mercoledì 16 luglio 2014

provincia di Latina dalle leucemie, tumori e malformazioni della centrali nucleari al cancro delle centrali a biogas e biomasse

La provincia di Latina e la servitù delle centrali nucleari
La storia della provincia di Latina dagli anni ’60 è stata segnata dagli impianti nucleari del Garigliano (in Campania a confine con Castelforte), nota per i suoi incidenti, per inquinamento ed effetti sulla salute umana come “la Chernobyl del Mediterraneo” e di Borgo Sabotino – Latina.
Nessuna notizia precisa sul destino delle scorie nucleari e su quanto sarà provvisorio quello a Borgo Sabotino.
Sono noti invece i danni alla salute umana nei pressi delle centrali elettriche, con l’aumento di tumori, malattie cardiovascolari, degenerative e di riduzione della fertilità per le persone che abitano nei pressi anche delle centrali di Borgo Sabotino e del Garigliano.
Piano energetico provincia Latina 2007
Consumo energetico totale 1.553.692 kwh/anno, consumo elettrico 2450,6 GWh/anno, impianti energetici con produzione di energia rinnovabile presenti nel 2007 sono 57 tutti installati tra il 11/7/2006 e il 30/11/2007 per 431,3 kwp, tra i quali a Sabaudia 49,78 kWp.
Le 2 centrali a turbogas in provincia
In provincia di Latina funzionano da anni due centrali a turbogas una ad Aprilia di circa 750 MWe e l’altra a Sermoneta di circa 6 MW. Un altro progetto di centrale a turbogas nel comune di Pontinia è stato fermato dall’opposizione del comune di Pontinia e dal ritiro del progetto da parte della GDF Suez subentrata ad AceaElectrabel Produzione. Le 2 centrali installate producono quindi oggi il 36% del fabbisogno provinciale.
La devastazione del territorio agricolo con i campi fotovoltaici
La normativa nazionale e quella molto più permissiva della regione Lazio hanno favorito la devastazione del territorio agricolo sostituendo coltivazioni agricole di qualità con i campi fotovoltaici. Per fortuna tale pratica devastante è stata interrotta togliendo gli incentivi che durano per 20 anni. Al termine di questo periodo la campagna pontina potrebbe restare sommersa dagli impianti di cui non si sa se converrà riciclare o smaltire come lo sarebbe oggi. Molti degli impianti presenti in provincia nascono da società o gruppi sociali che hanno creato, per ciascun impianto, una ragione sociale diversa per diversi motivi. Solo nel comune di Pontinia oltre il 3% del territorio agricolo è stato interessato dai progetti di campi fotovoltaici. Secondo legge andrebbe effettuata la variazione catastale e pagate le relative tasse e imposte ma nessun comune ha prodotto documentazione in merito. Quindi ancora una volta ci potrebbe essere la solita speculazione privata e il mancato pagamento di imposte. Di sicuro se e quando questi campi saranno smantellati il terreno resterà impoverito di sostanze, reso sterile e nel frattempo vengono aumentate erosione ed effetti climatici di forte impatto. La provincia di Latina ha approvato nel periodo 2010-2013 i seguenti impianti per comune: Aprilia n. 9 della potenza di 35,828 MWp (10% dell’intera produzione provinciale), Cisterna n. 6, MWp 30,44 (9%),Fondi 1, 3 MWp, Latina 28, MWp 96,666 (28%), Maenza 2, MWp 2,97, Pontinia 27, Mwp 86,818 (26%), Sabaudia 7 impianti, MWp 12,5,San Felice 1, MWp 4,22, Sermoneta 1, MWp 24,4 (7%), Sezze 8, MWp 21,5 (6%), Spigno Saturnia 1, MWp 2,32, Terracina 6, MWp 18, per un totale di 339 MWp, pari al 16% del fabbisogno provinciale. Sommato alla produzione da turbogas siamo al 52% del fabbisogno provinciale.
Il fotovoltaico sulle coperture dei fabbricati
Il fotovoltaico sulla copertura dei fabbricati ha avuto un forte impulso oggi ridotto perché i finanziamenti sono stati tolti a questi impianti per spostarli sulle centrali a biogas e biomasse. Oggi il fotovoltaico sul tetto (ridotto nei costi a meno del 50% rispetto a 4 anni fa) viene agevolato con lo scambio sul posto e l’autoconsumo oltre che con il recupero Irpef per le abitazioni del 50%. Basterebbe coprire il 10% dell’area edificabile del comune di Pontinia per rendere autosufficienti i consumi di abitazioni, uffici e negozi. Secondo il GSE (il gestore del servizio energetico italiano) in provincia di Latina nel 2011 erano esistenti 2.356 impianti con percentuale (rispetto all’Italia) di 0,71%, con la produzione di 188,6 MW pari al 1,48% della produzione italiana, mentre nel 2012 erano esistenti 3.533 impianti con percentuale (rispetto all’Italia) di 0,74%, con la produzione di 213,2 MW pari al 1,30% della produzione italiana e anche al 10% del fabbisogno provinciale. Sommata alla produzione energetica approvata nei campi fotovoltaici e alle turbogas siamo al 62% del fabbisogno provinciale.
Le centrali a biogas approvate dalla provincia di Latina dal 2010 al 2014
Come affermava circa 1 anno in una riunione pubblica, l’allora assessore provinciale all’ambiente: “siamo preoccupati per la libera informazione contraria alle centrali a biogas perché in provincia di Latina ne dobbiamo costruire parecchie”, la provincia di Latina dopo il forte impulso al consumo del territorio con il fotovoltaico sta continuando con il biogas, ecco le centrali che risultano approvate nell’albo pretorio:Cisterna 1 della potenza di 0,93 MWp, Latina 1 impianto 0,999 MWp, Pontinia 3 impianti da 1,597 MWp per un totale di 3,526 MWp pari allo 0,2% del fabbisogno provinciale.
Le centrali a biomasse approvate dalla provincia di Latina dal 2010 al 2014
Aprilia 1 impianto da 0,999 MWp, Cisterna 2 impianti da 1,998 MWp, Fondi 1 impianto da 0,995 MWp, Pontinia 1 impianto da 0,96 MWp, Sabaudia 2 impianti da 1,998 MWp, Sezze 1 impianto da 0,98 MWp, per un totale di 7,93 MWp pari allo 0,4% del fabbisogno provinciale.
(riepilogo interventi Aprilia biomasse vegetali 999 kw società cooperativa Agricola centro Lazio
Cisterna società Centro Rottami biomasse vegetali 993 kw - società agricola Mascetti a biomasse da 999 kw + Alea lazio 999 kw
Fondi biomasse da oli vegetali 995 kw
Pontinia biomasse vegetali 999 kw Naturalia + biomasse vegetali 299 kw Agriwatt + biomasse Latina Sole da 960 kw 
Sabaudia Borgo san Donato a biomasse ad oli vegetali 999 kw Fides - società cooperativa centro Lazio 999 a biomasse vegetali Sant'Isidoro
Sezze società ST Import 980 kw )

