venerdì 10 maggio 2013

Il mistero della discarica di Borgo Montello: «Cosa c'è sotto?»


IL CASO RIAPERTO DOPO 20 ANNI DALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE SUL CICLO DEI RIFIUTI

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_giugno_4/discarica-borgo-montello-fulloni-1703138023644.shtml

Il giallo sul sito di rifiuti, uno dei più grandi d'Italia: forse lì è sepolto il carico tossico della nave Zanoobia. L'Enea: c'è una massa metallica

ROMA - «Da poliziotto, io dico che quel che c’è sotto la discarica di Borgo Montello andrebbe monitorato approfonditamente. L’Enea ha detto al di là di ogni ragionevole dubbio che esiste una massa metallica. E allora andiamo a vedere di cos’è fatta questa massa metallica». Vent’anni dopo, riecheggia il preoccupato allarme riguardante la sparizione del carico tossico trasportato dalla «nave dei veleni» Zanoobia. A lanciarlo è Nicolo D’Angelo, «supersbirro» ascoltato martedì 26 maggio dai parlamentari della commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti durante un’audizione sul Lazio. L’investigatore in prima linea nelle indagini sulla criminalità organizzata adesso parla come questore di Latina. Vale la pena di ascoltare le sue parole mentre indirizza al presidente Gaetano Pecorella la richiesta di verificare cosa sia seppellito sotto la spazzatura della discarica di Borgo Montello, una delle più grandi d’Italia. Qui forse, è il sospetto dei parlamentari, potrebbe essere finita parte dei bidoni trasportati dalla Zanoobia. Con conseguenze deleterie per falde e terreni - al tribunale di Latina sono in corso cause civili per il risarcimento dei danni provocati dall’inquinamento - usati per l’agricoltura.
IL CARICO DELLA NAVE DEI VELENI - Il dettagliato resoconto tracciato da D’Angelo parte dalle dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone «legato al clan dei Bardellino, che a metà degli anni 90 parlò di rifiuti tossici interrati nel basso Lazio. Dichiarazioni poi riprese da un altro collaboratore di giustizia, Francesco Fonti». Le indicazioni dei due pentiti si intrecciano con un’inchiesta aperta dalla Digos di Latina, sempre in quel periodo, dopo la denuncia di un operaio della discarica di Borgo Montello appena licenziato. L’uomo disse di aver preso parte ad operazioni notturne di interramento di fusti contenenti sostanze tossiche nella discarica «S0» di Borgo Montello. I bidoni sarebbero stati parte del carico della «Zanoobia», la «nave dei veleni» partita da Massa Carrara e rientrata nel 1989 nel porto di Ravenna dopo esser stata rifiutata, perché pericolosa, dai porti di mezzo mondo. Nelle stive erano stipati 10500 barili contenenti scorie tossiche provenienti dalle più importanti aziende chimiche europee. Sul loro smaltimento è ancora mistero.
UN DOSSIER SPARITO PER 10 ANNI - Dopo indagini e allarmi, l’Enea nel 1995 effettuò uno studio, commissionato dal comune di Latina, per verificare la presenza di rifiuti inquinanti a Borgo Montello. I risultati sorprendenti rivelarono la presenza di tre ammassi metallici, i primi due di larghezza pari a 10 metri per 20, il terzo di 50 metri per 50, ad un profondità compresa tra cinque e dieci metri. «Ma di quel dossier si sono perse le tracce sino al 2007 sinchè - adesso è ancora il questore D’Angelo a parlare davanti ai senatori Candido De Angelis (Pdl) e Antonio Rugghia (Pd) che stanno curando il rapporto sul Lazio - non venne ritrovato da un ex consigliere della Regione Lazio, Fabrizio Cirilli, che ha sollecitato nuove verifiche ambientali».
«CI VUOLE UN NUOVO MONITORAGGIO» - L’assessorato all’Ambiente e l’Arpa hanno effettuato altri sondaggi, senza esiti concreti per via «di problemi tecnici legati alla difficoltà di effettuare trivellazioni profonde» chiarisce D’Angelo. Che però insiste: «Secondo me bisogna capire con più attenzione cosa sia seppellito nell’area “S0” della discarica. Parlo da poliziotto, ci vuole un monitoraggio approfondito». Anche perché la preoccupazione di chi vive nei pressi della discarica è alta. Addirittura un’azienda agricola ha intentato causa a Regione, Provincia e gestori del sito ritenendosi danneggiata dalla presenza degli impianti di smaltimento. Cinque milioni di euro è il rimborso richiesto.
Alessandro Fulloni
05 giugno 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA

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