Acqua all'arsenico, la sentenza del Tar aggiornamento ore 19.23
Condannati ministeri Ambiente e Salute
ROMA - I ministeri dell'Ambiente e della Salute sono stati condannati dal Tar del Lazio a risarcire con 100 euro ciascuno circa 2.000 utenti di varie regioni (Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia, Umbria) che lamentano la presenza di arsenico nell'acqua. Lo annuncia il Condacons, che aveva presentato ricorso.
Il TAR ha riaffermato che l'acqua fornita ai cittadini deve essere salubre e la tariffa legata proprio alla qualità di essa, da cui l'indicazione di agire contro le ATO che non potevano non tenere conto di questo dato nel determinare la tariffa. Ma non solo. Il TAR - spiega il Codacons - ha anche affermato il principio (che porterà ora a decine di querele penali e denunce alle Procure della Repubblica) che nella vicenda sussiste un preciso "fatto illecito costituito dall'esposizione degli utenti del servizio idrico ricorrenti ad un fattore di rischio (l'amianto disciolto in acqua oltre i limiti consentiti in deroga dall'Unione Europea), almeno in parte riconducibile, per entità e tempi di esposizione, alla violazione delle regole di buona amministrazione. Violazione che determina un danno non patrimoniale complessivamente risarcibile, a titolo di danno biologico, morale ed esistenziale, per l'aumento di probabilità di contrarre gravi infermità in futuro e per lo stress psico-fisico e l'alterazione delle abitudini di vita personali e familiari conseguenti alla ritardata ed incompleta informazione del rischio sanitario".
E ancora - prosegue il TAR del Lazio - è certa la "pericolosità per la salute umana derivante da un'esposizione prolungata all'arsenico presente nell'acqua potabile, anche in quantità piccolissime, come risultante dalla ricerca condotta su oltre 11.700 persone in Bangladesh e pubblicato nell'edizione online della rivista scientifica The Lancet, che ha dimostrato che la presenza di arsenico in elevate concentrazioni nel sangue aumenta in modo significativo il rischio di tumori. Secondo le stime effettuate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, inoltre, in Bangladesh a partire dagli anni '70 almeno 35 milioni di persone hanno bevuto acqua contaminata con piccolissime quantita' di arsenico, e secondo lo studio Heals (Health Effects of Arsenic Longitudinal Study) coordinato da Habibul Ahsan dell'Università di Chicago, ciò è stato sufficiente a provocare il 21%) delle morti per tutte le cause e il 24% di quelle attribuite a malattie croniche (in prevalenza, tumori al fegato, cistifellea e pelle e malattie cardiovascolari)".
(22 gennaio 2012) http://www.repubblica.it/ambiente/2012/01/22/news/acqua_all_arsenico_la_sentenza_del_tar_condannati_ministeri_ambiente_e_salute-28582800/?ref=HREC1-4
I cittadini hanno subìto un danno a causa delle alte percentuali di arsenico presenti nell'acqua e devono essere risarciti. Accolto, in parte, dal Tar di Roma il ricorso presentato dal Codacons e da decine di utenti, che hanno puntato il dito sulla gestione della contaminazione del prezioso liquido destinato all'alimentazione. Due i Ministeri condannati. www.dimmidipiu.it
La sentenza, identica per tre ricorsi, è stata emessa dai giudici amministrativi al termine di una lunga e complessa istruttoria. Il Codacons, insieme a numerosi utenti, aveva chiesto di annullare le ordinanze di divieto di utilizzo dell'acqua con percentuali troppo alte del metallo, relativamente alla parte in cui non prevedono una riduzione delle bollette per chi non ha potuto utilizzare il prezioso liquido, e di risarcire i cittadini per le spese sostenute, il danno biologico e il danno morale subiti. Sotto accusa, per quanto riguarda la provincia pontina, l'operato dei Comuni di Latina, Aprilia, Cisterna, Cori, Sermoneta, Priverno, Sezze, Pontinia e Sabaudia, e, per quanto riguarda la vicina area romana, di Anzio, Nettuno e Ardea, oltre che dei Ministeri dell'Ambiente, della Salute e della Regione.
Il Tar di Roma ha specificato che la definizione delle tariffe «è di esclusiva competenza dell'Autorità d'Ambito» e quindi gli enti locali, emettendo le varie ordinanze di non potabilità dell'acqua per l'arsenico, non potevano prevedere riduzioni tariffarie. E per il disagio subìto? I giudici parlano di possibili richieste di indennità e risarcimenti, da presentare in altre sedi, riconoscendo comunque che le bollette devono essere commisurate al servizio realmente prestato. Se la condotta dei soggetti coinvolti può comunque trovare giustificazione alla luce delle diverse leggi, per il Tar di Roma la situazione cambia dopo la decisione comunitaria del 28 ottobre 2010, quando viene evidenziato il rischio di sviluppare tumori assumendo acqua con percentuali elevate di arsenico e quando viene specificato che i pericoli maggiori sono soprattutto per i neonati e i bambini fino a tre anni, imponendo un'attività informativa e monitoraggi costanti. E secondo i giudici sia il Ministero della Sanità che quello dell'Ambiente non hanno gestito correttamente la situazione. Il Tribunale amministrativo ha quindi condannato i due dicasteri a risarcire gli utenti che hanno fatto ricorso, per il danno biologico, morale ed esistenziale subìto, «per l'aumento di probabilità di contrarre gravi infermità in futuro e per lo stress psico-fisico e le alterazioni di vita personali e familiari, conseguenti alla ritardata e incompleta informazione del rischio sanitario»: cento euro a ricorrente.
Clemente Pistilli
domenica 22 gennaio 2012
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