LeonardoDaVinci
Comparse
scavatrici senza autorizzazione dentro appezzamenti di terra privati.
La società che
gestisce
lo scalo afferma: “Normali controlli di sicurezza”. Ma la gente
teme che si stia procedendo verso la realizzazione
del
raddoppio della struttura. Un business da venti miliardi, considerato
da molti come inutile e a carico dei cittadini
ALLE
PORTE DI
ROMA
È
un comune italiano di 74.855 abitanti,
a
circa trenta chilometri dalla
Capitale.
È confinante al territorio di
Maccarese,
tutti e due i Comuni sono
sul
mare.
PASSEGGERI
OGGI
E DOMANI
Per
realizzare l’opera sono necessari
1.300
ettari, la motivazione data da
AdR
è che il traffico aereo sulla Capitale
raggiungerà,
da qui al 2044, i 100
milioni
di passeggeri, rispetto agli attuali
36.
IL
TERRENO DEI
BENETTON
Oltre
il 98% dei terreni coinvolti è della
“Maccarese
spa”, acquistata nel
1998
dai Benetton per 93 miliardi di lire.
I
Benetton sono anche dentro AdR.
di
Alessio
Nannini
Immaginate
di trovare all’improvviso,
davanti
alle vostre case, dei pozzi di
trivellazione
e operai intenti a realizzare
dei
lavori di carotaggio dove
poche
ore prima c’era appena un semplice
appezzamento
adibito a coltivazione. Il tutto
senza
avviso alcuno, senza richiesta, senza
soprattutto
autorizzazione da parte delle
autorità
competenti. Come sarebbe possibile,
chiederete
voi. Ecco, tutto questo è avvenuto
tre
settimane fa nei terreni subito
fuori
dell’aeroporto di Fiumicino, nella parte
nord
verso Maccarese e per giunta nella
Riserva
naturale del Litorale Romano. Ed è
soltanto
l’ultimo dei “misteri” che circondano
un
progetto imponente, tra i più grandi
mai
realizzati in Italia, e che pertanto può
muovere
tanto, tantissimo denaro. Stiamo
parlando
del raddoppio dell’aeroporto Leonardo
da
Vinci e di un totale stimato in circa
20
miliardi di euro: quasi quattro volte i
costi
del famigerato Ponte di Messina. Facciamo
però
un passo indietro di qualche
anno
per capire cosa sta accadendo alle porte
della
Capitale.
SIAMO
NEL 2009, mese
di ottobre. Aeroporti
di
Roma presenta a governo ed Enac un
piano
di sviluppo ambizioso che prevede
l'ampliamento
del traffico
aereo
a Fiumicino.
Obiettivo:
55 milioni di
passeggeri
nel 2020 e
100
nel 2040, da ottenersi,
spiega
Fabrizio
Palenzona,
presidente
di
AdR, in virtù di “un
grande
patto tra investitori
e
istituzioni”. Tradotto:
vuol
dire un aiuto
dello
Stato ai privati, che
passerà
attraverso un allargamento
della
struttura
e
una revisione verso
l’alto
delle tariffe aeroportuali.
Da
“passerà”
a
Passera Corrado: è lui
che
nell’ultimo giorno
del
Governo Monti, come
ministro
dello Sviluppo
economico
e Infrastrutture,
fa
arrivare
nelle
tasche di chi gestisce
il
Leonardo da Vinci
un
aumento delle tasse
da
16 euro a passeggero
a
26,50 e dà l’avallo per il
raddoppio
dello scalo
romano,
più infrastrutture
esterne
quali autostrade,
ferrovie,
parcheggi.
I
cittadini delle aree interessate, cioè Fiumicino
e
Maccarese, insorgono, il Comitato
Fuoripista
continua una battaglia nata ai primi
segnali
dell’opera. Questo perché l’am -
pliamento
non sembra innanzitutto necessario,
dicono
dati alla mano, avendo già l’ae
roporto
la grandezza del londinese Heathrow.
