mercoledì 18 giugno 2008

costruire strade la soluzione dai rifiuti

Costruire strade: la soluzione può venire dai rifiutiPossibile conciliare tutela dell'ambiente e realizzazione di infrastrutture
18/06/2008 - Costruire strade con… rifiuti? Non solo è possibile ma necessario e vantaggioso. È questa una delle conclusioni della giornata di studi organizzata dal Prof Ing Marco Pasetto del Dipartimento Costruzioni e Trasporti dell’Università di Padova con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, SIIV – Società Italiana Infrastrutture Viarie e FOIV Federazione Regionale degli Ordini degli Ingegneri del Veneto, conclusasi oggi presso l’Aula Magna di Palazzo Bo, a Padova.

Grazie alle ricerche di settore e alle numerose case histories positive si è dimostrato quanto sia possibile conciliare la tutela dell’ambiente con la realizzazione di infrastrutture nel giusto equilibrio tra le esigenze di costruttori e utilizzatori. Sabbie di fonderia, materiali di lavorazione di cava, scorie di acciaieria, polverino di gomma di pneumatici dismessi… sono solo alcuni dei materiali che evitando di essere abbandonati in discarica permetterebbero, opportunamente trattati, di sostituire per prestazioni e qualità le materie prime che in natura iniziano a scarseggiare. Non solo una riduzione del danno ambientale quindi ma un risparmio economico ed energetico complessivo ancora difficile da quantificare visto che utilizzando materiali marginali si evita anche l’inquinamento che ne deriva dal loro trasporto alle discariche. Un vantaggio a tutto campo e altamente innovativo.

“In Italia siamo in ritardo rispetto al contesto internazionale – esordisce il Prof Pasetto, ideatore e organizzatore della giornata di studi – visto che in alcuni stati come gli USA è già obbligatorio l’utilizzo di materiali riciclati specifici, come ad esempio il polverino di gomma nella costruzione di strade. In Italia, il quadro legislativo e normativo, invece, si presenta alquanto complesso e ambiguo – sottolinea Pasetto - e questo ovviamente rallenta molto l’applicazione di tali soluzioni, soprattutto nelle grandi opere”.

“La disponibilità di Arpav a valutare questi materiali secondari parte dalla consapevolezza che tutto ciò che viene riutilizzato non va gettato in discarica e costituisce quindi un modo di preservare l’ambiente – commenta Andrea Drago, direttore generale ARPAV Veneto -. In Europa si fa già molto in questo senso e raggiungere il livello europeo per noi è un traguardo importante. È necessario però semplificare il quadro normativo che oggi è troppo contraddittorio e ambiguo. Resta poi la problematica inerente le autorizzazioni che devono essere rilasciate dopo un attento esame. C’è infatti il grosso problema della verifica in situ. Non vogliamo permettere altri casi gravi ed eclatanti di inquinamento che lascino adito a pregiudizi nei confronti di altre applicazioni invece sicure. C’è da sottolineare – continua Drago – che la situazione nel Veneto è buona: solo nel 2005 abbiamo contato 6 milioni di tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi utilizzati nelle infrastrutture, un dato che ci pone tra le prime regioni in Italia in questa sfida”.

Al tavolo, tra le numerose case histories discusse, presenti anche le significative esperienze del Passante di Mestre e della Valdastico Sud. “Fin dal 2003 – commenta l’ing. Giuseppe Fasiol, Responsabile Unico del Procedimento, Passante di Mestre – si è cercato di utilizzare materiali marginali, nello specifico di scavo, soprattutto per la realizzazione del rilevato stradale. Abbiamo evitato di portare in discarica 2 milioni di metri cubi di materiali di terra come argilla e limi grazie alla procedura della stabilizzazione con calce. Già questo è un dato significativo, che si aggiunge al risparmio in termini di impatto ambientale e costi che abbiamo ottenuto evitando, proprio grazie all’utilizzo di materiali marginali, ulteriori lo spostamento con i mezzi”.

Anche la Valdastico Sud guarda con positività ai materiali marginali. “Stiamo realizzando un’opera qualificata da un punto di vista ambientale - commenta l’ing. Mario Bellesia, responsabile area costruzioni autostrada BS-PD, AD Pedemontana Veneta Spa -. A progetto erano richiesti 7 milioni e 200 mila metri cubi di materiali vergine di cava. Una quantità esorbitante. Oggi possiamo dire con soddisfazione che oltre il 50% di questa quantità è frutto di materiali riciclati. Il vantaggio competitivo che ne è derivato in termini di rispetto ambientale e riduzione dei costi è intuibile”.

Ad entrare nel dettaglio della produzione dei materiali riqualificati e della loro applicazione tecnica è stato l’ing Alessio Velo, responsabile tecnico di Eco.Men. del gruppo Mefin spa, la prima azienda che nel Veneto ha iniziato a produrre materiali riqualificati collaborando per importanti opere alcune tra le quali il Passante di Mestre, la Valdastico Sud, l’Interporto di Padova, la Tangenziale di Limena. Procedure e specificità tecniche hanno evidenziato l’innovazione di questi materiali e l’alta resa in termini di prestazioni di resistenza, durata e manutenzione.

L’Ing Carlo Comin, RFI committente di progetto, ha evidenziato invece quanto spesso proprio l’ambiguità delle procedure normative renda pressoché impossibile la realizzazione di progetti e di quanto manchi a livello italiano una vera progettualità di ampio respiro che permetta una reale e serena applicazione di queste soluzioni tecniche innovative.


Fonte: Ufficio stampa - Adnkronos nord est(riproduzione riservata)
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