E
poi i dirigenti pubblici: R aniero
De Filippis, indicato
dagli inquirenti come il “rac -
cordo tra la politica e la parte
burocratica” e Luca Fegatelli,
presenza fissa nell’Area rifiuti
del Lazio da 16 anni, presidente
di collegi arbitrali tra
Regione e Cerroni dai quali
quest’ultimo è uscito fregandosi
le mani, uno che solo il
nuovo governatore Nicola
Zingaretti è riuscito a schiodare
dalla scrivania.
Accanto a questa storia di
Malagrotta ne stanno spuntando
un altro paio di cui
l’altra casta romana è protagonista:
quella dell’Acea e
quella della riassunzione in
Campidoglio di un dirigente
già collaboratore del sindaco
passato, Gianni Alemanno.
Il tizio si chiama Giuseppe
Canossi e gode dell’appoggio
incondizionato del potente e
inamovibile segretario comunale,
Liborio Iudicello. All’Acea,
la grande municipalizzata
di luce e acqua, a sei
mesi dall’elezione di Ignazio
Marino restano alla guida
manager come Giancarlo
Cremonesi , presidente, e
Paolo Gallo, amministratore
e direttore generale. Il primo
voluto da Alemanno, il secondo
in solida sintonia con
il costruttore Francesco Gaetano
Caltagirone, azionista
privato con il 16 per cento
del gruppo pubblico controllato
dal Comune con il 51.
Dall’alto dei loro superstipendi
(1 milione 800 mila di
costo totale per Gallo, un po’
più di 400 mila di retribuzione
per Cremonesi) i due
continuano a spingere in una
direzione opposta a quella
della nuova maggioranza.
IL SINDACO Marino vorrebbe
unificare Acea ed Ama
(rifiuti) per superare il sistema
vecchio delle discariche
tentando di fare a Roma ciò
che non è stato mai fatto, e
cioè non solo raccogliere
l’immondizia, ma anche
trattarla, bruciandola in impianti
adatti a produrre elettricità.
Caltagirone, invece,
per l’Acea e l’immondizia ha
tutto un altro progetto basato
proprio sull’aumento
delle discariche. A questo
scopo ha provato a sostituirsi
a Cerroni comprando da lui
Malagrotta ma soprattutto le
aree del dopo-Malagrotta,
candidate a ospitare altre
montagne di pattume.
PROSEGUENDO imperterrito,
il duo Cremonesi-Gallo
ha cambiato negli ultimi
tempi ben sette dirigenti di
punta di Acea. L’ultimo proprio
ieri: alle relazioni esterne,
al posto di Maurizio Sandri
licenziato, ma reintegrato
dai giudici, è stato assunto
Stefano Porro su indicazione
del consigliere di Caltagirone,
Fabio Corsico.
Porro è ex consulente di Antonio
Bassolino a Napoli, poi
passato con il ministro pdl
Paolo Romani e, infine, con
il suo successore allo Sviluppo
economico Corrado Passera. il fatto quotidiano 11 gennaio 2014


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