martedì 2 luglio 2013
“É la felicità il bene più prezioso” il povero è colui che ha bisogno del molto
di José Pepe Mujica*
CHE COSA succederebbe al pianeta
se gli indù avessero la stessa
quantità di auto per famiglia
che hanno i tedeschi? Oggi
il mondo possiede gli
elementi materiali per rendere
possibile che 7 o 8 miliardi di persone
abbiano lo stesso grado di
consumo e sperpero che hanno
le più opulente società occidentali?
Sarà possibile tutto
questo? O dovremmo sostenere,
un giorno, un altro tipo di
discussione? È possibile parlare
di solidarietà e dello stare tutti insieme
in una economia basata
sulla competizione spietata?
L’uomo non governa oggi le forze
che ha sprigionato, ma queste
forze governano l’uomo e la vita.
Ma noi non veniamo alla luce solo
per svilupparci. Veniamo alla luce
per essere felici. Perché la vita è
corta e se ne va via rapidamente.
E nessun bene vale come la vita,
questo è elementare. Ma se la vi-ta mi scappa via lavorando e lavorando
per consumare un plus,
perché il motore è la società di
consumo; perché se si paralizza
il consumo, si ferma l’e co n o m i a ,
e se si ferma l’economia, appare
davanti a ognuno di noi il fantasma
del ristagno? Questo iper
consumo è lo stesso che sta aggredendo
il pianeta. Sono problemi
di carattere politico che ci
stanno indicando che è ora di cominciare
a lottare per un’a l t ra
cultura. Non si tratta di immaginarci
il ritorno all’epoca dell’uo -
mo delle caverne, né di erigere
un monumento all’a r re t ra te zza .
Però non possiamo continuare,
indefinitamente, a essere governati
dal mercato, dobbiamo cominciare
a governare il mercato.
I vecchi pensatori – Epicuro, Seneca
o addirittura gli Aymara –
dicevano: “Povero non é colui
che possiede poco, ma colui che
ha bisogno di molto e desidera
ancora di più e più. Sono cose
elementari: lo sviluppo non può
essere contrario alla felicità.
*Discorso pronunciato dal presidente
dell'Uruguay, José Pepe
Mujica, il 21 giungo 2012, alla
conferenza delle Nazioni Unite
sullo sviluppo sostenibile nel
giugno 2012
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