La centrale a biomasse approvata dal consiglio dei ministri nel comune di Pontinia della potenza di 20 MWp
Non sono stati sufficienti i pareri contrari del consorzio per lo sviluppo industriale dell’Area Roma Latina, della regione Lazio, della provincia di Latina, del comune di Pontinia il consiglio dei ministri ha dato il via libera a questo impianto simile a quello sequestrato di Bando d’Argenta perché al posto delle biomasse bruciavano rifiuti speciali e per aver taroccato i sistemi di controllo. Patteggiamenti e condanne definitive. Il progettista dichiara che a loro non conviene mantenere funzionante un impianto che senza incentivi pubblici è in perdita (come tutti gli inceneritori) e nemmeno prendere biomasse locali. A loro conviene prenderle con le navi dal Sud America.

Altre centrali a biomasse / biogas esistenti o di progetto
Nel caso si presenti la richiesta di autorizzazione unica ambientale o la richiesta di VIA i cittadini, le associazioni, i comitati hanno possibilità di essere informati ed eventualmente di intervenire nel procedimento e nelle conferenze unificate.
Per quasi tutti gli impianti al di sotto di 1 MW con la procedura ambientale semplificata (PAS) una sorta di DIA denuncia di inizio attività, le società proponenti potrebbero iniziare a costruire la centrale dopo 30 giorni dalla comunicazione.
Famosi i casi delle 2 centrali nel comune di Maenza una delle quali ha presentato comunicazione di inizio lavori e dovrebbe iniziare le attività di produzione del biogas nella seconda metà di luglio.
Numerosi i progetti di cui si parla in questo periodo:
  • 2 nel comune di Sabaudia (zona Borgo San Donato, via Portosello e via Colle d’Alba);
  • 1 nel comune di Sezze (vicino Borgo Faiti);
  • 2 nel comune di Pontinia;
  • Una decina nel comune di Latina tra le quali i casi più noti de La Chiesuola (2 centrali), una in via Congiunte, una in via Litoranea a Borgo Sabotino e 1 in località Latina Scalo;
  • Una decina anche nel comune di Sermoneta: Gia srl 300 kw, Frank Energy 900 kw; Mea 2 1 MW; Tercam 4 centrali da 1 MW, Power Oil system; LG costruzioni da 1 MW; Sermoneta Agroenergetica.
  • Legambiente nazionale dichiara “Saremo i primi a chiedere conto dei problemi rinvenuti e a seguire la vicenda presso l'Arpa e eventualmente a ricorrere alla procura della Repubblica. Ribadiamo che legambiente non ha nulla a che fare con la gestione dell'impianto, nè direttamente nè indirettamente. Come riportato dall'articolo, siamo soci di Azzeroco2 che a sua volta è socia, per il 10%, della società Esco Lazio che gestisce l'impianto che fino ad oggi è sempre risultato progettato e gestito in modo esemplare. Chiarire la situazione dell'impianto in questione, come di ogni impianto a biogas, e garantire una gestione nel pieno rispetto della legge è per noi fondamentale. Rimaniamo infatti convinti che gli impianti abiogas ben progettati e gestiti siano una opportunità per i territori e per una corretta gestione del ciclo dei rifiuti”.
Le domande che sorgono spontanee:
- da dove escono le biomasse e i liquami per alimentare tutte queste centrali, posto che il piano energetico provinciale non le indicava?
- facendo una ricerca commerciale sul web si trova la disponibilità nel centro Italia (Lazio - Umbria - Abruzzo) per alimentare una centrale inferiore ai 20 MW, da dove si pensa di alimentare tali centrali tanto fameliche?
- non è che l'obiettivo (almeno di qualche centrale o imprenditore sicuramente ancora non realizzate) è quello di alimentarle con i rifiuti che non potranno andare nei tmb e nelle discariche?

la centrale a biogas modello di Borgo Bainsizza partecipata da EscoLazio e Legambiente 

