giovedì 3 luglio 2014

Calabria (Gioia Tauro), partono i veleni e restano i guai dopo l'operazione armi chimiche siriane

Calabria, partono i veleni e restano i guai
IL MINISTRO DELL’AMBIENTE GALLETTI ENTUSIASTA PER L’OPERAZIONE ARMI CHIMICHE SIRIANE, MANCANO PERÒ I TRENI PER I CONTAINER
NESSUNA COMPENSAZIONE
Mistero sui costi del trasbordo, che si potrà ripetere in futuro
Solo un indennizzo, non ancora quantificato, per la società
che gestisce il porto. Per il rilancio dello scalo non c’è nulla
di Enrico Fierro
inviato a Gioia Tauro (Reggio C.)
Ela nave va. Parte con il suo carico di armi
chimiche la Cape Ray, direzione il mare
al largo di Creta dove verranno definitivamente
neutralizzati iprite, sarin e gas mostarda.
E la Calabria resta sola, di nuovo, con quel
porto degli inganni, Gioia Tauro, stretto dalla
crisi e dalla concorrenza di scali spagnoli e
nordafricani. Un gigante dai piedi d’argilla,
senza treni per portare verso il nord i container,
con un’autostrada, la Salerno-Reggio
Calabria, eterna incompiuta. Una realtà che
governo e parlamentari sbarcati in massa a
Gioia Tauro, sembrano non vedere.
SPRIZZA OTTIMISMO il ministro dell’Am -
biente Gianluca Galletti che ha convocato
i giornalisti nel comando della
Capitaneria di Porto. “L’ope -
razione che stiamo facendo –
ha esordito – ha un valore sociale
per il Paese molto elevato.
Qui stiamo distruggendo
armi chimiche, stiamo
mettendo in mostra professionalità,
ricerca e orgoglio”. Applausi. E volti
soddisfatti di ammiragli, esperti vari e del vicepresidente
della disastrata giunta regionale
calabrese Antonella Stasi. Poche domande, pochissime
risposte. Soprattutto sulle eventuali
misure di compensazione per il porto di Gioia
Tauro e sulle politiche di sviluppo dell’intera
area da sempre promesse da tutti i governi.
Sono abituato a rispondere delle cose che conosco
replica il ministro – i soldi per il rilancio
di Gioia Tauro li troveremo nel programma
2012-2020 per la coesione territoriale”.
PER IL RESTO i calabresi devono essere consapevoli
e soddisfatti di aver partecipato a una
grande operazione. Ci saranno altre armi chimiche
da trasbordare, le banchine di Gioia
Tauro saranno usate per altri scopi militari? Il
ministro sorride e la sua risposta non è di quelle
che rassicurano: “Non ho la palla di vetro per
prevedere il futuro, posso solo dire che fino
a oggi non sono previsti passaggi di questo tipo,
ma se tra cinque anni un governo dovesse decidere
di fare operazioni simili si vedrà”.
È il dubbio che da giorni circola nella Piana tra
sindaci e sindacalisti dell’ala più radicale, quello
di una militarizzazione del porto e dei suoi
scopi. Uno snaturamento che cancellerebbe
tutti gli sforzi per il rilancio dell’area. Quanto è
costata l’operazione è ancora un mistero, si sa
che i costi verranno scontati dai due milioni di
euro che l’Italia aveva deciso di stanziare per il
fondo internazionale per le missioni di pace, un
indennizzo, non ancora quantificato, spetterà
alla società che gestisce il porto. Tutto bene,
quindi, con l’ultimo container di veleni, iprite e
sarin, trasbordato poco prima delle venti di ieri
e le navi ripartite mezz'ora dopo le nove.
A GIOIA TAURO, a pochi passi dal porto, restano
i segni di una manifestazione contro “lo
scempio ambientale”. Un lungo striscione con
le foto dei morti di leucemia, una sedia vuota a
dimostrare l’assenza di chi è stato ucciso dai
tumori. “Ottanta vittime dal luglio 2013
fino ad oggi – dice Mimmo Praticò, volontario
di una associazione per la protezione civile –,
è una situazione inaccettabile che non risparmia
giovani e finanche bambini”. “Politici dove
siete?”, si legge su un cartello. I politici sono
in partenza per Roma, tutti soddisfatti per
aver messo in mostra professionalità, ricerca e
orgoglio”. Sbaracca anche il baraccone mediatico
di tv, giornali e fotoreporter di tutto il
mondo.
I riflettori si spengono e la Calabria resta di

nuovo al buio. il fatto quotidiano 3 luglio 2014

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