Per
incrementare il traffico basterebbe
ottimizzare
le operazioni in entrata e in
uscita,
e non creare nuove piste, le quali andrebbero
a
ledere le attività economiche locali
e
il patrimonio ambientale e archeologico.
A
maggior ragione, non convincono il
giro
di interessi e i nomi non proprio casuali
che
si muovono nella faccenda. Mille dei
1.300
ettari interessati sono di proprietà dei
Benetton,
che li gestiscono attraverso
l’azienda
agricola Maccarese Spa. I quali Benetton
sono
sia in Gemina, che possiede il 95
per
cento di AdR, sia in Cai come quarti
azionisti,
cioè Alitalia. Nell’acquistare quelle
terra
nel 1998 (per 93 miliardi di lire) si
erano
impegnati in accordo a mantenerne la
destinazione
agricola, a meno di un esproprio,
che
è ciò che potrebbe accadere. Riassumendo,
i
Benetton andrebbero a rivendere
allo
Stato con notevole vantaggio (si
parla
di 200 milioni di euro) un terreno preso
dall'Iri,
società statale, per avere finanziamenti
per
qualcosa amministrato anche
da
loro. Praticamente, la famiglia famosa nel
mondo
per il suo abbigliamento fa pagare
Pantalone.
TORNIAMO
PERÒ al fatto
di cronaca: com’è
stato
possibile che di queste trivellazioni
nessuno
abbia saputo nulla se non a cose
fatte?
L’autorizzazione per queste operazioni
è
necessaria in base alla legge costitutiva
della
Riserva, e in particolare agli articoli 7 e
8,
che vietano lavori di questo tipo se non
previo
permesso, e questo non è stato concesso
né
dalla commissione della Riserva né
dal
Comune di riferimento, Fiumicino. Il
sindaco
Esterino Montino, che si professa
contrario
al raddoppio dello scalo, nel consiglio
comunale
straordinario ha riferito di
avere
parlato con Lorenzo Lo Presti, amministratore
delegato
di AdR, chiedendo se
le
operazioni fossero illecite. Che è come
domandare
all’acquafrescaio se l’acqua è fresca.
Ed
ecco qua: “Da AdR ci hanno assicurato
che
i lavori non erano per la quarta
pista,
ed erano finalizzati solo alla verifica
della
sismicità del territorio”,
spiega
Montino.
E
l’autorizzazione? “Ci
hanno
detto che per
queste
indagini non servirebbe,
anche
perché
non
c’è stata modificazione
del
territorio. Si
sarebbe
trattato di un
foro
di una decina di
centimetri”.
Morale:
nella
riserva di Fiumicino
si
può comunque costruire
un
pozzo e trivellare,
ma
per tirare su
un
pollaio bisogna attendere
anni
e mille
timbri.
I cittadini del
Comitato
Fuoripista,
primi
a intervenire sul
posto
e a denunciare
l’episodio,
non credono
che
si sia trattato di analisi
sulla
sismicità e dicono
di
avere prove fotografiche
della
quantità
e
della profondità delle
trivellazioni,
materiale
che
sarà allegato
all’esposto
alla Procura
della
Repubblica. I carotaggi,
affermano,
servono per fare analisi
geognostiche
e verificare l’altezza della falda,
la
costituzione del terreno, la quantità d’ac -
qua
presente. Ossia rilievi funzionali a un
progetto
miliardario e fondamentali, perché
lì
al Leonardo da Vinci, durante l’inaugu -
razione
per le Olimpiadi di Roma del 1960,
la
pista principale era sprofondata a causa
del
terreno inadatto. Che fosse tale, e che la
costruzione
sopra un’area paludosa bonificata
sia
stata una forzatura, lo sancì la commissione
parlamentare
d’inchiesta nel 1963.
Ora
sulla stessa si vuole raddoppiare l’ae -
roporto,
dove non distante è già fallito il
progetto
di interporto per, indovinate un
po’,
un terreno argilloso che ha mandato giù
i
capannoni di cemento. Ma è noto, la storia
si
ripete e la seconda volta come farsa.
il fatto quotidiano 1 dicembre 2014
Nessun commento:
Posta un commento