Dei I prelievi degli scarichi delle acque reflue in data 6/2/2012 non rispettano i parametri COD, BOD, solidi sospesi totali e azoto ammoniacale, è seguito il verbale di accertamento di violazione del 12/3/2012 ai sensi del comma 1 dell’art. 133 del D.Lgs. 152/2006.
Le emissioni in atmosfera sui campioni del 14/08/12 evidenziano il superamento del parametro COT carbonio organico totale rispetto alle prescrizioni nell’autorizzazione.
In data 22/10/2013 i campionamenti delle acque reflue di scarico non rispettano i parametri di BOD, COD e azoto ammoniacale.
In data 21 novembre 2013 viene inviato il verbale per accertamento di violazione, proponendo la sanzione disposta dal comma 1 dell’art. 135 del D. Lgs. 152/2006.
In data 17/12/2013 l’ArpaLazio comunica che invierà alla Procura di Latina gli atti relativi alle inosservanze delle prescrizioni di cui all’autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Latina, in seguito alla visita di sopralluogo del 29/11/2013. Durante il sopralluogo non è stato possibile procedere al campionamento per l’impossibilità di accedere al punto di campionamento, in quanto il mezzo di sollevamento che la ditta esercente l’impianto doveva mettere a disposizione per i campionamenti, era in fase di manutenzione. I tecnici che effettuano il sopralluogo rilevano la necessità di migliorare la gestione delle acque meteoriche ricadenti sul suolo non impermeabilizzato, per evitare il ristagno e i problemi di emissioni odorigene moleste. della centrale a biogas di Borgo Bainsizza se ne era parlato il 20 gennaio nella partecipata riunione sempre a Borgo Bainsizzadell'osservatorio regionale per la legalità, alla presenza delle consigliere regionali di maggioranza Rosa Giancola e Cristiana Avenali, il consigliere regionale di opposizione Gaia Pernarella del M5S ha informato l'assemblea su uno dei temi critici della provincia di Latina. La centrale a biogas"gioiello" tanto decantata di Borgo Bainsizza partecipata da AzzeroCO2 e quindi da Legambiente, oltre ai vari problemi segnalati precedentemente che hanno portato anche a diffide, sarebbe fuori norma nelle emissioni secondo i dati dell'ArpaLazio. Tanto per la cronaca erano presenti oltre alla Avenali (eletta nella maggioranza di Zingaretti alla Pisana quale espressione di Legambiente Lazio) anche il presidente regionale di Legambiente Lorenzo Parlati, nonchè i rappresentanti di Latina e Alessandro Loreti di legambiente Latina che forse non avevano il tempo di avvisare il nazionale di Legambiente? Basterà questo a fermare l'ennesima centrale a biogas partecipata da Azzero CO2 e legambiente a Latina Scalo?

PER L'ARPA LAZIO L'IMPIANTO DI BORGO BAINSIZZA CHE PRODUCE METANO "VERDE" HA VIOLATO LE NORME SULLE EMISSIONI: GIÀ PARTITA UNA SEGNALAZIONE IN PROCURA. NELLA PROPRIETÀ ANCHE LA SOCIETÀ DI FATTO CONTROLLATA DA LEGAMBIENTE. IL VICEPRESIDENTE ZANCHINI: "SE C'È INQUINAMENTO È BENE PRENDERE PROVVEDIMENTI"

