venerdì 7 marzo 2014
Ilva, troppi “non ricordo” I pm: “Processate Vendola” CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER RIVA, IL GOVERNATORE PUGLIESE E ALTRI 51 INDAG AT I
IL VERBALE
DI NICHI
La risata con Archinà?
’Il Fatto’ ha manipolato
quella telefonata. Io
ridevo del suo scatto
fe l i n o. . .” (quando colpì
il giornalista che faceva
domande scomode) di Antonio Massari
Sono stato ricevuto dal
senatore Kerry a Washington
o da Schwarzenegger
come leader
di una posizione ambientalista…
E poi vengo rappresentato
come uno che ride dei tumori…
Insomma, capisce bene che
per me non è una grana giudiziaria,
è essere spellato vivo, è
essere mutilato della cosa più
importante che ho accumulato
nella mia vita, che è la reputazione…
”. Si chiude con queste
parole, il 23 dicembre scorso,
l’interrogatorio di Nichi Vendola,
presidente della Regione
Puglia, accusato di concussione,
dalla procura di Taranto,
nell’inchiesta sull’Ilva. Si chiude
dopo sei ore e mezza di risposte
che non convincono
l’accusa: ieri la Procura di Taranto
ha chiesto il rinvio a giudizio,
per Vendola e altri 53 indagati
(50 persone fisiche e 3 società),
confermando l’accusa di
concussione.
“PER DECENNI - commenta
Vendola - a Taranto nessuno ha
visto niente e troppi hanno taciuto.
Io no. Per decenni gli inquinatori
hanno comprato il silenzio
e il consenso politico, sociale
e dei media. Io no. Infatti
non siamo accusati di corruzione.
Siamo accusati di essere stati
compiacenti, a titolo gratuito,
nei confronti dell’Ilva. Accusati
in un processo in cui tutti i dati
del disastro ambientale sono il
frutto del nostro lavoro”. Ben
258 le parti lese dall’inquina -
mento dell’Ilva individuate dalla
Procura. Rischiano di andare
a processo il deputato di Sel Nicola
Fratoianni, l’assessore regionale
all’Ambiente Lorenzo
Nicastro (Idv), accusati di favoreggiamento
personale nei confronti
di Vendola che, secondo
l’accusa, avrebbe esercitato
pressioni sul direttore dell’Arpa
Giorgio Assennato per “am -
morbidirlo”, indagato anch’egli
di favoreggiamento nei confronti
del presidente pugliese.
Chiesto il rinvio a giudizio per
un intero sistema politico: il sindaco
di Taranto, Ippazio Stefano
(abuso d’ufficio), l’ex presidente
della Provincia di Taranto,
Gianni Florido, l’ex assessore
provinciale all’Ambiente Michele
Conserva. E poi il gruppo
Riva: il ‘patron’ Emilio, il vice
presidente del gruppo Riva Fire
Fabio Riva, il presidente dell’Il -
va Bruno Ferrante E il responsabile
delle relazioni pubbliche,
Girolamo Archinà.
. Reati che variano
dall’associazione per
delinquere finalizzata
al disastro ambientale
all’avvele -
namento di acque e
sostanze alimentari.
Il verbale di vendola
è zeppo di
“non ricordo” e anche
di un’accusa al
Fatto Quotidiano
che, in esclusiva,
sul proprio sito
web, pubblicò la telefonata in
cui il Presidente, ridendo con
Archinà, assicurava che non si
sarebbe defilato. “Hanno avuto
bisogno di manipolarla un po’ –
dice Vendola – di tagliarla e di
rimontarla…”. Falso. Ilfattoquotidiano.
it pubblicò sia la versione
integrale della telefonata, sia
quella montata, ma nessuna
versione manipolata. E sulla risata
con Archinà - che aveva
strappato il microfono a un
giornalista che faceva domande
- , Vendola commenta così: “Ho
avuto la sensazione di averlo offeso,
perché ridevo di lui, del suo
scatto felino, scatto da servitor
zelante, questo era il motivo
esclusivo della risata…”.
E su un testimone scovato in
esclusiva dal Fatto , a un certo
punto, verte l’interrogatorio a
Vendola. L’argomento è cruciale
per l’accusa: la riunione del 15
luglio 2010, dopo la quale, i Riva,
in un’intercettazione commentano:
“Tieni presente che
già psicologicamente, ieri, è avvenuto
questo: Assennato è stato
fatto venire al terzo piano però
è stato fatto aspettare fuori…
come segnale forte…”. “Io non
ho memoria di Assennato – ri -
sponde Vendola – non era nel
palazzo, non era nel mio campo
visivo… non lo convocammo
nel corso della riunione… non
ricordo che nessuno l’abbia
convocato con un sms…”. Eppure
il testimone rintracciato
dal Fatto , interrogato dalla procura,
conferma di aver incontrato
Assennato in uno stato
d’animo “rassegnato” proprio
nei corridoi della Regione. “E
quando? – risponde Vendola –
A che ora? Mi risulta che avesse
un appuntamento con l’asses -
sore Nicastro alle 10… è arrivato
in anticipo a un appuntamento
che aveva con Nicastro…
non con me…”.“Ricorda – con -
tinua il pm Piero Argentino - se
qualcuno dei partecipanti lasciò
la riunione per andare a parlare
con Assennato?”. “No”.
SONO TANTI, troppi i “non ricordo”
di Vendola, e tutti su episodi
cruciali per l’accusa che gli
viene mossa. Il suo è un interrogatorio
costruito su flussi di
coscienza: “Ma lei pensa che io
potessi anche soltanto pensare
di delegittimare Assennato? Ma
Assennato per me è un eroe… è
un prototipo umano…”. E ancora:
“Mi scrivono molti bambini…
ho una discreta corrispondenza
epistolare con i
bambini… raccolgo le loro lettere
e i loro disegni… pubbli -
chiamo – se posso consegnarvelo
- questo libro ‘Sognando nuvole
banche’, con una piccola
prefazione scritta da me, che
consegnerò a Berlusconi quando
chiederemo un intervento
del Governo su Taranto e sull’Ilva…”.
Oppure: “Quest’inda -
gine mette in discussione tutto
quello che ho fatto nella mia vita…
da quando ho preso coscienza
delle problematiche
ambientali… che ho fatto a
Brindisi, a Taranto, tutte le volte
che ho dormito davanti alla centrale
di Montalto… La storia
s’incaricherà di dire che mentre
un Governo nazionale faceva
un regalo ai Riva, forse in cambio
della vicenda Alitalia, un governo
regionale cercava disperatamente
un gancio normativo
per impedire che quel decreto,
del governo Berlusconi, chiudesse
i conti con il benzo(a)pirene
nella città di Taranto…”. E
inoltre: “La prima domanda che
ho fatto a Riva è stata: ‘Lei è credente?’,
glielo chiedo perché dovremo
parlare a lungo di diritto
alla vita’”. La procura, però,
vuole risposte sugli appuntamenti
con Archinà, sugli incontri
tra quest’ultimo e Assennato,
tra i suoi funzionari e il direttore
dell’Arpa o lo stesso Archinà.
Ma è una sequenza di “non ricordo”.
Ricorda invece di essere
stato “prigioniero nell’ufficio di
Gianni Letta”, in un tavolo tecnico
a Palazzo Chigi
il fatto quotidiano 7 marzo 2014
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