Domenica 10 Luglio 2011|Edizione: LATINA|Pagina 41 IL MESSAGGERO
di CLAUDIA PAOELTTI
Parassita killer è strage di eucalipti
La quasi totalità degli eucalipti pontini è gravemente malata. Le piante sono state aggredite dalla «Psilla lerp», un temibile parassita giallo-bruno. È simile a una piccola vespa e proviene dall’Australia, come la pianta di eucalipto. Un insetto che prima fa seccare il fogliame, poi i rami e quindi l’intera pianta. Fino a provocarne la morte. «Le prime avvisaglie ci sono state un anno fa, in Sardegna – spiega l’apicoltore Valerio Piovesan, 63 anni, referente provinciale dell’Aral (Associazione regionale apicoltori Lazio) e fondatore di un’azienda agricola sulla via Bassianese – ma qui a Latina non si era registrata nessuna presenza del parassita killer, ci credevamo un’isola felice, lontana dal pericolo. In primavera eravamo fiduciosi dell’andamento stagionale, invece, agli inizi dell’estate sono iniziate a cadere le prime foglie e nel giro di poco tempo è esplosa la pandemia su tutto il territorio pontino».
Piovesan ha ricevuto segnalazioni della malattia da borgo Hermada, Sabotino, Terracina, Aprilia, oltre che dal capoluogo. «Tutti hanno indicato la stessa anomalia – continua Piovesan – quando è iniziata la fioritura, a fine maggio, inizi di giugno, è iniziata la caduta e la pianta non è stata più in grado di secernere nettare dai fiori. Gli apicoltori più fortunati sono riusciti a produrre dai 12 ai 15 chili di miele per alveario, quando in tempi normali se ne ricavava il doppio. Si stima che questo parassita abbia colpito il 90 per cento delle piante: è il colpo di grazia alla nostra attività, già provata dalla moria delle api».
La previsione è funesta. «Le piante di eucalipto iniziano le fiorescenze un anno prima, le mantengono tutto l’inverno e poi fioriscono in primavera. Quelle in sofferenza – prosegue Piovesan – non hanno nessun bocciolo per la fioritura del prossimo giugno. Inevitabili le conseguenze sulla produzione di miele, che è già ridotta del 50 per cento e che rischia di scomparire. Chi ha 15-20 alveari inizia a ragionare se gli conviene mantenere in vita le api o chiudere l’attività, perché le spese sono tante. Rimarranno apicoltori per passione, le api fornite agli agricoltori per l’impollinazione proverranno da altre regioni d’Italia che manderanno la seconda o la terza scelta, non ci saranno più le famiglie migliori, pure, sane come quelle allevate sul posto». Inoltre, i camping ombreggiati dagli eucalipti, potrebbero avere disagi per le colature di sostanze collose su tende e camper: la pianta quando è in sofferenza non solo ha le foglie secche, ma rilascia una sostanza biancastra e vischiosa.
Possibili soluzioni? «Si tratta di una patologia grave. I consorzi di bonifica si facciano carico del problema – conclude Piovesan – intervengano le istituzioni politiche e scientifiche prima che si verifichi un vero e proprio disastro ambientale. E soprattutto dobbiamo avere rispetto dell’ambiente e del suo ecosistema».
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Il Triste tramonto degli alberi bonificatori
Domenica 10 Luglio 2011|Edizione: LATINA|Pagina 41
Gli eucalipti sono legati alla storia dell’Agro Pontino. Durante la bonifica del ventennio fascista le linee frangivento create dai filari di eucalipto, sono state una valida protezione contro il forte vento e le trombe d’aria e i prodotti agricoli. Inoltre bonificavano naturalmente i terreni palustri, poiché, com’è noto, gli alberi di eucalipto necessitano di un elevato fabbisogno d’acqua. Oggi quel pezzo di storia dell’Agro Pontino è a rischio. La distruzione delle fasce frangivento potrà danneggiare le colture protette oltre alla mancata produzione di miele. L’attacco della Psilla è massiccio, in tre mesi è capace di invadere il 70% delle foglie degli alberi che ingialliscono e cadono. E quando un albero perde le foglie si indebolisce, non fiorisce più, e arriva a seccarsi. Per sconfiggere la Psilla è necessario introdurre nella penisola il suo antagonista, il Bliteus phyllaephagus, rinvenibile in California, capace di ucciderla. Questo fitofago, potrà essere importato, o meglio dovrà arrivare il suo ceppo che dovrà essere allevato. L’animaletto «buono» che potrebbe contrastare efficacemente il suo nemico, dovrà essere aiutato dall’uomo a diffondersi, altrimenti potrebbero passare anni. Introdurre l’insetto antagonista significherà ripristinare quell’equilibrio naturale rotto dalla Psilla, senza ricorrere alla chimica che, molto spesso, si rivela un palliativo.
C.Pao.
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lunedì 11 luglio 2011
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