di  | 28 giugno 2014  Sembra aver poco di green la centrale biogas di Borgo Bainsizza, a pochi chilometri da Latina. Per l’Arpa Lazio quell’impianto che produce metano “verde” dal mais inquina, rilasciando nell’aria ossido di azoto oltre i limiti di legge. E non è unacentrale qualsiasi: dietro la proprietà – laAgripower – c’è una quota significativa di AzzeroCO2, la srl di fatto controllata da Legambienteche si occupa di energia e green economy. Una storia paradossale che ilfattoquotidiano.it è in grado di ricostruire partendo dai documenti ufficiali dell’agenzia per l’ambiente della Regione Lazio.
Il biogas di Legambiente
Il metano prodotto da biomasse a Borgo Bainsizza è considerato il fiore all’occhiellodell’associazione ambientalista. All’inaugurazione dell’impiantonel 2011 partecipò il gotha di Legambiente. C’era Mario Tozzi, a moderare il dibattito, e l’ex senatore Francesco Ferrante; a tagliare la torta inaugurale era arrivata da Roma Cristiana Avenali, oggi consigliere regionale del Lazio, eletta nel listino Zingaretti e all’epoca ai vertici dell’associazione; per AzzeroCO2 si era presentato l’amministratore delegato Mario Gamberale. Un investimento strategico, per dimostrare che la tecnologia del biogas è la soluzione più ecologica che c’è.
La doccia fredda è arrivata lo scorso aprile. L’Arpa Lazio si è presentata per una verifica negli impianti di Latina, misurando le emissioni in atmosfera. Il rapporto – datato 19 giugno – mostra una situazione preoccupante: “Dal Rapporto di Prova del 22 aprile 2014 si riscontra il superamento del parametro “NO2” rispetto a quanto autorizzato dalla Provincia di Latina”. Una violazione di una certa gravità, tanto che l’agenzia regionale per l’ambiente ha deciso di trasmettere la segnalazione alla Procura della Repubblica di Latina, per valutare l’ipotesi di violazione della legge 152 del 2006. Lo stesso rapporto è stato inviato alla Provincia di Latina, per “eventuali emanazioni di provvedimenti di competenza”. “Non conosco quel rapporto, perché non ci occupiamo direttamente della gestione – commenta a ilfattoquotidiano.it Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente nazionale e membro del Cda di AzzeroCO2 – ed è evidente che se inquina fa bene Arpa Lazio a prendere provvedimenti”.
La catena societaria
Il partner industriale di Legambiente che detiene la maggioranza delle quote dell’impianto è il gruppo Esco Lazio. AzzeroCO2 possiede il 10% delle quote di questa società (4mila euro su 40mila euro di capitale sociale). A sua volta la Esco Lazio controlla – attraverso la Esco Biogas srl – la Agripower, proprietaria dell’impianto di Borgo BainsizzaLa partnership industriale che gestisce la centrale inquinante è particolarmente attiva in provincia di Latina, dove si stanno concentrando negli ultimi anni diversi impianti di gestione di rifiuti. Oltre alla Agripower la Esco Lazio controlla laRecall Latina (società che riporta lo stesso nome della campagna di Legambiente e AzzeroCO2 di promozione del biogas), società che ha recentemente presentato un nuovo progetto di impianto da realizzare a pochi chilometri dal comune di Sermoneta. Qui – secondo la sintesi disponibile nella sezione di Valutazione impatto ambientale della Regione Lazio – la produzione del metano avverrà utilizzando la Forsu, ovvero la parte umida della differenziata. Non solo. I tecnici dichiarano che nel nuovo impianto verranno conferiti anche altri rifiuti, senza però specificare quali.
La Recall Latina fino allo scorso maggio aveva tra i soci un importante operatore nel campo dei rifiuti della zona, legato alla famiglia Traversa. Era sicuramente una presenza imbarazzante per Legambiente, visto che il capostipite Giuseppe era stato processato alla fine degli anni Novanta per truffa nella gestione della monnezza laziale, insieme all’esponente del clan dei casalesiGaetano Cerci, braccio destro di Cipriano Chianese. Qualche mese dopo un’inchiesta del settimanale l’Espresso il gruppo Traversa è uscito dalla società Recall Latina. Secondo il sito di Esco Lazio ancora oggi esisterebbe una partnership con la Cosmari della famiglia Traversa per larimozione dell’amianto dai tetti dei capannoni industriali.  Per i responsabili di AzzeroCO2 le scelte fatte a Latina dovranno essere riviste: “Legambiente ha deciso di ripensare la sua partecipazione diretta in Esco Lazio – spiega Edoardo Zanchini – privilegiando in futuro la pura progettazione”. Un passo indietro rispetto alla politica di intervento diretto nel settore avuta fino ad oggi.
L’arrivo dei fiduciari
Il piccolo impero del biogas di Latina partecipato da Legambiente ha però ancora oggi dei lati oscuri. Lo scorso aprile – presso lo stesso indirizzo delle altre società – è stata costituita la Bio2gas srl, partecipata per il 16,39% da Esco Biogas (dove Legambiente/AzzeroCO2 controlla il 10% delle quote, attraverso la Esco Lazio). Chi sono gli altri soci? Impossibile saperlo. L’83,77% delle azioni sono in mano ad una fiduciaria di Milano, la Arepo e, dunque, i nomi dei reali beneficiari non sono pubblici. La nuova sigla possiede un capitale sociale consistente, pari a 1 milione di euro e – per statuto – si occuperà di “progettazione, amministrazione, costruzione, gestione, vendita e acquisto di impianti di smaltimento rifiuti”, attraverso la “costituzione di società veicolo”. Attività che vede la partecipazione dell’associazione ecologista nel ruolo d’impresa. A sua insaputa: “Non ne so nulla – assicura il vice presidente di Legambiente – non conosco queste scelte di Esco Lazio e quindi non posso dirle nulla su questa vicenda”. http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/28/latina-centrale-a-biogas-oltre-i-limiti-per-emissioni-tra-i-soci-srl-azzeroco2/1043245/
Con il termine biogas si intende una miscela di vari tipi di gas, costituita
prevalentemente da metano (almeno il 50%) ed anidride carbonica che
si origina da fermentazione batterica prodotta in condizioni di assenza
di ossigeno (anaerobiosi) dei residui di:
Rifiuti conferiti in discarica (frazione organica) → gas di discarica;
Fanghi di depurazione→ gas residuati dai processi di depurazione;
Biomassa (intesa come frazione organica dei rifiuti urbani, fanghi di
depurazione, deiezioni animali, scarti di macellazione, scarti organici
agro-industriali, residui colturali, colture energetiche→ biogas.

Vari tipi di centrali a biogas e biomasse
Centrali a biogas a derrate alimentari o a colture
dedicate;
∗ centrali a biogas alimentate con Forsu (frazione
organica rifiuti solidi urbani: la frazione umida);
∗ digestori o biodigestori anaerobici;
∗ impianti per il trattamento anaerobico dei rifiuti;
∗ impianti a oli vegetali o bioliquidi.

Centrali a biomassa
A biomasse solide: sono impianti tradizionali con forno di
combustione della biomassa solida, caldaia che alimenta una
turbina a vapore accoppiata ad un generatore.
∗ A biomasse liquide (oli vari: palma, girasole, soia, ecc.): sono
impianti, alimentati da biomasse liquide (oli vegetali,
biodiesel), costituiti da motori accoppiati a generatori (gruppi
elettrogeni).
∗ A biogas ottenuto da digestione anaerobica.
Le centrali a biomasse funzionano per combustione: a temperature che di norma
superano gli 800C°, trasformano la materia delle biomasse (solide o liquide) in
energia sotto forma di calore (70-75% dell’energia prodotta). Il calore alimenta
una caldaia che produce il vapore necessario per azionare una turbina e produrre
energia elettrica (che rappresenta il 25-30% del potenziale energetico
dell’impianto)

centrali a biogas
Le centrali a biogas trasformano la materia attraverso
la “digestione anaerobica” che, in assenza d’aria e
per mezzo di batteri che si nutrono della sostanza
organica, producono gas/metano digestato (un
rifiuto che deve essere trattato poi come tale). Il gas
captato dalle vasche di fermentazione viene
immesso in centrali a gas con motori con potenza
solitamente inferiore a 1MW elettrico, dove per
mezzo della combustione produce energia elettrica e
calore.

