di Lidia Ravera Il Fatto quotidiano 22 gennaio 2012
Perché non liberalizza anche le elezioni?
DEAR MISTER MONTI, Lei che è così british, così liberal, così smart, accoglierà la supplica di una cittadina inquieta? Certo che sì. E allora eccola: nella lenzuolata delle liberalizzazioni che imporrà, giustamente, anche se i taxisti si fanno scoppiare dalla rabbia le vene del collo, giochi più puliti, meno protettorati , fine dell’intangibilità dei pochi, competizione fra i migliori e quindi vantaggi per i consumatori, in quella serie magnifica di imposizioni per una nuova libertà, non ci potrebbe mettere anche la riforma elettorale? Si tratterebbe, mister, di liberalizzare le licenze da “rappresentanti del popolo”, di forzare il tabernacolo in cui è asserragliata una classe politica che si è scelta da sola. Eletta soltanto formalmente da noi, ma candidata e selezionata dalle segreterie dei partiti. I cittadini italiani, non una sparuta minoranza, bensì 1, 2 milioni, l’hanno chiesta, questa liberalizzazione. Hanno implorato che fosse sbloccato l’accesso alla professione più delicata e più soggetta a lobbismi, alleanze segrete, meccanismi di riproduzione del privilegio. Perché non sono stati ascoltati , Mister Monti? I farmacisti potevano aspettare e anche gli architetti, in fondo, non fanno danni. Ma i politici, mi creda, è piuttosto urgente costringerli a una concorrenza leale.
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1 commento:
Liberi e Forti,
deve liberalizzare anche gli stipendi della casta, quando occorre si trova sul libero mercato al prezzo della domanda e dell'offerta, poi quando sta a casa debbono campare come tutti.
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