COMUNI Il Fatto quotidiano 21 gennaio 2012
Accorpamento e gare per i servizi pubblici. E l’acqua che fine fa?
di Marco Palombi Intanto il giallo: il governo nelle sue varie relazioni alle bozze del decreto ha sempre escluso “il servizio idrico” dalle liberalizzazioni per via del referendum del giugno scorso, ma bisognerà aspettare la Gazzetta ufficiale per capire se terrà fede alla parola (“non c’è niente di specifico su questo – ha detto ieri Mario Monti – ma non è escluso che ce ne occuperemo”). Quanto al resto, le previsioni per le municipalizzate sono sostanzialmente tre (più il fondamentale dal punto di vista dei conti pubblici assoggettamento ai vincoli del patto di stabilità: addio parentopoli e debito scaricato sulle Spa controllate dalla politica). La prima previsione del governo è l’obbligo di accorpare le mini-società per bacini di utenza all’ingrosso provinciali (“ne abbiamo oltre mille di queste aziende troppo piccole”, ha spiegato Corrado Passera), creando per questa via efficienza ed economie di scala. Altra mira pesante dell’esecutivo è quella di incentivare la messa a gara dei servizi pubblici locali: gli affidamenti in house saranno consentiti solo per cifre molto basse e, altrimenti, solo fino al dicembre 2017 per quelle aziende frutto della fusione in bacini di utenza più grandi. È incentivata anche la privatizzazione delle partecipazioni degli enti locali nelle varie società per azioni, in particolar modo per quelli indebitati. “L’obiettivo – dice ancora Passera – è arrivare, alla fine, ad avere solo un certo numero di operatori del settore, capaci di stare davvero sul mercato e di fornire servizi migliori ai cittadini”. L’Autorità per la Concorrenza dovrà sorvegliare (e punire) che Comuni e Regioni non mettano i paletti tra le ruote a questi provvedimenti.
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