domenica 5 gennaio 2014

Monnezza, i vescovi: “Fate presto” Don Patriciello: “Tocca allo Stato” SU NAPOLITANO

“Avevo consigliato al Presidente di inserire nel suo discorso qualche parola su di noi Lo ha fatto dopo Comunque importante” di Enrico Fierro Fate presto”. La lettera che l’arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, insieme ai vescovi della Terra dei fuochi, ha indirizzato alle istituzioni perché intervengano sul dramma della Campania, si apre così. Con lo stesso titolo de il Mattino all’indomani del terremoto del 23 novembre 1980. Una tragedia con 3 mila morti allora, un “disastro ambientale che si è trasformato in vero dramma umanitario”, scrivono i vescovi, oggi. Un appello accorato, quello della Chiesa campana, ma anche duro e critico verso le istituzioni e il loro immobilismo. “Ancora si discute sul da farsi, mentre urgono bonifiche, controlli sanitari, sostegno all’economia, perimetrazione dei terreni malati, tutela della buona agricoltura”. LA CHIESAc’è, finalmente anche i vertici si sono accorti del disastro che incombe su una parte importante della Campania e sulla sua gente. Don Maurizio Patriciello, prete povero tra i poveri di Caivano, nel cuore della Terra dei fuochi non è più solo. “Eravamo in pochi quando abbiamo iniziato questa battaglia contro un mostro potentissimo, ora la Chiesa è con noi e anche il capo dello Stato ha capito. Lo incontreremo presto”. L’ultimo dell’anno don Patriciello ha ricevuto una telefonata dagli uffici del Quirinale. “Ave - vano visto Servizio Pubblico, letto i giornali, volevano sapere perché il clima era così teso. Mi meraviglio della vostra meraviglia, ho risposto e con modestia ho consigliato di suggerire al presidente di inserire nel discorso di fine d’anno due parole sulla Terra dei fuochi. Non voglio illudermi, forse il discorso era già preparato da giorni, ma va bene così. Napolitano quelle cose le ha dette, forse avrebbe fatto bene a dirle prima, ma io sono un prete abituato a vedere il bene in ogni gesto. Ora andiamo avanti”. Don Maurizio e le mamme attive nei Comitati, hanno le idee chiarissime. “Il decreto approvato dal governo va rivisto, è poca cosa, colpisce chi incendia i rifiuti, le ultime ruote di un carro sul quale ci sono responsabilità ben più importanti. Sono i rom che bruciano i rifiuti per il rame, sono i disoccupati che di notte, per due lire, danno fuoco agli scarti delle piccole industrie della pelle e dell’abbigliamento. Sono fabbrichette in nero, clandestine, non censite. Che facciamo, le chiudiamo creando altra disoccupazione? Io dico facciamo emergere il lavoro nero, evitiamo le produzioni in clandestinità, lo Stato sia fermo, duro, ma anche amico”. Scrive articoli per l’Avve nire , don Maurizio, anima blog, usa i social network e organizza riunioni, insieme agli attivisti dei Comitati consulta oncologi, esperti ambientali, tecnici. “Parlano di bonifica e va bene, ma prima vogliamo sapere se i traffici sono finiti, se dal Nord l’invio di rifiuti speciali nelle nostre terre si è fermato. La ministra Cancellieri nei giorni scorsi parlava della necessità di introdurre il reato di omicidio stradale, bene, ma si inaspriscano le pene per chi inquina, avvelena, distrugge l’ambiente. E poi la sanità, ma in Campania esiste un registro dei tumori? Non si sa, a volte ci dicono che c’è ma non funziona. Non si hanno certezze. Noi non sappiamo se i soldi stanziati per le prime bonifiche siano sufficienti o meno, quello che è certo è che in molti sono pronti all’assalto alla diligenza. Forse gli stessi che negli anni passati hanno avvelenato queste nostre terre. Li vedo, famelici, pronti a uccidere anche questa ultima speranza”. Giugliano, il litorale Domizio, le lunghe campagne che da Caserta a Napoli sono un tutt’uno, si sono guadagnati l’ap - pellativo di “Monnezza Valley”, quasi come se un destino infame avesse incatenato queste terre al sistema d’affari che prospera attorno al ciclo dei rifiuti. “E ora parlano della costruzione di un nuovo inceneritore a Giugliano. Sono matti! A chi serve, chi ci deve guadagnare? E che fine faranno i fanghi dell’Acna di Cengio interrati nella discarica Resit, quella da bonificare, come si smaltiranno, dove?”. DOMANDE ancora senza risposte. Infine Carmine Schiavone, il camorrista più televisivo della storia, e le sue rivelazioni a puntate. “Quando ha parlato a Servizio Pubblico mi sono indignato, offeso dalle sue parole. Ci chiedeva cosa avevamo fatto, perché non ci eravamo opposti. Il carnefice chiedeva alle vittime perché non avevano combattuto a mani nude contro la camorra che aveva eserciti di killer. Non so se Schiavone sia la bocca della verità, ma bisogna dare risposte. Lui afferma che fu Giorgio Napolitano, all’epoca ministro dell’Interno, a secretare le sue audizioni alla Commissione parlamentare, lo si smentisca se non è vero. Fa nomi di personaggi politici ancora dentro le istituzioni e li indica come legati alla camorra. Se le cose che afferma non sono vere perché non lo denunciano? Se invece dice la verità, si faccia pulizia. Io so solo che ci sono mamme che hanno visto morire i loro figli bambini e che ancora vivono nel terrore. Hanno passato il capodanno con le mamme della Terra dei fuochi, vogliono continuare a battersi, vogliono che lo Stato faccia la sua parte”. il fatto quotidiano 5 gennaio 2014

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