martedì 3 dicembre 2013

Latina e la classifica della qualità della vita Una disfatta culturale e politica che ha finito per affondare anche economia e sviluppo Senza sogni da inseguire

Latina Editoriale Oggi 3 dicembre 2013 Vinti dall’assenza di progettualità e dalla mancanza di obiettivi Il capoluogo non è più il centro propulsore del territorio DI ALESSANDRO PANIGUTTI Non c’è granché di nuovo rispetto al passato, ed è probabilmente questa la nota dolente, la cifra dell’assenza pressoché totale di uno sforzo corale di programmazione, di un disegno cui tendere per cercare di riportare il territorio pontino qualche gradino più in su nella scala della vivibilità e della qualità della vita. Del resto la nostra è una provincia acefala, oggi priva di un centro coordinatore e di rappresentanza che di norma dovrebbe spettare alla città capoluogo, sede d el l ’amministrazione provinciale, ma che di fatto da diversi anni ormai sconta una sorta di «delega naturale » che ha trasferito altrove i centri decisionali e di potere. Anziché concentrare gli sforzi attorno ad un centro forte di coordinamento, la politica ha finito per dividere il territorio in sezioni che somigliano a camere stagne piuttosto che avamposti capaci di fornire idee e proposte per un disegno di crescita globale. Il nord della provincia è un’isola che le correnti stanno progressivamente trascinando verso Roma anziché avvicinarla al resto del sistema socio produttivo pontino. La città capoluogo, perduto il ruolo di leadership sul territorio, naviga a vista e stenta ad individuare l’approdo di una rinnovata identità e capacità di rappresentare il punto di riferimento della provincia. L’asse si è decisamente spostato a sud, da dove provengono le figure che nell’ultimo decennio hanno saputo prendere il sopravvento sul resto della nomenklatura politica locale: Fazzone, Forte e Cusani sono stati, almeno fino a ieri, i protagonisti della vita politica dell’intera provincia, sono stati loro a dettare l’agen - da delle priorità nelle amministrazioni più importanti, nella sanità, nelle associazioni di categoria. Con i risultati poco lusinghieri che quest’ultima classifica sulla qualità della vita ci offre. La loro rappresentatività politica non è riuscita a tradursi, fuori del ristretto circolo della politica, in una leadership culturale apprezzabile. Hanno governato, ma a modo loro, senza riscuotere la condivisione delle comunità locali. E in questa distanza, sempre più marcata, sta la disfatta di questo territorio

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