Legame tra rifiuti e tumori in Campania
Ecco gli studi che Strasburgo ha ignorato C’è un rapporto che stabilisce un nesso tra l'incremento dei casi di cancro e il disastro spazzatura nelle zone tra Napoli e Caserta: è allegato al ricorso che la Corte dei Diritti dell'Uomo ha recentemente accolto, condannando lo Stato italiano per la gestione dell’emergenza, ma senza riconoscere il danno alla saluteCi sono un paio di rapporti conservati nei cassetti, conosciuti solo dagli addetti ai lavori. Stabilirebbero un nesso tra l’incremento dei tumori e la presenza di discariche illegali e di rifiuti per le strade in Campania. Uno in particolare, quello dell’Istituto superiore di sanità (Iss), evidenza “eccessi significativi della mortalità per tumore al polmone, fegato, stomaco, rene e vescica, e di prevalenza delle malformazioni congenite totali, degli arti, del sistema cardiovascolare e dell’apparato urogenitale”, con particolare attenzione nell’area a cavallo tra le province di Napoli e Caserta. Gli studi sono stati esibiti con il ricorso presentato e vinto davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo dall’avvocato Errico Di Lorenzo a nome di un gruppo di residenti di Somma Vesuviana (Napoli). Di Lorenzo nei giorni scorsi è riuscito a ottenere la condanna dello Stato italiano per la (mala)gestione dell’emergenza rifiuti in Campania, per aver costretto gli abitanti del vesuviano a vivere immersi nell’immondizia. Ma la sentenza si è limitata a certificare il “danno esistenziale“, ritenendo non provato il danno alla salute. Niente paura, quindi: secondo la Corte di Strasburgo non c’è una correlazione tra l’aumento dei casi di cancro e il disastro spazzatura in Campania. Peccato, invece, che a leggere le carte allegate al ricorso c’è ben poco da restare tranquilli.
Anche perché i rapporti sono abbastanza recenti. E sono firmati da medici esperti e competenti, del dipartimento di Ambiente e Prevenzione Primaria dell’Iss, del Cnr, dell’Osservatorio Epidemiologico. Lo studio Iss è del 2008 e analizza i cluster (i grappoli) di tumori sviluppati in particolari aree del territorio campano (leggi lo studio). La concentrazione maggiore si è rivelata tra Caserta e Napoli, in quel tratto maledettamente avvelenato che collega i comuni di Acerra, Aversa e Giugliano. Il ‘triangolo della morte’, dove si sono sversati e si continuano a sversare rifiuti di ogni tipo, in discariche legali ma soprattutto tra le campagne e negli invasi abusivi, ad ogni ora del giorno e della notte.
Le statistiche dello studio spiegano che il tumore al polmone affligge in maniera maggiore i Comuni nei pressi di Giugliano, tra Acerra e Pomigliano d’Arco e nei paesi vesuviani di nord-est: 255 casi solo a Giugliano, 259 a Casoria, 124 ad Acerra, 1008 totali nell’area nord. Mentre il tumore del fegato prevale nei Comuni del mariglianese: 73 casi solo a Marigliano, 665 nell’intera area. Mentre il tumore dello stomaco è la forma di cancro prevalente nell’area del basso casertano-aversano fino al giuglianese (615 casi osservati).
Da questo campionario degli orrori, si apprende che il tumore della vescica incide molto nell’area maranese-giuglianese e nel basso casertano (a Marano 37 casi, 206 nell’area nord); il tumore del rene prevale nell’area giuglianese (82 casi osservati in totale). Mentre per quanto riguarda le malformazioni congenite (arti, urogenitali e cardiovascolari), ecco i dati: 561 casi osservati nell’acerrano-pomiglianese, 216 in penisola sorrentina, 194 nel basso aversano, 157 a Portici-Ercolano, 9 a Liveri. Per le malformazioni cardiovascolari, ci sono 94 casi in penisola sorrentina, 134 casi nell’area nord-vesuviana. Per le malformazioni urogenitali: 22 ad Acerra, 26 nel basso aversano, 31 casi area S. Maria a Vico-Maddaloni- San Felice a Cancello-Arienzo. Infine, per le malformazioni degli arti: 160 casi nell’acerrano-pomiglianese e nell’alto vesuviano.
A conclusioni abbastanza simili arriva un rapporto sintetico commissionato qualche anno fa da Guido Bertolaso, all’epoca commissario straordinario dell’emergenza, dal titolo “Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana”. Il riassunto afferma l’esistenza di “numerose associazioni significative (cioè non imputabili al caso) tra salute e rifiuti” con “trend di rischio in aumento” e percepibili incrementi della mortalità tumorale nelle aree contaminate dalla spazzatura: più 2 per cento di mortalità generale, più 1 per cento per tutti i tumori, più 2 per cento per gli uomini per il tumore del polmone, più 4 per cento negli uomini e più 7 per cento nelle donne per il tumore al fegato, più 5 per cento negli uomini per il tumore dello stomaco.
Forse è poco per scatenare allarmismo. Forse è poco per dimostrare un nesso inequivocabile. Forse è abbastanza per chiedere che gli studi vengano approfonditi, e che i cittadini che vivono su questi luoghi vengano correttamente informati. “Ma la mancanza di informazione pubblica sugli aspetti connessi allo smaltimento dei rifiuti e sui rischi per la popolazione è una delle cose che ho denunciato nelle mie azioni legali” afferma l’avvocato Di Lorenzo, che sta preparando un ricorso in Appello a Strasburgo per quella parte della sentenza che non riconosce il danno alla salute. Secondo il legale, la catastrofe dei rifiuti in Campania avrebbe dovuto indurre il Capo dello Stato ad applicare l’articolo 126 della Costituzione, quello sullo scioglimento dei consigli regionali e sulla rimozione del Governatore. “Perché nel 2007-2008, nella fase più acuta della crisi, Bassolino e i suoi assessori non sono stati mandati a casa?”. Ormai è tardi per darsi una risposta
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/24/rapporto-rifiuti-tumori-campania-ecco-studi-corte-strasburgo-ignorato/186191/
mercoledì 25 gennaio 2012
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