Calabria,
partono i veleni e restano i guai
IL
MINISTRO DELL’AMBIENTE GALLETTI ENTUSIASTA PER L’OPERAZIONE ARMI
CHIMICHE SIRIANE, MANCANO PERÒ I TRENI PER I CONTAINER
NESSUNA
COMPENSAZIONE
Mistero
sui costi del trasbordo, che si potrà ripetere in futuro
Solo
un indennizzo, non ancora quantificato, per la società
che
gestisce il porto. Per il rilancio dello scalo non c’è nulla
di
Enrico
Fierro
inviato
a Gioia Tauro (Reggio C.)
Ela
nave va. Parte con il suo carico di armi
chimiche
la Cape Ray, direzione il mare
al
largo di Creta dove verranno definitivamente
neutralizzati
iprite, sarin e gas mostarda.
E
la Calabria resta sola, di nuovo, con quel
porto
degli inganni, Gioia Tauro, stretto dalla
crisi
e dalla concorrenza di scali spagnoli e
nordafricani.
Un gigante dai piedi d’argilla,
senza
treni per portare verso il nord i container,
con
un’autostrada, la Salerno-Reggio
Calabria,
eterna incompiuta. Una realtà che
governo
e parlamentari sbarcati in massa a
Gioia
Tauro, sembrano non vedere.
SPRIZZA
OTTIMISMO il
ministro dell’Am -
biente
Gianluca Galletti che ha convocato
i
giornalisti nel comando della
Capitaneria
di Porto. “L’ope -
razione
che stiamo facendo –
ha
esordito – ha un valore sociale
per
il Paese molto elevato.
Qui
stiamo distruggendo
armi
chimiche, stiamo
mettendo
in mostra professionalità,
ricerca
e orgoglio”. Applausi. E volti
soddisfatti
di ammiragli, esperti vari e del vicepresidente
della
disastrata giunta regionale
calabrese
Antonella Stasi. Poche domande, pochissime
risposte.
Soprattutto sulle eventuali
misure
di compensazione per il porto di Gioia
Tauro
e sulle politiche di sviluppo dell’intera
area
da sempre promesse da tutti i governi.
“Sono
abituato a rispondere delle cose che conosco
– replica
il ministro – i soldi per il rilancio
di
Gioia Tauro li troveremo nel programma
2012-2020
per la coesione territoriale”.
PER
IL RESTO i
calabresi devono essere consapevoli
e
soddisfatti di aver partecipato a una
grande
operazione. Ci saranno altre armi chimiche
da
trasbordare, le banchine di Gioia
Tauro
saranno usate per altri scopi militari? Il
ministro
sorride e la sua risposta non è di quelle
che
rassicurano: “Non ho la palla di vetro per
prevedere
il futuro, posso solo dire che fino
a
oggi non sono previsti passaggi di questo tipo,
ma
se tra cinque anni un governo dovesse decidere
di
fare operazioni simili si vedrà”.
È
il dubbio che da giorni circola nella Piana tra
sindaci
e sindacalisti dell’ala più radicale, quello
di
una militarizzazione del porto e dei suoi
scopi.
Uno snaturamento che cancellerebbe
tutti
gli sforzi per il rilancio dell’area. Quanto è
costata
l’operazione è ancora un mistero, si sa
che
i costi verranno scontati dai due milioni di
euro
che l’Italia aveva deciso di stanziare per il
fondo
internazionale per le missioni di pace, un
indennizzo,
non ancora quantificato, spetterà
alla
società che gestisce il porto. Tutto bene,
quindi,
con l’ultimo container di veleni, iprite e
sarin,
trasbordato poco prima delle venti di ieri
e
le navi ripartite mezz'ora dopo le nove.
A
GIOIA TAURO, a
pochi passi dal porto, restano
i
segni di una manifestazione contro “lo
scempio
ambientale”. Un lungo striscione con
le
foto dei morti di leucemia, una sedia vuota a
dimostrare
l’assenza di chi è stato ucciso dai
tumori.
“Ottanta vittime dal luglio 2013
fino
ad oggi – dice Mimmo Praticò, volontario
di
una associazione per la protezione civile –,
è
una situazione inaccettabile che non risparmia
giovani
e finanche bambini”. “Politici dove
siete?”,
si legge su un cartello. I politici sono
in
partenza per Roma, tutti soddisfatti per
“aver
messo in mostra professionalità, ricerca e
orgoglio”.
Sbaracca anche il baraccone mediatico
di
tv, giornali e fotoreporter di tutto il
mondo.
I
riflettori si spengono e la Calabria resta di
nuovo
al buio. il fatto quotidiano 3 luglio 2014
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