Rischi per salute e ambiente
POLVERI SOTTILI E NANOPARTICELLE
A temperature elevate (fino a 800 °C) gli impianti liberano fumi con molte sostanze inorganiche che
volatilizzano per poi ricombinarsi sotto forma di polveri sottili ovvero di particolato. Il termine particolato, indicato con la sigla PM da Particulate Matter, designa piccolissime particelle solide o liquide del diametro dei micron, che rimangono sospese nell'aria per periodi variabili e dipendenti dalla loro massa e diametro prima di ricadere al suolo. Le polveri sottili si dividono in:
PM10 (diametro ≤10Q): polvere inalabile, ovvero in grado di penetrare nel tratto respiratorio superiore (naso e laringe).
PM 2,5 (diametro ≤2,5Q): polvere in grado di penetrare fino agli alveoli polmonari dove avvengono gli scambi gassosi tra sangue e aria.
Particolato ultrafine (UFP o UP): polvere con dimensioni ancora piu piccole in grado di penetrare
direttamente nel sangue.
Nanoparticelle (diametro del nanometro): sono in grado di penetrare all’interno delle cellule con
conseguente rischio di sviluppare gravi patologie quali tumori, malattie cardiovascolari, leucemie e
malformazioni fetali.
ATTENZIONE! Non è possibile filtrare in alcun modo le polveri al di sotto del PM2,5

INQUINAMENTO IDRICO
L'acqua dagli impianti a pressione o l'acqua piovana contaminata puo
penetrare nel suolo o, peggio ancora, raggiungere le acque
sotterranee.
Principali cause possono essere:
Insufficientemente impermeabilizzato del sito dell'impianto;
Crepe in serbatoi o rotture nelle tubazioni, giunti, valvole;
Corrosione delle tubazioni;
Mancanza di bacini di raccolta delle fuoriuscite;

CONTAMINAZIONE MICROBIOLOGICA
La fermentazione anaerobica favorisce la produzione di batteri
sporigeni anaerobi come il Clostridium Botulinum che contamina il
attraverso il digestato (lo scarto della fermentazione). Il digestato e
sparso sui campi come concime e puo determinare problemi anche
mortali negli animali d’allevamento, specie volatili, e anche per le
persone. Nei digestati si trovano Salmonella ssp., Lysteria
monocytogenesEscherichia coli .
Esiste anche una contaminazione dell'aria da parte di substrati stoccati
presso le centrali. Gli aerosol di spore fungine possono causare
problemi come irritazione delle vie respiratorie e allergie se la quantita
di spore fungine e alta
Il digestato e pastorizzato ma molti clostridi sopravvivono al processo
Alcuni Clostridi (Clostridium septicum Clostridium sordelii) causano infezioni nelle ferite di
animali trovano condizioni ottimali nei digestori
Per i patogeni non sporigeni vi e la possibilita di una ricontaminazione del digestato anche
dopo pastorizzazione.
Il Consorzio Parmigiano Reggiano per timore di diffusione di Clostridium tyrobutyricum ha
bloccato le biogas nel suo territorio. In Svezia i digestati non possono essere sparsi sui
pascoli neppure pastorizzati per timore della “zampa nera” (gangrena gassosa = carbonchio
sintomatico dei ruminanti) causato da Clostridium chauvoei.
PROBLEMA DEGLI ODORI
Gli odori sono correlati a composti chimici organici volatili:
Precursori della formazione dell’ Ozono;
Idrocarburi alifatici;
Idrocarburi aromatici;
Acidi carbossilici;
Composti solforati,
Composti organici alogenati (Cloro);
Composti azotati (ammoniaca);
Terpeni;
Esteri (metil-acetato);
Chetoni (butanone);
Alcoli (2-butanolo, etanolo, propanolo).

RUMORE
Rumore >> 80 dB nell'area del motore alimentato a
biogas. Il rumore si diffonde attraverso il tubo di
scarico delle emissioni e le aperture di ventilazione
Gli impianti vicino a punti sensibili con abitazioni o
altri insediamenti sensibili ai rumori a meno di 400 m
dal perimetro devono produrre la documentazione di
previsione di impatto acustico DGR n° 673/2004

Secondo la Direttiva Europea 2009/28/CE s’intende
per biomassa: La frazione biodegradabile dei
prodotti, rifiuti e residui di origine biologica
provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze
vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie
connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura,
Nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e
urbani.

