La ricerca dell'organizzazione americana è durata sei anni e ha censito palmo per palmo il territorio africano alla ricerca di leoni per avere una stima aggiornata del numero di animali presenti nella zona. Fino al 2005 si pensava che ci fossero almeno 21 aree protette dove i panthera leo, la specie di leone africano più diffusa in questa area, vivessero in tranquillità. Invece non è così. Le aree protette dove si trovano i felini sono solo 4, nel complesso di parchi W-Arly-Pendjari che attraversa i confini di Benin, Burkina Faso e Niger e in altri tre siti tra Senegal e Nigeria. Quello che colpisce è anche la bassissima densità, che conta circa 1 leone per 100 chilometri quadrati. Dati lontanissimi da quelli riscontrati poco distante, in Africa orientale, dove la popolazione felina è anche 15 volte più densa.

Un lavoro estenuante a causa delle precarie condizioni in cui versano i parchi nazionali visitati dagli esperti: "A causa della mancanza di strade in alcune aree protette, abbiamo dovuto svolgere a piedi molti lavori di indagine con escursioni fino a 600 chilometri attraverso terreni accidentati" ha detto Philipp Henschel, il coordinatore della ricerca alla rivista Scientific American. La zona in questione comprende alcuni tra i paesi più poveri del mondo, che non hanno i fondi per gestire i parchi e per tenerli in condizioni adeguate. I ricercatori hanno scoperto che questi parchi non hanno controlli di sicurezza e non riescono a gestire la presenza degli animali al loro interno: "Sono parchi di facciata", li ha definiti Henschel.

Il rischio estinzione per i leoni non è una novità: tra il 1970 e il 2005 la popolazione di questi grandi mammiferi è scesa dell'85% nell'Africa occidentale. Ma se l'emergenza è altissima in questa area, anche nelle altre zone del Continente nero la situazione non è rosea. La popolazione felina in tutta l'Africa non supera le 40mila unità, occupando soltanto il 25% delle aree dove erano presenti storicamente. La colpa è principalmente dell'uomo. Da una parte, ci sono i pastori che avvelenano i grandi mammiferi per proteggere il proprio allevamento, dall'altra i bracconieri uccidono questi animali per il commercio di carne selvatica, sempre più richiesta.