di ATTILIO BOLZONI
Tutte le scorribande
del partito del mattone
Per ciascuno degli 8.400 ettari del Parco nazionale del Circeo ci sono almeno due abusi edilizi, duecentomila metri cubi di cemento fuorilegge: lo documenta il Rapporto Ecomafie 2011. Ogni tanto arrivano gli ordini di demolizione ma le ruspe non si muovono maiSono i centri commerciali quelli che raccontano che cos’è oggi Sabaudia. Una strada diritta, a destra c’è la direzione del Parco del Circeo - uno dei cinque grandi parchi nazionali d’Italia - e a sinistra gli scavi per un blocco di cemento dove ci infileranno negozi e ancora negozi. A cento metri li hanno appena chiusi, a duecento metri è in rovina un ipermercato che di notte è diventato covo di tossici. La società del nuovo centro commerciale ha vinto tutti i ricorsi al Tar contro il consiglio del Parco, è una società portoghese con sede nella zona franca di Madeira. Fra seicento giorni luccicheranno nuove vetrine a Sabaudia. Ma fino a quando? Fino a quando qualcuno deciderà di aprire un altro centro commerciale ancora. E’ il giro dell’oca nella Sabaudia dove di soldi ne arrivano sempre e sempre di più.
Il Parco del Circeo si estende per più di 8400 ettari. E per ogni ettaro ci sono almeno due abusi edilizi, 200mila metri cubi di cemento fuorilegge. Hanno provato a fare diventare un business per pochi anche il bellissimo lago. Per ora non ci sono riusciti. "Ma è probabile che ci riproveranno", avvisa Antonio Turri, il rappresentante di "Libera" nel Lazio e che qui - in provincia di Latina - per tanti anni ha fatto il poliziotto, "il Parco è sempre sotto assedio. Dovrebbe essere una zona super protetta e c’è chi vorrebbe costruire in ogni angolo, c’è una politica degli affari che sta devastando tutto".
Nel rapporto EcoMafie 2011 di Legambiente si riportano tutti i numeri delle scorribande del partito del mattone. Però non si abbatte mai niente. Di tanto in tanto arrivano gli ordini di demolizione ma le ruspe non si vedono mai. Come all’Eden Village sulla litoranea, bar, piscine, campi da tennis. Come per le villette degli anni Trenta buttate giù in via Zara e in via Genova e in via Garibaldi per tirare su palazzoni grigi. Come al villaggio in località Bianca Farnia, che era stato progettato come ricovero di anziani e poi si è trasformato in nulla. Le case sono ancora lì, sequestrate e apparentemente disabitate. Qualcuno ha messo anche i suoi cani da guardia. E’ vietato entrare nella proprietà di qualche altro "signore" di Sabaudia che considera ancora suo quello che è stato sequestrato.
Nessuno dice niente. Nessuno fa niente. Chi ha voluto ridisegnare la Sabaudia progettata ottant’anni fa dagli architetti Cancellotti e Scalpelli, Montuori e Piccinato? Chi ha fatto brutta Sabaudia? "Siamo in una terra di mezzo, contaminata. Penso che ci sia un certo stile di palazzinari", risponde don Giuseppe Bigolaro, il parroco della chiesa della Santissima Annunziata che qualche mese fa ha accolto la carovana di "Libera" nel giorno in cui don Luigi Ciotti ha aperto un "presidio" anche in questa città. Un segno contro l’occupazione mafiosa di Sabaudia. L’hanno invasa i Casalesi. L’hanno invasa i calabresi della ‘Ndrangheta. L’hanno invasa i siciliani che per primi - Frank Coppola, meglio conosciuto come Frank Tre Dita sbarcò nell’agro pontino all’inizio degli anni Settanta - occuparono queste terre scegliendole come dimora per il loro soggiorno obbligato. Ma c’è qualcosa di più nuovo e di più minaccioso in questa Sabaudia travolta e stravolta. Don Ciotti parla di una "quinta mafia".
07 luglio 2011© Riproduzione riservata
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2011/07/07/news/terza_riga_quarta_riga-18642086/?inchiesta=%2Fit%2Frepubblica%2Frep-it%2F2011%2F07%2F07%2Fnews%2Fil_sacco_di_sabaudia-18687400%2F
venerdì 8 luglio 2011
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