Il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 6 luglio 2012
definisce quali materiali possono essere conferiti negli impianti a biomasse
Scarti di tessuti animali;
Scarti di tessuti vegetali;
Rifiuti plastici (ad esclusione degli imballaggi);
Feci animali, urine e letame (comprese le lettiere usate) effluenti, raccolti separatamente e trattati fuori sito;
Rifiuti della silvicoltura;
Scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione;
Rifiuti prodotti dall’estrazione tramite solvente;
Rifiuti prodotti dalle operazioni di lavaggio, pulizia e macinazione della materia prima;
Rifiuti prodotti dalla distillazione di bevande alcoliche;
Scarti di corteccia e sughero
Segatura, trucioli, residui di taglio, legno, pannelli di truciolare e piallacci;
Rifiuti non specificati altrimenti;
Scarti di corteccia e legno;
Scarti della separazione meccanica nella produzione di polpa da rifiuti di carta e cartone;
Scarti della selezione di carta e cartone destinati ad essere riciclati;
Fanghi di scarto contenenti carbonato di calcio;
Scarti di fibre e fanghi contenenti fibre, riempitivi e prodotti di rivestimento generati dai processi di separazione meccanica;
Fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti;
Cuoio conciato (scarti, cascami, ritagli, polveri di lucidatura) contenenti cromo;
Rifiuti dalle operazioni di confezionamento e finitura;
Rifiuti da materiali compositi (fibre impregnate, elastomeri, plastomeri);
Rifiuti da fibre tessili grezze;
Rifiuti da fibre tessili lavorate;
Pitture e vernici di scarto;
Carta e pellicole per fotografia, contenenti argento o composti dell’argento;
Carta e pellicole per fotografia, non contenente argento o composti dell’argento;
Rifiuti solidi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti;
Limatura e trucioli di materiali plastici;
Pneumatici fuori uso;
Plastica;
Componenti non specificati altrimenti;
Rifiuti inorganici;
Legno;
Altri materiali isolanti;
Rifiuti che non devono essere raccolti e smaltiti applicando precauzioni particolari per evitare infezioni (es. bende, ingessature, lenzuola,
indumenti
monouso, assorbenti igienici);
Parte di rifiuti urbani e simili non compostata
Parte di rifiuti animali e vegetali non compostata:
Compost fuori specifica;
Vaglio;
Fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane;
Fluff-frazione leggera e polveri;
Carta e cartone;
Plastica e gomma;
Legno;
Prodotti tessili;
Rifiuti combustibili;
Altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti.
Oggetto: osservazioni al progetto della centrale a biogas della società Indeco
27/03/2014 - Realizzazione impianto di trattamento biologico alimentato a biomasse per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in loc. Borgo Montello - Via Monfalcone 23/A. Scarica Sintesi Elaborati Progettuali. Responsabile del Procedimento: Fernando OlivieriRecapito Telefonico: 0651689362Indirizzo di Posta Elettronica Istituzionale:  folivieri@regione.lazio.it
proponente: INDECO SRL comune: Latina provincia: LT


Le presenti osservazioni vengono redatte per conto dei cittadini residenti e proprietari, in via Monfalcone località Borgo Bainsizza nel comune di Latina, nella zona della discarica di Borgo Montello e comunque nei pressi dell’impianto di progetto, nonché dei cittadini residenti nella provincia di Latina e quindi persone interessate e portatori di interessi privati e pubblici, come da costituzione di parte civile nel processo per l’inquinamento delle falde nella discarica di Borgo Montello e precisamente:
Dell'Orco Milena, Piovesan Carla, Piovesan Donatella, Piovesan Egidio, Piovesan Guerrino, Piovesan Roberto, Ciavardini Clara

Premessa area discarica di Borgo Montello
L’area della discarica di Borgo Montello deriva un insieme di errori dovuti al mancato rispetto di una serie di norme, regolamenti, leggi, programmi e gestione del territorio.
Oltre ad autorizzazioni, decreti non rispondenti alla normativa vigente, le cronache giudiziarie, gli atti del parlamento italiano, quelli del parlamento europeo, della commissione e dell’osservatorio sulla legalità della regione Lazio, le denunce, le indagini, le condanne, le analisi, le dichiarazioni di Funzionari della Procura di Latina, dell’ArpaLazio, della provincia di Latina, del comune di Latina, di collaboratori della giustizia indicano il mancato rispetto delle leggi, della tutela della salute pubblica da decenni all’interno della discarica di Borgo Montello.
A titolo esemplificativo il Dottor Miliano della Procura di Latina dichiarava nel processo Ego Eco “a Borgo Montello entra di tutto e nessuno controllo”.
Il commissario dell’ArpaLazio attesta l’elevato inquinamento nella discarica di Borgo Montello dal 2005.
L’ex assessore provinciale all’ambiente affermava che in termini di rifiuti si sono persi 10 anni e che gli scavi per la ricerca dei fusti tossici andavano effettuati in invasi diversi da quelli ricercati.
Il vice Sindaco di Latina e assessore all’ambiente dichiarava che a Borgo Montello le istituzioni sono state assenti per 10 anni.
Nella scorsa estate il senatore della Repubblica Vacciano denunciava che nell’invaso gestito dalla società Borgo Montello avveniva il conferimento del tal quale in modo illegittimo.
Le autorizzazioni dell’esercizio alla discarica sono avvenute in passato senza il rispetto delle distanze di legge.
Le ultime analisi pubblicate dall’ArpaLazio nel marzo 2012 confermavano l’elevato inquinamento delle falde dentro e fuori la discarica.
Il vicesindaco e assessore all’ambiente di Latina lamentava il mancato intervento della Asl di Latina in merito agli stessi dati preoccupanti dell’inquinamento delle falde, per la tutela della salute pubblica.
Un collaboratore della giustizia dichiarava anche a Latina Borgo Montello ne moriranno parecchi con riferimento all’inquinamento per il conferimento illegittimo di rifiuti all’interno della discarica.
Quasi ogni giorno i cittadini inviano segnalazioni scritte, verbali o telefoniche per lamentare le emissioni odorigene moleste provenienti dalla discarica.
Il 10 marzo 2014 dovevano iniziare le attività di bonifica delle falde all’interno della discarica, non sono invece stati resi noti i dati sul progetto di bonifica delle falde esterne alla discarica e al fiume Astura (adiacente la discarica) anch’essi resi noti dall’ArpaLazio nel marzo 2012.
Secondo l’articolo de Il Messaggero del 9 maggio 2014, nella cronaca di Latina a pag. 38 “azione di responsabilità nei confronti di Bertuccelli” si dichiara tra l’altro “… il nuovo ad (di Latina Ambiente ndr) Pierpaolo Lombardi, ha confermato l’intenzione di avviare la bonifica di Montello…dal sopralluogo effettuato dagli agenti … il 29 aprile … verificato che i lavori (di bonifica ndr) non erano ancora iniziati, sarebbe stato redatto un verbale di inottemperanza…”
Secondo l’articolo de Il Messaggero del 9 maggio 2014, nella cronaca di Latina a pag. 38 “discariche pronti i fondi bonifiche più semplici, il ministro Galletti parla anche di Montello e Penetro: ” attribuendo le affermazioni al Ministro dell’Ambiente Galletti si dichiara tra l’altro “… delle bonifiche delle discariche… che riguarda da vicino anche questo territorio… uno degli obiettivi è anche quello di interrompere le procedure di infrazione Ue.
Secondo l’articolo de Il Messaggero del 9 maggio 2014, nella cronaca di Latina a pag. 37 “discariche, bonifiche subito, l’annuncio del Ministro Galletti, fondi e procedure semplificate per Montello e Penitro” tra l’altro si dichiara: “A Montello e Penitro – non solo nella ‘Terra dei fuochi’ – l’arrivo di rifiuti sversati dalla camorra è più di un’ipotesi”.
Secondo l’articolo del quotidiano Oggi Latina del 5 maggio 2014 dal titolo”il mistero dei soldi per il post mortem l'intervento del vicesindaco Cirilli” a pag. 4 si chiama post mortem ed è il sistema che ha la regione Lazio per garantirsi i soldi per la gestione della discarica una volta chiusa. Il comune di Latina sta chiedendo da mesi alla regione Lazio notizie rispetto a questi accantonamenti che dovrebbero essere custoditi su conti correnti e garantire così la gestione degli invasi chiusi, come lo sono alcuni di quelli di Borgo Montello. Senza risposta. Non quadra - spiega il vicesindaco e assessore all’ambiente del comune di Latina: “il meccanismo con cui la Regione Lazio dovrebbe garantirsi le risorse per assicurare la gestione post mortem delle discariche completate”.
Secondo l’articolo del quotidiano Oggi Latina dell’11 maggio 2014 dal titolo”alleati in nome dei rifiuti” a pag. 7 il vicesindaco e assessore all’ambiente del comune di Latina dichiara tra l’altro: “richieste di ampliamenti e autorizzazioni per vecchi e nuovi impianti rischiano di trasformare il territorio in un vero e proprio far west”.
Che il comune di Latina nell’avviso pubblico del settembre 2012 affermava che “ le popolazioni che vivono a ridosso della discarica, … le proprietà hanno subito una forte svalutazione”..
  • il ciclo dei rifiuti in provincia di Latina avviene in violazione della normativa dell'UE sui rifiuti e con una percentuale di raccolta differenziata che varia dal 25 al 30%,molto al di sotto dell'obbligo di legge (65% al 2012 (D.lgs. 152/06 direttiva europea 98/2008)
  • Allo stesso modo non viene rispettato l’obiettivo di riduzione per il conferimento in discarica di rifiuti urbani biodegradabili, come previsto dalla direttiva 1999/31/CE (http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2003:011:0027:0049:IT:PDF) (vedere anche http://ec.europa.eu/italia/attualita/primo_piano/ambiente/discariche_norma_it.htm);
  • Il conferimento dei rifiuti deve avvenire in conformità alla normativa UE sui rifiuti (direttiva 1999/31/CE del Consiglio del 26 aprile 1999 relativa alle discariche di rifiuti) come riportato nella nota della Commissione Europea del 31 maggio 2012, costituendo invece una seria minaccia alla salute umana e all'ambiente;
  • Infatti la direttiva sulle discariche (direttiva 1999/31/CE del Consiglio del 26 aprile 1999 relativa alle discariche di rifiuti) "stabilisce che i rifiuti devono essere trattati prima di essere interrati e cioè devono subire processi fisici, termici, chimici, o biologici, inclusa la cernita, allo scopo di ridurne il volume o la natura pericolosa e di facilitarne il trasporto o favorirne il recupero, mentre nella discarica di Borgo Montello, in base alla notizie apprese dalla stampa, i rifiuti sarebbero interrati senza preventivo trattamento;
  • (per la gestione dei siti della discarica) hanno sempre ottenuto nel corso degli anni autorizzazioni, rinnovi ed ampliamenti nonostante l'evidente situazione di inquinamento del territorio circostante, non tenendo conto la presenza di case e famiglie presenti a distanze inferiori anche di 200 metri dagli impianti, contravvenendo così  alla legge Regionale del 2002 (Piano di gestione dei rifiuti)-Delibera Consiglio Regionale n°112 del 10 luglio 2002), legge che prevede per le discariche una distanza minima dalle case sparse di 700 metri e 1500 metri dai centri abitati. 
  • Nel sito della discarica di Borgo Montello vi sarebbe (in base alle notizie dei giornali con particolare riferimento ai processi e procedimenti in corso) inadempienza rispetto alle leggi a tutela della Salute fisica , psicologica, e della qualità di vita, diritti inviolabili sanciti (Art.32) dalla Costituzione Italiana. La non applicazione delle normative Regionali ha significativamente influito anche sul totale deprezzamento degli immobili e terreni circostanti, frutto di una vita di dignitoso lavoro.
  • Nella zona, dove è ubicato il sito della discarica di Borgo Montello, a vocazione prevalentemente agricola, sorgono diversi centri abitati (Borgo Bainsizzacirca 500 abitanti, Le Ferriere circa 300 abitanti, e Borgo Montello circa 1000 abitanti, oltre ai residenti nelle campagne vicine e confinanti la discarica) di pregio storico e naturalistico, la cui popolazione non è stata mai adeguatamente informata sui rischi dall'esposizione a polveri , cattivi odori, falde inquinate. Si precisa inoltre che il sito della discarica di Borgo Montello confina direttamente con il fiume Astura che è stato interessato nel passato da contaminazioni derivanti dalla stessa discarica.
  • Nonostante i numerosi casi di malattie gravi e morti nella zona interessata, riconducibili con molta  probabilità alla vicinanza discarica, non è stato mai avviato uno studio Epidemiologico.
  • Le indagini dell'ARPA  nel periodo d'indagine luglio 2005-luglio 2006 hanno rivelato un significativo inquinamento e contaminazione delle falda acquifera dell'intero corpo discarica. Il commissario straordinario ARPA Lazio dott. Carrubba ha confermato dinnanzi la Commissione Legalità della Regione Lazio il 17 luglio 2012:
  • "Noi a Borgo Montello abbiamo l'inquinamento ambientale,e non lo diciamo adesso, l'Arpa lo dice dal 2005" e ancora " Borgo Montello quindi è un sito inquinato,su questo non ci piove" (vedere testo completo verbale audizione http://verdiecologistipontini.blogspot.it/2012/07/audizione-sugli-scavi-nella-discarica.html)
  • E' in corso presso il Tribunale di Latina(Ufficio Gup) la fase preliminare del processo a carico dei vertici di Ecoambiente per inquinamento delle falde (prossima udienza 8 ottobre leggere http://www.radioluna.it/news/2012/07/latina-falde-inquinate-vertici-di-ecoambiente-davanti-al-gup);
  • Visto il piano regionale dei rifiuti del Lazio (supplemento ordinario n. 15 del 14/03/2012),

E’ pertanto evidente la situazione di degrado e di inquinamento con la necessità del risanamento dell’intera area ancora non attuata (secondo gli Enti competenti) con una serie di progetti in corso e che sicuramente aumenteranno le emissioni in atmosfera, così come il peggioramento degli scarichi.
Allo stesso modo come ribadito dalla direttiva europea in materia di valutazione di impatto ambientale e come riconosciuto da alcune sentenze non si può effettuare la VIA separatamente dal contesto compromesso e dagli altri impianti con emissioni inquinanti.
Nell’area della discarica, inoltre, insistono o sono in progetto alcune attività comprese nell’elenco delle attività soggette a rischio di incidente rilevante di cui alla direttiva Seveso.
Considerato inoltre che nel comune di Latina è presente almeno un’altra attività soggetta a rischio di incidente rilevante andrebbe richiesto e (se ci sono le condizioni) rilasciato il parere di compatibilità territoriale, previa produzione della relativa istanza e documentazione di legge.

Preso atto della difficile situazione sociale, di cui ne parlano anche le testate nazionali, per esempio nell'articolo: Latina, minorenne rom denuncia: “In ginocchio e pestati da polizia e residenti”

Quattro giovani del campo Al Karama in un'auto bloccati di notte da un gruppo di ragazzi di fronte a un bar di Borgo Bainsizza. Poi l'arrivo degli agenti "Schiaffi e calci da tutti, ci hanno accusato di voler rubare". Uno di loro ha raccontato l'episodio in una deposizione protetta in Questura e ailfattoquotidiano.it


Problemi vicina centrale a biogas
Considerato che nella zona insiste l'impianto a biogas tra le località di Borgo Santa Maria e Borgo Bainsizza con evidenti problemi nel rispetto delle emissioni e negli scarichi. Infatti i  prelievi degli scarichi delle acque reflue in data 6/2/2012 non rispettano i parametri COD, BOD, solidi sospesi totali e azoto ammoniacale, è seguito il verbale di accertamento di violazione del 12/3/2012 ai sensi del comma 1 dell’art. 133 del D.Lgs. 152/2006.
Le emissioni in atmosfera sui campioni del 14/08/12 evidenziano il superamento del parametro COT carbonio organico totalerispetto alle prescrizioni nell’autorizzazione.
In data 22/10/2013 i campionamenti delle acque reflue di scarico non rispettano i parametri di BOD, COD e azoto ammoniacale.
In data 21 novembre 2013 viene inviato il verbale per accertamento di violazione, proponendo la sanzione disposta dal comma 1 dell’art. 135 del D. Lgs. 152/2006.
In data 17/12/2013 l’ArpaLazio comunica che invierà alla Procura di Latina gli atti relativi alle inosservanze delle prescrizioni di cui all’autorizzazione rilasciata dalla Provincia di Latina, in seguito alla visita di sopralluogo del 29/11/2013. Durante il sopralluogo non è stato possibile procedere al campionamento per l’impossibilità di accedere al punto di campionamento, in quanto il mezzo di sollevamento che la ditta esercentel’impianto doveva mettere a disposizione per i campionamenti, era in fase di manutenzione. I tecnici che effettuano il sopralluogo rilevano la necessità di migliorare la gestione delle acque meteoriche ricadenti sul suolo non impermeabilizzato, per evitare il ristagno e i problemi di emissioni odorigene moleste.  Per consultare in documenti ufficiali 
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